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Recensioni di libri

Morire è un attimo di Giorgio Ballario

Edizioni del Capricorno, 2020 – Il titolo iniziale della serie poliziesca del maggiore Morosini, che il giornalista della Stampa ambienta in una esotica collocazione eritrea, nella colonia italiana durante il fascismo.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 29-03-2021

8

Morire è un attimo

Morire è un attimo

  • Autore: Giorgio Ballario
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2020

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Il 10 marzo 1935 l’atmosfera nel porto di Massaua era ancora più agitata del solito. Dal piroscafo Genova stava per sbarcare la Compagnia di Pippo Lanzafame, con i comici, gli attori e soprattutto le ballerine, una nota di colore nella vita monotona della colonia Eritrea. Aldo Morosini ricorda così quella giornata, la prima raccontata nelle pagine del giallo in cui Giorgio Ballario lo ha fatto esordire come protagonista di inchieste poliziesche sotto il sole cocente del Corno d’Africa. Nel 2020 e per i tipi delle Edizioni del Capricorno di Torino, è tornato in circolazione Morire è un attimo. La prima indagine del maggiore Aldo Morosini nell’Africa Orientale (138 pagine), riedizione del romanzo uscito nel 2008.

Se Ballario viaggia oltre i 56 anni (è un giornalista della Stampa affetto da un’inguaribile noir-dipendenza, tanto da lettore che da autore iperattivo), l’ufficiale poco più che quarantenne è un investigatore in divisa dei Reali Carabinieri anni Trenta, nato in provincia di Padova. Dopo aver girato l’Italia per servizio, ha colto nel trasferimento coloniale la possibilità di carriera e avventura, assegnato al Comando di Massaua della Benemerita.
Al momento guarda, se non con eccitazione certamente con attenzione, verso la passerella da cui scenderà Virginia Mariani, una delle due soubrette della Compagnia tanto popolare in Italia, con lo spettacolo di successo portato in tournée ora presso gli italiani in AOI. Non gli è affatto sconosciuta: era una subrettina ventenne, nel 1925, e aveva accettato la sua corte. Allora era un giovane tenente della Compagnia Centro a Firenze, dai modi sobri e discreti. Non aveva però i soldi dell’industrialotto che le inondava il camerino di mazzi di rose. Una passioncella giovanile, com’era cominciata se n’era andata. Un amore intenso sfiorito in fretta, si va dicendo adesso, sorprendendosi a pensare fin troppo intensamente a lei.

L’incontro vede Virginia sorridente e lui piuttosto abbottonato, nell’accettare l’invito a raggiungerla nel grande albergo, per un aperitivo con gli altri della Compagnia. Il maresciallo Eusebio Barbagallo se la ride sotto i baffi, osservando il superiore, che stima molto.
Aldo raggiunge l’albergo, ma solo per un brevissimo saluto, concluso da un bacio veloce schioccato da lei sulle labbra. Il maggiore aveva perso tempo con Puricelli, un facoltoso industriale amico del segretario del partito fascista locale, che gli si era avvicinato per parlargli di un biglietto di minacce anonimo che lo ha impressionato. Morosini glielo legge negli occhi.
Quando rivede Puricelli, il corpo dell’uomo giace riverso bocconi dietro un cespuglio di gelsomino. Solo il corpo, la testa è conficcata sullo spuntone di una cancellata. Non è il primo cadavere, ma fa sempre effetto, mai quanto la ripassata che il colonnello Frangipane gli riserva.

Aldo si aspettava una lavata di capo, non la sfuriata ch’è costretto a subire. Lo accusa di non garantire la sicurezza dei connazionali, gli getta addosso le critiche, gli articoli di stampa che li accuseranno d’essere incapaci di mantenere l’ordine e far valere la legge nella colonia. Non può che replicare insistendo sul massimo impegno nelle indagini, che invece sono ferme al palo. Non sa da dove cominciare, magari dalla vedova.
Lascia il colonnello convinto che si tratta di un attentato terroristico degli abissini. A lui non sembra affatto così, invece. Con il superiore le cose non vanno bene, molto meglio con i sottoposti, il già citato Barbagallo — niente riesce a scalfirne il proverbiale buonumore — e il capace, affidabile, insostituibile sottufficiale indigeno Tesfaghi, fondamentale trait d’union con gli eritrei e la loro mentalità decisamente diversa da quella italiana.
Nella sonnolenta Asmara, a parte la Compagnia ballante Lanzafame e Virginia, che rappresentano una divagazione provvisorio purtroppo, restano come “passatempo” le ragazze di Madame Chantal. Dalle italiane bisogna tenersi alla larga, sono tutte già accompagnate e dare fastidio ad una coniugata non sarebbe politicamente corretto per un ufficiale, tanto meno eticamente accettato in un ambiente tanto piccolo e bigotto.
Le ore passate tristemente a tavola in caserma vengono compensate da qualche salto al Caffè Savoia e al ristorante Da Mario. C’è poi la “veglia del triumvirato”, una cena mensile con gli amici stretti: l’ufficiale medico Regazzoni e il prof. Morandi, che insegna lettere.
Facile immaginare che le presenze femminili fuori menù non vengano mai per nuocere, nel caldo opprimente della colonia.

I romanzi di Ballario-Morosini sono brillanti, condotti con maestria. E volete mettere l’ambientazione eritrea? È unica, irripetibile. Un giallo a tinte noir in uno scenario esotico, storicamente ben riprodotto.
C’è una trama nella trama ed è ovviamente legata all’imprenditore decapitato, ad una vecchia scimitarra, ad una foto, ad una storia.
Cosa c’è di peggio del cadavere di un italiano ucciso a Massaua? Due cadaveri, anche Bianchini, impiegato di banca. Un altro decollato.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Morire è un attimo

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