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Recensioni di libri

Le distrazioni del viaggio di Annalisa Ciampalini

Samuele editore, 2018 - In questa sua opera, Annalisa Ciampalini attua l’uguaglianza misteriosa e seducente tra poesia e misticismo.

Graziella Atzori Pubblicato il 06-09-2020

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Le distrazioni del viaggio

Le distrazioni del viaggio

  • Autore: Annalisa Ciampalini
  • Categoria: Poesia
  • Anno di pubblicazione: 2018

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Annalisa Ciampalini, poeta, è una mistica che tenta il ricongiungimento della parte con il Tutto, per scoprire che nella parte si disegna il Tutto come in un frattale, come in un ologramma:

“Continueremo a non vedere lo spazio / che s’incurva a non credere la conchiglia / possa raccogliere il mare.”

Amante della matematica, l’autrice ne comprende l’essenza secondo il pitagorismo, dove i numeri sono qualità, “quiddità”, attributi del Divino. Tenta l’unione della creatura con l’Assoluto trascendente e immanente nel contempo. Tenta la ricomposizione di ogni frammento (e di sé oltre sé) attraverso la poesia.
In questa sua ultima opera, Le distrazioni del viaggio (Samuele editore, 2018, p. 64) con una bella prefazione di Monica Guerra, attua l’uguaglianza misteriosa e seducente tra poesia e misticismo. È un’uguaglianza che è dolce conquista del vivere e contemplare, come è conquista la parola creatrice sgorgata dal cammino compiuto, dal viaggio - viaggio metafora della conoscenza extrasensibile, pur partendo dal sensibile, per superarlo.

L’immagine da accostare al testo, consona a queste liriche pensate “oltre il pensiero” con appercezione che è pensiero di pensiero, coscienza di pensare (la visione metafisica è di Leibniz grande matematico), è la scala di Giacobbe, in cui il patriarca vede angeli melodiosi salire e scendere. Anche le parole qui salgono e scendono, partono dal mondo e vi ritornano con crescente consapevolezza. Le distrazioni sono, in realtà, un’attenzione fortissima meditata e non sono tali. Possiamo intendere il termine “distrazione” come superamento dell’io egoico e separato, un distrarsi dalla credenza di essere altro dall’altro. Testimonia il processo conoscitivo mistico attraverso l’identificazione, l’esergo di Tomas Tranströmer che Annalisa Ciampalini sceglie come suo biglietto da visita:

“Accade, ma solo raramente, / che uno di noi veda veramente l’altro: / per un istante appare un uomo / come in fotografia, ma più chiaro / e sullo sfondo / qualcosa di più grande della sua ombra.” Poesia dal silenzio

Uscire da sé per vedersi in un altro, con empatia:

"Amo le ragazze che studiano nell’oscurità / e smaniano per una soluzione, / per il numero giusto che riempie la pagina. / Amo le loro case che le guardano / e le coperte di lana variopinta.”

Uscire da sé nel paesaggio:

"Hai imparato la pace degli alberi /e l’intesa muta col cielo. / Sai che la primavera e l’inverno / hanno forme diverse / e che ogni uomo ha un organo / devoto alle stagioni. ”

Inteso come estrinsecazione sensibile della vita “verticale”. La differenza tra contingenza “orizzontale”, i fatti, ed eternità “verticale”, la loro scaturigine, è espressa in modo plastico, scultoreo, nei versi dedicati a Roma, la città eterna ma come addormentata e inconsapevole:

"Roma arde nella luce di luglio / giace con pigrizia orizzontale, nella distrazione dissolve il suo passato. […] /Sogni di scavare in verticale, / di trovare una dimensione all’eterno”.

Nell’ultima sezione, dedicata alla notte, troviamo una comprensione del buio che cova in sé la luce, perché tutto l’esistente ha un andamento duale, è “complexio oppositorum”, unione dei contrari, secondo la visione di Eraclito, Nicola Cusano e di C. Gustav Jung:

"Devi imparare a vedere la notte / i sentieri sepolti privi di orme / chi si muove con l’oscurità del mondo”.

La notte gravida di vita di Ciampalini piacerebbe senza dubbio a Borges, il poeta cieco che volle scrivere Elogio dell’ombra.
Il viaggio quindi è la condizione del Suchender, il cercatore indimenticabile di Hermann Hesse, Siddharta, il quale scopre che “di ogni verità anche il suo contrario è vero”.

Il viaggio dell’artista, partita verso un fine, ha un andamento circolare. Ritorna lì dove sempre è stata, dove tutti siamo:

"C’è / poi chi viaggia e resta sempre allo stesso / muro - un fuoco arde nella cavità / domestica - e tiene calde le mani / in un’area popolata ed eterna.”

Siamo nella “casa dell’essere” che è la poesia, (Heidegger), nella bellezza estatica, ed è pace, sapienza fuori da ogni dogma, uno stare nel presente riconquistato. La sua grazia:

“Posare la vista / su di una piccola area di grazia / che racconta la sua forma presente.”


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le distrazioni del viaggio

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