Undici anni dopo l’esordio stupefacente (La psichiatra, Corbaccio, 2010), giù il cappello davanti al maestro dello psicothriller all’europea. Nel decennio successivo al debutto sulla ribalta internazionale, Wulf Dorn si ripresenta con un romanzo incalzante, L’ossessione, novità per i tipi Corbaccio (444 pagine, 19.50 euro, in distribuzione dai primi di giugno).
Già logopedista impegnato nella riabilitazione al linguaggio di pazienti psichiatrici, il narratore del lato oscuro della psichiatria conferma la mano più che felice nel conduttore trame basate su comportamenti turbati e devianti. Sempre efficaci i suoi finali sorprendenti. Imprevedibili, dinamici e anche psicodinamici. L’aggettivo banale è bandito dalla scrittura del narratore tedesco.
“È per voi, fedeli lettrici e lettori. Torniamo laddove tutto è cominciato”.
Dorn ha personalizzato la nuova produzione con una dedica e alla fine si commiata con una franca postfazione.
L’ossessione di Wulf Dorn: i personaggi
Con Dorn torna anche il suo originale protagonista, uno che le turbe mentali dovrebbe curarle invece d’esserne sopraffatto, ex psichiatra sospeso dall’esercizio della professione, Mark Behrendt, generoso ma drammaticamente perseguitato (dalla sfortuna e da più di un malintenzionato).
Per chi ha letto e apprezzato La psichiatra, sarà gradito sapere che nel nuovo si riaffaccia anche Ellen Roth. Il finale del romanzo d’esordio aveva lasciato aperto un seguito per lei e Lara Baumann, anche se a lungo Wulf Dorn non si è sentito pronto a offrirlo al suo pubblico.
Quanto a Mark, è già riapparso in Phobia (Corbaccio, 2013), con tutte le complicazioni dei casi affrontati e dopotutto anche del suo personale.
L’ossessione: trama del nuovo romanzo di Dorn
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Sindrome da disturbo post traumatico: incubi, manie e depressione affliggono da sette anni il dottor Behrendt, da quando Tania gli è stata investita deliberatamente accanto, straziata e uccisa da uno sconosciuto che l’aveva apostrofato “Ehi, dottore!”, prima di schiacciare l’acceleratore della vettura e travolgerla.
Un anno dopo, si era illuso di aver superato il trauma ed elaborato la tragica scomparsa della sua donna, ma un messaggio sinistro dello sconosciuto l’aveva ricacciato nell’incubo. In un biglietto, lo ammoniva che trasferirsi da Francoforte per ricominciare da capo non sarebbe servito: tra loro non era ancora finita.
Si era rifugiato nell’alcol, come se annegarci potesse cambiare quanto accaduto, visto che non riusciva a cancellarlo. Da un anno però riesce a tenere lontana la bottiglia, con grande sforzo. Ma resta sul crinale, non si considera un ex alcolista, solo un alcolizzato che non beve.
Deve resistere, è in debito con Doreen, una nuova amica, più grande di lui, che ha fatto di tutto negli ultimi tempi per spingerlo a compiere l’unica decisione giusta dopo avere scoperto di non poter proseguire sulla strada scelta: imboccarne un’altra. L’ha conosciuta nel gruppo di recupero frequentato insieme. Esce anche lei da una pesante dipendenza da superalcolici, per una vicenda personale dolorosa.
Doreen l’ha invitato a cena a casa sua, proprio la sera dell’anniversario, il 22 ottobre: antipasti italiani e acqua minerale delle sorgenti lombarde.
Quando sentono suonare la porta, è convinta che sia l’anziano vicino in vena di chiacchiere, ma quello che accade riporta Mark in un nuovo incubo.
L’amica torna dall’ingresso barcollando, con gli occhi sbarrati. Gli sviene davanti. Solo il tempo di sorreggerla e notare una minuscola puntura sul collo, con una goccia di sangue, prima di percepire un movimento alle spalle, ricevere un pugno violento alla tempia e crollare per terra. Un cocktail di anestetico e ansiolitico: Beherendt è fuori conoscenza per un po’, Doreen rapita.
Riceve una telefonata, da numero sconosciuto: “Ehi, dottore!”, quelle parole, identiche. Una voce maschile lo invita a comportarsi bene, per scongiurare altri “danni collaterali”. Lo impegna a rintracciare qualcuno se vuole salvare Doreen. Ha un tempo, limitato: due giorni, nove ore e ventitré minuti, scaduti i quali senza risultato la donna verrà uccisa. Una traccia per trovare quello che il crudele interlocutore pretende? Nessuna, a parte la chiave di un’automobile che gli ha infilato in tasca.
È una vera caccia al tesoro quella che impegna Mark, indizio dopo indizio: auto, navigatore già impostato verso una destinazione, hotel antiquato con camera prenotata a suo nome. Una presenza nel passato in quella stanza, un ospite dell’albergo, lo riporta alla Waldkinik di Fahlenberg, dove tutto ha avuto inizio nel primo romanzo, un decennio prima: Ellen Roth, il compagno Chris, Lara Baumann e il suo “uomo nero”, tutta quella storia pazzesca.
Perché leggere L’ossessione
Ma ora basta con gli spoiler, è giusto cacciarsi nel vortice di Dorn, perché già solo uscire di casa con in mano le chiavi di un’auto ignota da trovare in giro è un’avventura raccontata magistralmente da quel genio di Wulf. Figurarsi il resto, in un romanzo nel quale le svolte della trama sembrano divaricarsi, ma sono tornanti che portano verso la stessa destinazione finale. Che bravo il nostro scrittore tedesco preferito.
Recensione del libro
L’ossessione
di Wulf Dorn
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ossessione: Wulf Dorn in libreria con un nuovo psicothriller, undici anni dopo “La psichiatra”
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