
Malagrazia
- Autore: Alexandro Sabetti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2025
Nel Regno di Napoli del 1644, in un’epoca dominata dall’Inquisizione, dalla superstizione e dalla ferocia del potere, una donna viene accusata di stregoneria e rinchiusa nel castello di Lagopesole. Si chiama Malagrazia Trastámara, e la sua storia – tra genealogie contese, vendette ereditarie e voci che risalgono dal sottosuolo della memoria – si intreccia con quella di due famiglie rivali, i Trastámara e gli Altamirano. Ma Malagrazia non è solo un romanzo storico: è un affondo letterario nel cuore oscuro dell’identità, un’indagine simbolica sull’eredità, sull’esilio interiore e sulla violenza tramandata. C’è una Napoli che non si lascia fotografare: scompare tra i vicoli prima che l’obiettivo metta a fuoco, si rifugia tra incubi familiari, si dissolve nella memoria delle sue pietre.
Ci sono romanzi che non raccontano una storia, ma aprono un varco. Malagrazia di Alexandro Sabetti, edito nel 2025 da Kulturjam Edizioni, è uno di questi. Non si legge: si attraversa. Un’esperienza letteraria al confine tra sogno e condanna, tra archetipo e cronaca allucinata, in cui la Napoli seicentesca — infestata da inquisitori, fantasmi e faide familiari — diventa teatro visionario di una lunga vendetta.
La protagonista, Malagrazia Trastámara, è una figura insieme mitica e dolorosamente umana. La sua voce, intrisa di furia muta e bellezza negata, ci giunge da un tempo che non è passato, ma sospeso. Accusata di stregoneria, rinchiusa e marchiata dall’odio dinastico, Malagrazia si fa simbolo di una memoria che resiste, che arde sotto la cenere del potere e del dogma. “Chi non ha ereditato un segreto, ha ereditato solo il silenzio”, sembra sussurrare ogni pagina.
Sabetti costruisce un romanzo visionario e raffinato, stratificato e ambizioso, dove genealogie maledette, ossessioni esoteriche e pagine di alta tensione filosofica si fondono con naturalezza. La rivalità tra Altamirano e Trastámara attraversa secoli e città, lasciando dietro di sé non tanto una trama, quanto un tessuto vivente di simboli, sogni e presagi. L’autore scrive con mano precisa, evocando l’eco di autori come Poe e Artaud, ma declinando la materia con una voce originale e necessaria. In Malagrazia convivono la rabbia dei sommersi e l’incanto dei non allineati, in un equilibrio precario tra condanna e resurrezione. Ed è un libro che sfida chi lo legge a immergersi completamente nell’atmosfera liquida e visionaria, in un affresco potente di un tempo lontano, senza parallelismi o fughe in avanti. Quel che si legge è. Forse.

Malagrazia
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