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Recensioni di libri

Novantotto. Un secolo di storie familiari di Valerio Cervetti

Epika Edizioni, 2021 – La storia del Novecento e di un mondo intero ch’è cambiato più volte, raccontata da un nonno al nipotino, attraverso le vicende dei propri nonni, per lasciargli una traccia del percorso e del vissuto familiare.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 28-01-2022
Novantotto. Un secolo di storie familiari

Novantotto. Un secolo di storie familiari

  • Autore: Valerio Cervetti
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2021

“Si chiamava febbre spagnola, un brutto virus che assomigliava tanto a qualcosa che colpisce anche oggi”.

E colpisce anche l’attenzione dei lettori, tra i tanti eventi collettivi nei cento anni di storia, 1898-1998, raccontati da Valerio Cervetti nel romanzo biografico-autobiografico Novantotto. Un secolo di storie familiari, pubblicato a luglio da Epika Edizioni di Valsamoggia (Bologna, 2021, 243 pagine).

Autorità in campo archivistico in Emilia e ricercatore di storia locale e musicale parmense, ma soprattutto nonno orgoglioso di un bel nipotino, Cervetti ha trovato ispirazione nella nascita di Manuel per ricostruire i cambiamenti generali nell’arco di un secolo, attraverso le vicende di tre proprie generazioni. Sono i “malcontenti” e i “marginali”, gli emigrati di ritorno (“uccelli di passo") e i resistenti a vario titolo, che hanno agito le vicende nazionali e le testimoniano. Tutto questo grazie a Valerio — figlio di Gianni e Bruna, padre di Irene, nonno di Manuel e a sua volta nipote di Giuseppe e Celideo — capace di scavare in archivi, tomi, raccolte di atti e di scrivere con un prosa oggettiva, che ispira rispetto e trasuda affetto.

Storia familiare lungo il corso del secolo breve. Storia privata ma non oscurata da una privacy malintesa. Storia esemplare che diventa lo specchio della storia di tutti, in questo periodo intenso, avviato con i moti di Parma nel 1898 e chiuso nel 1998 a prima Repubblica estinta, dopo il crollo dei partiti in Italia e alla vigilia della caduta di muri e cortine nell’Europa centrale. Riflette le vicende collettive di tutti gli italiani: emigrazione, Grande Guerra, epidemia di spagnola, fascismo, seconda guerra, resistenza, ricostruzione, boom economico, opposti estremismi, riflusso negli anni Ottanta. E riprende le vicende politiche, dall’affermazione delle idee socialiste e progressiste all’ascesa, compromesso e tramonto del Partito Comunista Italiano.

Mentre si avvicinava il Novecento, nel nostro Paese si protestava per il pane e la fame, quando Celideo Ferrari è andato a vivere da Moletolo a Parma. Aveva solo quattordici anni e tanta voglia di mettersi alle spalle la miseria, il lavoro avaro nei campi e la vita contadina, la stessa da secoli: povertà, bracciantato, scala sociale bloccata. Il ragazzo ha la passione per la luce: crede nell’illuminazione, quella delle coscienze con il Socialismo e quella delle case, strade e fabbriche, con l’energia elettrica. Lavorerà nell’azienda elettrica a Parma, mantenendo la moglie Rosina e i figli, tra cui Bruna, provvedendo anche alla famiglia d’origine, madre vedova, fratello problematico, sorelle in età da marito. Lui socialista, nel ventennio fascista, Parma, Oltretorrente... Potete immaginare.

1905: in un’altra parte dell’Emilia, nel Modenese, a sedici anni Giuseppe Cervetti lascia Cargedolo di Frassinoro ed emigra negli USA, col padre e uno zio. Dopo due anni di lavoro ed esperienze, tornano in Patria e cercano di ripartire. Si innamora di Brigida-Cesira, anche lei emigrata di ritorno dall’Argentina. Dal matrimonio nasce il primogenito Ildebrando, chiamato Primo e arriverà anche Giovanni, per tutti Gianni.
Diversamente da Celideo, che svolge un lavoro tanto importante per l’economia del Paese da essere militarizzato ed esente dal fronte, Giuseppe è richiamato nei bersaglieri. Ha la quinta elementare e può cucire sull’uniforme i gradi fino a sergente maggiore. La Grande Guerra se la fa tutta, fino alla fine, lasciando sola la moglie con cui aveva appena avviato una vita in comune e perdendo i primi anni di vita del primo bambino.

L’armistizio del 4 novembre 1918 chiude le ostilità, ma la gente continua a combattere nel mondo: dopo un conflitto divampato per quattro anni e più, costato dieci milioni di morti è arrivato un altro nemico, subdolo, invisibile, mortale, la febbre spagnola, che di vittime ne fece trenta, forse cinquanta milioni in giro per il pianeta, scrive Cervetti.

Se Celideo e Rosina avevano dato il loro contributo con la perdita in età neonatale dei primi tre figli negli anni prebellici, Giuseppe e Cesira non sfuggono. Il vecchio papà di Giovanni — vecchio per dire, sessantuno anni — e la sorella Matilde muoiono nei primi mesi del 1919, di spagnola, alla terza ondata. Non erano malnutriti, né sembra avessero patologie pregresse. Rientrano nel mezzo milione circa di morti in Italia per l’epidemia.
Via così, si entra nel vivo della storia d’Italia... Con un’esperienza in America per Valerio, che lo fa sentire tanto vicino al nonno Cervetti.

Il nostro superarchivista e sensibile autore scrive (confessa) di avere voluto raccontare al nipote Manuel e “sotto sotto, anche alla sua mamma”, la vita di due famiglie umili che si sono incontrate un po’ fortuitamente, come accade quasi sempre. Lo ha fatto “per capire la storia che ci accompagna nel tempo e nello spazio”. La vita, dice, somiglia all’acqua di un fiume, che scorre dalla sorgente e va verso il mare, dove si perderà nella vastità. Lungo il percorso incontra sassi, ostacoli. È impetuoso all’inizio, poi scorre più lento. A volte si impantana, altre s’ingrossa per le piogge, ma va sempre avanti. “Potrà anche straripare, talora”.
Un progetto portato perfettamente a termine: raccontare i cambiamenti di un mondo che prima del Novecento non era mai cambiato tante volte e tanto rapidamente.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Novantotto. Un secolo di storie familiari

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