Autore nito103/Depositphotos.com
In occasione della Giornata mondiale del Libro vi portiamo in un tour letterario per le strade di Lisbona, la capitale del Portogallo.
Tutto ha inizio da una parola in italiano intraducibile: saudade. Per comprendere cos’è la saudade dovete andare a Lisbona e perdervi nei suoi colori azzurro e oro, nella vastità splendente di un cielo nitido che il sole colora con i suoi raggi nell’affascinante “visione da sogno” descritta da Fernando Pessoa.
Lisbona è Pessoa, che ormai abita la città in ogni angolo: nel nome di una via, nella forma di una statua o nei libri esposti nelle vetrine di tutte le librerie. Il suo volto, i suoi iconici occhiali, ormai sono stampati in ogni angolo e venduti alla stregua di souvenir al pari degli azuelejos, dei galli e del sughero. Ah, Lisbona, mio faro! scriveva il poeta nel suo Libro dell’Inquietudine (Livro do desassossego in portoghese, Ndr), pubblicato postumo e considerato il suo capolavoro. Un libro strano, frammentato, incompiuto, dove le parole prendono la stessa forma contorta e disarmata della coscienza. Potete leggerlo senza continuità, sfogliandolo o aprendo una pagina a caso cercando la frase che più vi rassomiglia mentre vagate per le strade di Lisbona, respirando l’aria che il poeta descrive, ascoltando la melodia del fado, osservando il sole che sorge e tramonta in un gioco evanescente di luce.
Perché vi proponiamo un tour letterario proprio nella capitale del Portogallo? Perché Lisbona è considerata la città con il maggior numero di librerie, tra cui troviamo la Livraria Bertrand, la più antica del mondo. Le librerie sono tante, talvolta antiche e atipiche, ma a essere pervasiva è la presenza dei grandi scrittori, ai quali la città rende omaggio con monumenti e statue. Del resto, ognuno di loro ha raccontato la propria saudade: che non è solo una forma di nostalgia, come molti la traducono, ma una forma di solitudine esistenziale, non per forza dolorosa, talvolta persino dolce, come la luce che si scioglie lenta in vibrazioni dorate sulle facciate vivaci delle case di Lisbona.
Lisbona: da Chiado a casa Pessoa
Qualsiasi guida turistica abbiate tra le mani vi troverete almeno un paragrafo dedicato a “The City of The Writers”, come viene proposta agli stranieri, la città degli scrittori. I portoghesi vanno molto orgogliosi dei loro scrittori; lo dimostrano le statue sparse tra le vie della città, molte sono dedicate a scrittori, poeti, commediografi. Il quartiere più emblematico è Chiado, che ospita le librerie più famose, la casa di Fernando Pessoa e la statua di un ometto vestito poveramente, con un cappello da pittore calcato in testa, che scopriamo essere António Ribeiro Chiado, come recita la didascalia: “poeta portoghese del secolo XVI”. Chiado fu un poeta satirico e commediografo dalla vita sregolata, pare fosse fuggito da un’esistenza monastica per raggiungere Lisbona dove si dedicò ai vizi, ai piaceri e all’arte. In portoghese la parola “Chiado” significa “astuto”, ma anche “malizioso”: difficile stabilire se fosse nato prima il quartiere o il nomignolo affibbiato al poeta portoghese. Sta di fatto che António Ribeiro veniva chiamato “O’ Chiado” per definire la personalità stravagante e poi quel nome diventò il quartiere - o forse il quartiere in cui abitò a lungo diventò il suo nome, chissà.
Oggi la sua statua troneggia nel cuore pulsante di Lisbona, il quartiere del Bairro Alto sede di librerie e teatri, dove oggi si trovano i caffè e i ristoranti più eleganti della capitale. Un quartiere nuovo, come potrete osservare passeggiando, diverso da Alfama, la parte antica di Lisbona: la verità è che la maggior parte degli edifici di Chiado furono interamente ricostruiti dopo l’incendio che lo devastò nel 1988. Cammina cammina arriverete a Praca Luís de Camões dove troverete un’altra statua monumentale: un condottiero? Un re? Un imperatore? Niente affatto, si tratta del grande poeta portoghese cui la piazza è intitolata: Luís de Camões, lo stesso che scrisse i versi scolpiti sulla mastondica stele di Cabo da Roca, il punto più occidentale del Continente Europeo: “Aqui... Onde a terra se acaba e o mar começa”, qui dove la terra finisce e il mare comincia.
Il capolavoro di Camões è il poema epico in ottave Os Lusíadas, dedicato a Vasco da Gama, che pare fosse stato ispirato proprio da un naufragio in mare dal quale il poeta miracolosamente si salvò.
Dopo aver conosciuto Chiado e Camões è giunto il momento di rendere omaggio a Fernando Pessoa, la cui casa natale si trova proprio a Chiado, in una zona molto intima e nascosta del quartiere vicino a una piazzetta contornata da un’aiuola. Proprio qui ci troviamo dinnanzi a un palazzo oggi decorato con artistiche iscrizioni che omaggiano la poesia: è Largo de São Carlos, dove il 13 giugno 1888 nacque Fernando Pessoa nel giorno della festa di Sant’Antonio, il patrono della città.
Casa Pessoa a Lisbona
Casa Pessoa, in Rua Coelho da Rocha n° 16 a Lisbona, oggi è diventata un piccolo museo che comprende varie installazioni multimediali. Si avverte una sensazione quasi sacrale entrando in questo piccolo, angusto spazio dopo aver visto il nome di Pessoa nominato in ogni angolo, celebrato in ogni vetrina, in ogni caffè, come se fosse lui l’unico e incontrastato abitante della città.
Le sue frasi poi ci hanno condotto fin qui, come se fosse stato il solo narratore di Lisbona, colui che di questa città luminosa sulle sponde del Tago ha catturato l’incanto.
Appare così piccola e buia la sua abitazione in confronto ai colori vividi e abbaglianti dell’esterno; ma forse l’effetto è voluto. Tra i vari oggetti esposti nelle teche di vetro commuovono soprattutto i suoi occhiali, un oggetto di uso così ordinario: sono presenti in varie montature, sono piccoli e tondi, sembrano ancora perfettamente intatti. Leggenda narra che una delle ultime frasi pronunciate dal poeta in punto di morte fosse proprio: “Datemi i miei occhiali”. Il vero mondo di Pessoa è custodito in quella burrasca interiore che è Il Libro dell’Inquietudine, lo sappiamo, questa piccola casa è solo il tempio delle sue spoglie mortali: vi troviamo le sue foto da bambino, il ritratto di sua madre che lo stringe in braccio a pochi mesi, le sue pagelle e i diplomi, i suoi scritti vergati a mano, persino un giornalino redatto con i compagni ai tempi di scuola. Aveva sempre voluto scrivere, lo testimonia ogni fase della sua vita: dalle poesie redatte da bambino, in cui già si firmava con uno dei suoi eteronimi, ai pezzi giornalistici, ai racconti, sino alle lettere d’amore a Ophélia. Troviamo la sua scrittura persino ai margini dei libri che leggeva: prima che lettore Pessoa era scrittore, non poteva fare a meno di scrivere, annotare, commentare. Nella sua casa natale troviamo una perfetta ricostruzione della sua ampia biblioteca, tutti i libri letti nel corso della sua vita, libri che puntualmente annotava: tra le letture figurano Shakespeare, Dante, Walt Whitman e Yeats. Pessoa amava gli inglesi, scrisse in inglese la maggior parte delle sue poesie.
L’ultima sezione di casa Pessoa è dedicata alla narrazione dei suoi eteronimi: Álvaro de Campos, Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Bernardo Soares. Di ciascuno ci viene fornito un ritratto inedito, ci vengono persino presentate le carte astrali di ogni eteronimo. Eppure è difficile stabilire dove finisse la vita di Pessoa e dove iniziasse la loro. La fine della vita di Pessoa ci viene testimoniata da una frase, piccola e quasi illeggibile, scritta con tratto sottile il giorno prima della sua morte: “I don’t know what tomorrow will bring”. Non so cosa porterà il domani. La frase è scritta in cima alla pagina, il resto del foglio è intonso, come se fosse ancora da scrivere. Poco distante troviamo la testimonianza di una prova di scrittura di Pessoa: un giorno disse di aver scritto ininterrottamente pagine e pagine e di essere stato colto da una specie di illuminazione. Sentiva di essere arrivato nel mezzo di qualcosa. Forse è la testimonianza più autentica che troviamo ancora vibrante tra queste mura.
Mentre ci dirigiamo verso l’uscita un labirinto di specchi ci interroga per un momento: “Quantos sou?” Sotto la traduzione in inglese: How many am I? letteralmente “Quante (persone) sono io?”, difficile dirlo. Ce ne andiamo con la consapevolezza, riflessa nella pluralità degli specchi, che nessuno sia uno soltanto. Ognuno di noi è una sola moltitudine.
Da Pereira a Ricardo Reis: un tour da Alfama a Belém
Usciamo dunque e torniamo a vagare nel sole. Andiamo ora alla ricerca dei personaggi inventati che nacquero - e morirono - tra le vie di Lisbona: Pereira, creato dalla penna di Antonio Tabucchi, e Ricardo Reis.
Per incontrare Pereira dobbiamo andare nel quartiere antico dell’Alfama, in Rua da Saudade 22, dove secondo la narrazione abita l’anziano giornalista che, in un bel mattino d’estate, si mette a pensare alla morte.
Ricardo Reis è invece il nome dell’unico eteronimo di Fernando Pessoa a non avere una data di morte. A farlo morire ci pensò il Nobel José Saramago ne L’anno della morte di Ricardo Reis, scritto in occasione dei cinquant’anni dalla morte di Pessoa. Dunque andiamo da Ricardo Reis a Praça da Figueira (letteralmente la Piazza sull’albero di fico, Ndr) con vista sul castello di São Jorge. Ricardo Reis nel libro di Saramago si reca a rendere omaggio alla tomba del suo creatore, Fernando Pessoa. Torniamo dunque all’inizio: tutta Lisbona è Fernando Pessoa, è pervasa della sua inquietudine, della sua struggente saudade.
Tempo fa la tomba di Pessoa era custodita nel Cemitério dos Prazeres, nel cimitero “dei piaceri”, poco distante dalla sua ultima abitazione. In occasione del centenario è stata spostata nel Mosteiro dos Jerónimos, nel quartiere di Belém, sulla foce del fiume Tago, dedicato ai grandi esploratori del mare.
Ed è qui che finisce il nostro viaggio, sull’iscrizione della tomba di Pessoa (1888-1935) che reca la firma del suo eteronimo “Ricardo Reis” e una data “14.2.1933”, una lastra in marmo che recita così:
Per essere grande, sii intero:
niente di te esagera o escludi.
Sii completo in ogni cosa. Poni
quanto sei
nel minimo che fai.
Così in ogni lago la luna intera
splende, perché alta vive.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lisbona, un tour letterario della città sulle tracce di Pessoa: da Chiado a Belém
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Curiosità per amanti dei libri Fernando Pessoa Letteratura di viaggio Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore
Lascia il tuo commento