Leonardo David. La leggenda del ragazzino campione
- Autore: Riccardo Crovetti
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2021
Due cadute sulla neve hanno tragicamente spezzato la vita di un fuoriclasse certo, appena diciottenne, dello sci italiano e mondiale. Uno scrittore di sport racconta la storia che Leo non ha potuto scrivere. Mancavano poche decine di metri alla conclusione della discesa preolimpica di Lake Placid, il 3 marzo 1979, quando il campioncino esile della squadra azzurra cadde inforcando gli sci quasi in piano, batté la testa e scivolò passando a terra anche la linea del traguardo. Nessuno immaginava la tragedia che stava abbattersi su quel biondino valdostano e la sua famiglia. Oltre quarant’anni dopo, il modenese Riccardo Crovetti è riuscito a proporla con sensibilità, rispetto e non senza un velo di commozione, nel libro Leonardo David. La leggenda del ragazzino campione, pubblicato da Mursia in questo 2021 (238 pagine, con 2 inserti fotografici in bianco e nero).
Era bello Leo, un angelo con i ricci biondi e l’aspetto sbarazzino che nascondeva a prima vista il carattere volitivo e la stoffa da campione tra i più grandi. Erano bastati pochi mesi per farsi notare ai grandi livelli: facile pronosticare un avvenire luminoso per quello sciatore appena spuntato tra i protagonisti di uno sport allora in grande crescita, spinto dalle dirette di Coppa del Mondo, entrate stabilmente nei circuiti televisivi accanto alle riprese di Mondiali e Olimpiadi Invernali.
Un fuoriclasse ancora piccolino, ha scritto solo poche pagine della storia dello sci agonistico ma sono indimenticabili. In parte continua a scriverle, perché oggi è diventata norma la sua tecnica innovativa che aveva stupito tutti, con gli sci larghi e piatti sulla pista. Li faceva scorrere il più possibile sul pendio scosceso senza creare attriti, prese di spigolo, rallentamenti e sempre per rubare centesimi al cronometro, che decide vittorie e piazzamenti nelle discipline del Circo Bianco.
Era solo un avventizio dalla Nazionale italiana di sci quando vinse lo slalom di Coppa del Mondo a Holmenkollen, nei pressi di Oslo. Era felicissimo, aveva battuto un campione come Phil Mahre e sul podio era più in alto di un mito come Ingemar Stenmark. Nella prima manche, lo svedese aveva probabilmente inforcato e non era stato sanzionato, ma Leo aveva chiesto ai dirigenti italiani di non opporre reclamo, perché vincere sul campionissimo avrebbe dato più risalto al suo successo. Il reclamo venne comunque proposto e respinto, ma la seconda manche strepitosa del ragazzino costrinse Stenmark a occupare il secondo posto, per pochi centesimi di distacco. Era nata una stella dello sci mondiale, era chiaro vedendo scendere un fuscello leggero che attaccava ogni ostacolo con grinta, senza risparmiare fatica e rischi.
Crovetti racconta la storia di un campione che aveva dimostrato di poterlo diventare, ma fatalmente non ha mai potuto compiere la sua carriera, meritata ma drammaticamente perduta, da lui, dalla famiglia (il papà Davide, altro campione ai suoi tempi, è morto nel 2020), dallo sport italiano e dalla Valanga Azzurra, il team dello sci tricolore più vincente di tutti i tempi, che David avrebbe risospinto dopo i successi di Gustav Thoeni & C. Un omaggio alla memoria di un ragazzo dotato, brillante, di grande personalità, di grandissimo talento, uno sciatore polivalente (dote che gli avrebbe regalato tante vittorie), con capacità atletiche e qualità tecniche innate, una promessa fin da giovanissimo. Compagni avversari e riconoscono che era più forte di loro.
Il 27 settembre 1960 la nascita a Gressoney-Saint Jean, in Valle D’Aosta. A 5 anni la prima competizione. Nel 1975 in Nazionale C, il tecnico Stefano Dalmasso lo ricorda sveglio, molto determinato, metteva tutto se stesso in quello che faceva, voleva arrivare, si capiva subito il valore fuori della media. Sempre nel 1975 la prima gara in Coppa Europa. Primavera 1977 Squadra B. 13 dicembre 1977 l’esordio in Coppa del Mondo, Slalom di Madonna di Campiglio, fuori nella prima manche. Primo piazzamento tre giorni dopo, nono nello Speciale vinto da Pierino Gros.
A 17 anni, nel 1978, conquista la Coppa Europa, quinto italiano di sempre, atleta di maggior talento dopo Thoeni secondo Mario Cotelli, il papà della Valanga Azzurra (12 ori olimpici, 51 vittorie in Coppa del Mondo, 5 coppe di cristallo, 6 di specialità, 5 Coppe Europa). Le prestazioni nel Circo Bianco diventano subito impressionanti: è il più giovane ma trascina i compagni di squadra.
Il 16 febbraio 1979, cattive condizioni meteo ostacolano la sua discesa libera sulla pista delle Tofane, a Cortina. Cade a 80 all’ora, scivola sulla neve ghiacciata battendo più volte la testa, tanto da perdere il casco. Non esce bene dall’episodio, accusa malesseri vari. Viene sottoposto ad accertamenti, non risultano danni, ma la sintomatologia continua a disturbarlo, si allena poco e male.
Preolimpica di Lake Placid, 3 marzo, lo iscrivono alla discesa. Gros lo sconsiglia di disputare la prova, Leo scende. A poco dal traguardo altra caduta. Sembra niente di che, si rialza, toglie casco e occhiali, qualche passo, nessuna parola, crolla a terra davanti a Pierino. I soccorsi non sono solleciti, ignorando il precedente la gravità viene sottovalutata: emorragia cerebrale. Leonardo torna in Italia senza avere ripreso i sensi. Resterà in coma neurovegetativo, nonostante gli interventi tentati, fino alla morte, il 27 febbraio 1985, a 24 anni, per un probabile ictus.
Il giornalista sportivo Massimo Di Marco e la campionessa e amica stretta di Leo Ninna Quario lo ricordano con affetto. Il papà diceva che quando erano arrivati i successi e la notorietà Leo non si era montato la testa, era rimasto quello di sempre: un potenziale fuoriclasse, con quella sua sciata innovativa.
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