Maria Teresa Segreta
- Autore: Leone Veronese jr.
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2010
Nei libri scolastici la Storia viene studiata partendo dagli eventi, sia politici che economici. Quasi mai si studiano gli individui, resta quasi sconosciuta la psicologia dei regnanti, dei grandi capi, come pure la tradizione e l’anima dei popoli.
Nel libro smilzo ma compatto, sintetico ed esauriente Maria Teresa segreta (Luglio editore, pp. 56, 2010) lo storico e scrittore Leone Veronese jr. traccia un ritratto della sovrana rivelando il suo carattere, la tempra volitiva, l’intelligenza, l’onestà, la schiettezza, la fedeltà alla Patria, lo spirito innovativo con le riforme introdotte nella conduzione dell’impero Asburgico.
Descrive inoltre la sua straordinaria bellezza, occhi azzurri stupendi, capelli biondi con una calda nota ramata: un fascino indiscutibile prima che l’obesità, le malattie, il vaiolo ne minassero il fisico, ma non la psiche.
La giovane regnante così rispose a un cortigiano, che metteva in dubbio le sue capacità, dato che il momento era grave e l’Austria veniva attaccata militarmente da tutta l’Europa continentale:
Io sono soltanto una regina, ma ho il cuore di re!
È stata grandissima. I suoi decreti portarono a quell’avanzamento nella civiltà occidentale che poco dopo sarebbe stato raggiunto in Francia con enorme spargimento di sangue, ma in Austria accadde in modo pacifico, nonostante la guerra dei sette anni.
Ma procediamo con ordine con ordine.
Maria Teresa d’Austria nacque a Vienna nel 1717, dall’imperatore Carlo VI d’Asburgo e da Elisabetta di Brunswick-Wolfebuettel.
Fin da piccolissima, Resel (Teresina) dimostrò una spiccata indipendenza, insofferente ai vestiti da damina, scomodi e inadatti al movimento; non sopportava le rigide regole di corte, si comportava da monellaccia, faceva le linguacce, si scatenava in corse sfrenate nei corridoi del Palazzo.
A corte si diceva di lei:
È una gran simpatica peste.
A sei anni iniziò la sua istruzione. Amava dipingere ad acquerello, la musica, ballare il minuetto, cavalcare, fu sempre un’ottima cavallerizza, tirava con l’arco.
In matematica invece era un disastro, pessima la sua calligrafia e, racconta Veronese:
Parla malissimo, una specie di “esperanto” in quanto con il padre si esprime in latino, con gli insegnanti in francese, in famiglia con un dialetto viennese molto stretto.
Non c’è male, mi sembra, è la base del suo europeismo: il retroterra della madre dei popoli.
Secondo la legge, una donna in Austria non poteva regnare.
Per lei Carlo VI istituì la Prammatica Sanzione, legge che concesse il diritto al trono anche alle donne primogenite. Il diritto sarà pagato molto caro, con lunghe guerre sanguinose durate sette anni, dato che gli stati d’Europa, specie la Francia, la Baviera, la Prussia, volevano appropriarsi di vaste regioni imperiali e contestavano militarmente la legittimità al trono della donna Maria Teresa.
Nominalmente, quest’ultima non sarà davvero imperatrice, il titolo venne conferito a suo marito Francesco Stefano di Lorena, imperatore del Sacro Romano Impero, dopo la morte di Carlo VI, nel 1740. Ma fu lei a governare di fatto.
I due coniugi si amavano pazzamente; vennero fidanzati da bambini, secondo la tradizione. Resel aveva sette anni, Francesco Stefano tredici. Si scrivevano appassionate lettere d’amore: lei a quindici anni lo chiamava mio topolino; lui senza remore né vergogna, rivela l’autore:
Le racconta che la sogna e la desidera ogni notte.
Convolarono a nozze nel 1736. Presi l’uno dell’altra, fino alle ore piccole giocavano a carte, o ballavano divertendosi fino all’alba nelle osterie, travestiti da contadini. Una volta, dopo la “nottolata”, affamati, colsero un grappolo d’uva da un vigneto.
Il proprietario li sorprese e, irato, volle essere pagato. Maria Teresa e Franz non avevano un soldo; il contadino allora li rinchiuse nel pollaio, non avendoli riconosciuti.
Dove sono finiti i sovrani? Si domandavano i cortigiani nell’Ofburg, il palazzo reale. Quando vennero ritrovati, Maria Teresa pagò il contadino, estremamente confuso, lo lodò e in una pietra del luogo, ancora conservata a Vienna, fece incidere il motto:
Ciascuno faccia il proprio dovere.
I due misero al mondo sedici figli (leggenda narra che Maria Teresa partoriva in tre minuti!), compresa Maria Antonietta, divenuta regina di Francia quasi bambina, ingiustamente calunniata e ghigliottinata.
Il primogenito principe ereditario austriaco è Giuseppe, poi imperatore Giuseppe II, continuatore delle riforme materne. Tra madre e figlio si sviluppò un forte dissidio generazionale: la madre non si fidava di lui e non lo faceva partecipare alla vita politica. Durante la malattia mortale di Maria Teresa però, Giuseppe fu sempre accanto a lei amorevolmente, fino al suo ultimo respiro.
Nel 1741 la sovrana si era recata a Budapest, in Ungheria, con Giuseppe neonato. Aveva tenuto un discorso memorabile ai magiari con il bimbo in braccio, discorso non di circostanza ma scaturito dal cuore, ottenendo la loro incondizionata fedeltà contro Federico di Prussia. In seguito fu costretta ad espellere tutti gli ebrei dell’Ungheria, gesto estremo e durissimo, compiuto non per motivi razziali ma perché gli israeliti si erano schierati con i prussiani, le loro banche askenazite avevano finanziato la futura Germania contro l’Austria.
In sintesi, quattro sono state le grandissime riforme di Maria Teresa d’Austria: la creazione del catasto, per far pagare le tasse anche ai nobili e al clero.
La sovrana, religiosissima e cattolica, mai si era piegata al potere di Roma, anzi nel 1773 fece sopprimere l’ordine dei Gesuiti. Riformò l’esercito, secondo l’esempio di quello prussiano, con il rinforzo della fanteria. Riorganizzò gli ospedali, impose ai medici il lavaggio delle mani, salvando così dalla morte per infezione moltissime partorienti, con un semplice gesto di igiene.
Mise mano all’ordinamento scolastico, istituì le scuole secondarie obbligatorie per maschi e femmine fino ai 14 anni.
Al suo fianco si alternarono tre consiglieri d’eccezione: un portoghese, Don Manuel Telles de Menzes e Castro, Conte di Tarouca, che diverrà Duca di Silva. In seguito il Conte von Haugwitz, quindi il Gran Cancelliere Conte di Kaunitz.
La sovrana morì nel 1780.
La grandezza tergestina è dovuta a lei. La prosperità venne dal commercio via mare grazie al Porto Franco, che consentiva e consente agevolazioni fiscali, decretato da Carlo VI nel 1719. La figlia estese i privilegi a tutta la municipalità, la quale godette di grande libertà e autonomia d’azione finanziaria e doganale, di stoccaggio merci e ovunque magazzini per i depositi senza limiti di tempo. In pochi decenni i traffici triestini si estesero in Oriente fino a Canton; ad Istanbul il dialetto triestino sostituiva quello veneziano.
Maria Teresa d’Austria fece abbattere le antiche mura di Trieste, allargò la città con il borgo detto “teresiano” (a cui si aggiunse il borgo giuseppino, costruito da Giuseppe II); bonificò la zona delle saline; creò il porto, dotò la città dell’acquedotto, il primo dal tempo romano; fece costruire l’ospedale.
Onore a lei.
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