Noia terminale
- Autore: Suzuki Izumi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Add editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Ho conosciuto la stupefazione attraverso le guerre stellari di George Lucas e – di contro – attraverso gli ecumenici incontri ravvicinati di Steven Spielberg. Ero ragazzo nella coda degli anni Settanta e la sospensione di incredulità mi era consustanziale per via dell’età, mi piace pensare. Adesso girovago abbastanza dalle parti di una fantascienza sociale, manifestazione iperbolica delle derive contemporanee: niente di più efficace per familiarizzare – riflettere, se ancora possibile - con la realtà alienata e la degenerazione plausibile del futuro. Con l’instaurarsi globale del sistema capitalista - finanche nei sedicenti sistemi di governo comunisti (Russia e Cina, in primo luogo) -, ritengo la sci-fi a sfondo sociale un riflesso attendibile dei tempi.
Il domani allucinato che si evince dei racconti che compongono Noia terminale di Suzuki Izumi (ADD Editore, 2024, traduzione dal giapponese di Ozumi Asuka) è un esempio delle lingue in cui si esprime l’estraniazione di massa di oggi.
Quelle di Suzuki Izumi (1949-1988) sono visioni di un futuro attualizzato (l’ossimoro è voluto), espresse con tratto e forma borderline, funzionalmente sospeso tra psichedelia, post-punk, e femminismo. Suzuki Izumi è stata, del resto, una figura iconica della controcultura e del femminismo e nel contempo un’apripista della fantascienza giapponese. Tea Hačić-Vlahović (autrice dell’interessante L’anima della festa), ne sintetizza lo specifico come meglio non si potrebbe:
Suzuki è una voce che arriva dal futuro, una donna di un altro mondo. Ha uno sguardo crudo sull’esistenza, che ha reso la sua vita più tormentata, ma la sua arte più pura. Questi racconti inquietano per quanto suonano familiari: colpiscono e scioccano come un cocktail ghiacciato lanciato in faccia.
E Ozumi Aruka a sua volta, nella nota biografica che chiude il volume:
Per Suzuki la quotidianità si trasforma in una fantascienza psichedelica fatta di mondi slegati da tempi e luoghi specifici, dove il confronto costante tra il familiare e l’insolito, l’umano e l’alieno, costringe a riconsiderare le convenzioni sociali e ciò che collettivamente viene concordato essere accettabile.
A volerne individuare ulteriori aspetti comuni, i racconti di Noia terminale risultano stazioni sdrucciole fanta-esistenziali, attraversando le quali i personaggi si dibattono come in un sottovuoto spinto, tra indifferenza e dipendenza, nichilismo, noia, depressione, finto-vitalismo, incomunicabilità, alienazione (di nuovo); preda di un sistema-trappola da cui non possono e non vogliono tirarsi fuori.
I racconti di Noia Terminale sono intensi e sardonici al tempo stesso, intrisi di un ontologismo contaminato col grottesco e sprazzi di speculative fiction. Storie sorrette da dialoghi ficcanti, talvolta paradossali e feroci, siano esse concentrate su futuri governati da un sistema lesbo-matriarcale (Un mondo di donne e donne) e caratterizzati dal controllo delle nascite attraverso criogenesi (cittadini estratti a caso cui viene data la possibilità di vivere nei sogni di un’altra persona (You may dream). Un futuro fluido dove i componenti dell’ultima famiglia della Terra si esercitano a comportarsi da terrestri, cambiando, se occorre, ruolo di genere (Picnic notturno); dove elettrodi impiantati nel cervello danno sollievo a individui resi afasici da noia e dipendenze da sostanze (Ricordi al Seaside Club).
La cosa più inquietante di queste sette cartoline dal futuro è la loro somiglianza con i quadri sociali asfittici del nostro presente.
Noia terminale
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