La ragazza che va in sposa
- Autore: Tiziana Lo Porto
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Per le edizioni Sartoria Utopia è recentemente uscito il volume di versi, già alla terza ristampa, La ragazza che va in sposa di Tiziana Lo Porto (Bolzano 1972).
Originale come la casa editrice che lo ospita e come il titolo che gli è stato assegnato, il libro consta di un’ottantina di composizioni: un antiretorico canzoniere sentimentale raccontato a volte con una leggerezza che ha ancora qualcosa di adolescenziale, a volte con amara disillusione.
L’understatement autoironico con cui l’autrice innamorata finge di non esserlo (spiazzante nel tergiversare, nel negare coinvolgimenti eccessivi, nell’inventare distrazioni improbabili), viene poi confutato da sommesse richieste di rispondenza affettiva, mai petulante o ricattatoria, comunque femminilmente giustificata:
“scrivimi / ogni / tanto”, “sto scrivendo / vuoi vedermi? / vuoi vedermi?”
Eppure, il gioco intestardito di negazione persiste, nonostante l’evidenza del bluff:
“ti guardo e penso / io non ti avrei mai lasciato / ti guardo e penso / non voglio tornare con te / nel frattempo parliamo d’altro”, “se non scrivi / io smetto di desiderare le tue lettere”, “per coprire la distanza / tra me che dico ti amo / e tu che dici no!”
Si prende in giro, Tiziana Lo Porto, raccontando di sé che interroga l’i ching per trovare risposte sul futuro (e cosa significherà mai la profezia sulla ragazza cha va in sposa?), che cammina senza meta scattando fotografie ai gabbiani, inanellando pensieri vaghi e fluttuanti, per non pensare e soprattutto non confessare la propria sofferenza. Un pudore mascherato di levità anche quando parla del privato più privato: i cari defunti, le cicatrici, la malattia.
Fiduciosa nell’esistenza cui si affida, perché esistono comunque piccole gioie e grandi consolazioni, come in Cose da venerare:
me / il mio amato / i musei / gli orti botanici / emily dickinson / george harrison / bob dylan / ludovico ariosto / la costruzione di una poesia / gli dèi – tutti / i morti.
Altri nomi di riferimento spuntano qua e là nei versi: Werner Herzog, Sylvia Plath, William S. Burroughs. Amici di carta o di celluloide, con cui confrontarsi e magari passeggiare tra presenze concrete o inverosimili:
cammino per le strade di new york / william s. burroughs è al mio fianco / gli altri non lo vedono / nemmeno io lo vedo ma so che c’è / quando vediamo un gatto ci fermiamo / guardalo negli occhi dice lui / guardo il gatto negli occhi / è tuo padre? Domanda / no rispondo / è qualcuno che conosci? / no mai visto dico / lasciamo andare il gatto e riprendiamo a camminare / vorrei fargli delle domande / vorrei chiedergli cose della scrittura e della vita / vorrei chiedergli questa storia dei gatti / tua moglie si è davvero reincarnata in un gatto? / anch’io diventerò gatto? / ma è sempre così serio e allora sto zitta.
Tiziana Lo Porto vive e lavora come traduttrice tra Roma e New York e dell’atmosfera americana ha respirato con naturalezza suoni e immagini, intuibili nello sfondo ambientale e nello stile, in particolare nelle pagine conclusive del libro.
Sebbene l’autrice abbia saputo reinventare un linguaggio personale, possiamo trovare nei suoi versi eredità e modelli derivati da poeti contemporanei o appartenenti a un passato novecentesco. Per la forma narrativo-dialogica si potrebbe pensare al magistrale insegnamento del Pagliarani milanese (La ragazza Carla, nel suo ambiente urbano, nei sentimenti sfiorati, nelle improvvise malinconie). Più vicino a noi senz’altro l’esempio canzonatorio, musicalmente orecchiabile e ironico di Vivian Lamarque, o la delicatezza appena velata di inquietudine di Chandra Candiani.
Invece nell’impianto immaginoso e arguto della seconda parte, l’influenza più evidente mi pare quella della poesia statunitense, non solo di Charles Simic o di un certo minimalismo femminista, ma soprattutto del realismo discorsivo di Raymond Carver, nella complice indulgenza con cui viene osservata e descritta l’umanità quotidiana dei gesti e dei sogni, individuali o universali che siano.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La ragazza che va in sposa
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