Noi
- Autore: Evgenij Ivanovič Zamjatin
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fanucci
- Anno di pubblicazione: 2021
1921-2021, cento anni esatti: quando il russo Evgenij Ivanovič Zamjatin scrive Noi, il peggio per l’Unione Sovietica deve ancora arrivare (con lo stalinismo arriverà, se non altro, a livello sociale). Non c’è da giurarci dunque che il mondo nuovo – il mondo dello Stato Unico iper-sorvegliato, descritto nel romanzo – riferisca al presente russo di allora. Più sicuro è il fatto che con Noi Evgenij Ivanovič Zamjatin getti le basi del genere distopico, incentrato sui meccanismi di controllo sociale. Un testo seminale, di cui oggi si torna a parlare grazie alla nuova edizione per la collana "Piccola Biblioteca del fantastico" Fanucci (cura e traduce dal russo Alessandro Cifariello) e un’annunciata trasposizione cinematografica.
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I temi del romanzo sono tra i più visitati dalla sci-fi a sotto-testo politico, è importante dunque tenerne a mente la collocazione temporale: Noi vanta il merito della primogenitura. Successivamente – a partire da 1984 di Orwell – è stato, come dire, un seguire-estendere-declinare la sua scia. Felice la scelta di ospitare, in appendice al volume, l’estesa recensione che proprio George Orwell scrive del libro (Libertà e felicità, pagg. 291-296):
“Nel XXVI secolo, nella visione di Zamiàtin, gli abitanti di Utopia hanno perso completamente la loro individualità tanto da essere riconosciuti solo come delle matricole. Vivono in case di vetro (questo è stato scritto prima che la televisione venisse inventata), il che consente alla polizia politica, nota come i ‘Custodi’, di sorvegliarli più facilmente. Indossano tutti uniformi identiche e un essere umano è comunemente indicato come ‘una matricola’ o una ‘unif’ (uniforme). Vivono di cibo sintetico e la loro solita ricreazione è marciare in file di quattro mentre l’inno dello Stato Unico viene trasmesso attraverso gli altoparlanti. A intervalli prestabiliti sono concesse loro le Ore Personali, per abbassare le tende dei loro appartamenti in vetro. Ovviamente non esiste il matrimonio, anche se la vita sessuale non sembra essere completamente promiscua (…)”
Eccetera eccetera.
In questo contesto di azioni e sentimenti matematici – un Sistema-Mondo di libertà-felicità-relazioni-persino copule obbligatorie – non possono mancare, e non mancano, le sacche resistenziali, con cui l’io-narrante, immatricolato con il numero D-503, in un progressivo percorso di amore e disalienazione, verrà a contatto.
Se prima, pedissequo ai dettami del “Benefattore”, scriveva (pagg. 72-73) infatti che “La libertà e il crimine sono tra loro legati in maniera indissolubile” e che “il solo modo di liberare l’uomo dai crimini è liberarlo dalla libertà”, sotto l’influenza di un’intrepida “matricola” rivoluzionaria, ne sfiderà il potere.
In tempi di dittatura inapparente – economica e telecratica – la ripubblicazione di questo romanzo va assunta come un gesto di possibile traduzione politica. Noi è un romanzo ammonitorio, tutto sta a convincersi che le realtà da fantascienza (comprese le più disturbanti) sono spesso ora e qui.
Noi
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