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Recensioni di libri

Lampi nella nebbia di Gianni Farinetti

Marsilio, 2021 – Un giallo riproposto dopo vent’anni in una nuova edizione economica, uno dei primi di un romanziere piemontese pluripremiato, una storia di familiari, amici, conoscenti, relazioni allargate, eredità, rancori e amori.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 20-05-2022
Lampi nella nebbia

Lampi nella nebbia

  • Autore: Gianni Farinetti
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Marsilio
  • Anno di pubblicazione: 2021

Lampi nella notte è un titolo del romanziere piemontese Gianni Farinetti, che le edizioni Marsilio hanno riproposto a settembre 2021 nella versione tascabile della Universale economica Feltrinelli (218 pagine).

Copywriter pubblicitario, sceneggiatore, regista di cortometraggi e documentarista, Farinetti è approdato alla scrittura un quarto di secolo fa e non si è più fermato. Da quel momento e da quel giallo, Un delitto fatto in casa, ha prodotto scritti su scritti, con grande successo. Lampi nella nebbia risale in prima uscita al 2000 ed è uno dei tanti lavori dello scrittore di Bra, che si avvia ai settant’anni.

Più che azzardare una valutazione critica, può essere utile ricordare l’accoglienza riservata a questo titolo (considerato scritto validamente, ma debole nello sviluppo della trama) di un autore pluripremiato fin dall’esordio: nel 1996, anche il Grinzane-Cavour per le opere prime. Oggi si rivela un giallo comunque interessante e con gli attributi giusti, se si guarda al colpo di scena conclusivo.

La soluzione narrativa preliminare di Farinetti è particolarmente originale: non ha precedenti l’avere adottato gli annunci funebri a pagamento sui quotidiani per presentare i numerosi personaggi, le loro relazioni e i rispettivi caratteri, attraverso la lettura del necrologio e delle partecipazioni al lutto commentate da due pettegole dell’entourage narrativo.

La prima inserzione, in testa alle necrologie de “La Stampa” di Torino, informa del decesso del Cavaliere di Gran Croce Eugenio Balbiano. Chi l’ha commissionata non ha badato a spese, compreso il neretto della carica onorifica, nome, cognome e iniziali NH di nobiluomo. Per non dire dell’insolita lunghezza del testo. Rende noto che il congiunto più prossimo è la nipote Bianca Balbiano Ferraud, che il defunto era ricoverato in una clinica privata di lusso e che la fedele Barberina (portinaia factotum) gli ha prestato un’assistenza tanto preziosa da dedicarle sei parole a un tot di euro ciascuna sul giornale. La signora Ramasco ricorda all’amica Lotte che necrologi e partecipazioni evidenziano i rapporti, soprattutto quelli familiari. Basta saper leggere tra le righe, per capire se della dipartita i parenti sono veramente affranti o per niente dispiaciuti.

Seguendo la conversazione delle due affittuarie di un appartamento dello scomparso, non ci vuole molto a farsi un’idea di quello che pensano della fortunata nipote erede, donna di grande freddezza, che forse le farà sloggiare per ristrutturare la proprietà acquisita. Effettivamente il palazzo ottocentesco avrebbe bisogno d’essere rimesso su, il defunto aveva ignorato le migliorie necessarie.

Anche Jone Ramasco Ramella e Lotte Schlinkert hanno fatto pubblicare una partecipazione al lutto Balbiano, ma si accorgono con rabbia che al compositore della Stampa è scappato un refuso devastante: “Caro Eugenio sei tornato all’abbraccio del Ritorto”. Errore gravissimo e che figura! Adesso al giornale le sentiranno!
Tutto fa pensare che si tratta di un romanzo corale e che seguiremo tanti coprotagonisti. È così, infatti. Si raccoglieranno tutti per l’ultimo saluto al ricchissimo nobiluomo. Qualcuno arriverà dalla Francia, come l’amico Thibault de Joinvry, di antica aristocrazia borbone.

Bianca Balbiano mette a punto i particolari con l’impresario delle pompe funebri, confermandosi poco incline alla comunicativa e sempre determinata e sicura di sé. Taglia corto i convenevoli dell’uomo, alzando una mano guantata a stopparli e quello la guarda andare via, “bella e...”, anzi, “molto bella e molto...”. I personaggi si mettono in mostra, secondo il carattere e le relazioni interpersonali che li hanno legati al defunto Cavaliere, parente o amico. Convergono su Torino uno/a dopo l’altro/a, se non sono già nella città, immersa nella nebbia a fine gennaio. Giorni freddissimi della merla, una nebbia strana, mai vista.

Si passa da una serata di gala nel Teatro Regio dell’Opera. Abiti eleganti ed eccentriche mondanità, per una rappresentazione della Traviata di Giuseppe Verdi, prima dell’appuntamento alle 11 del 30 gennaio, per le esequie nella chiesa di San Massimo.
Eccoli arrivare, Jone Ramasco, Nini Guarienti e la nipote Silvia, il conte di Lavriano, l’architetto Weiss, il gallerista Dalmaviva, politici importanti e prestigiosi pubblici amministratori, Thibault, gli amici di Eugenio. Don Destefanis conclude l’ufficio sacro, il carro si allontana, seguito da un piccolo corteo d’auto. Ma in tutto questo, Bianca non si è vista.

Il marito o ex marito Laurent Ferraud si è allontanato dopo la messa, lei assente. Non c’era prima, né durante, né dopo. La chiamano, ma risponde solo la segreteria telefonica. A casa tutto è in ordine, agli occhi di Laurent. È andato a cercare “i disegni”. Dove li avrà nascosti “quella”?
È un giallo, ma occhio a quello che scrive Farinetti:

“Gli amori hanno infinite possibilità... Non tutti a volte sono tragici, danno la vita e possono toglierla... L’amore è un mistero, che non va svelato, ma accettato per quello che è”.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lampi nella nebbia

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