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Recensioni di libri

La notte del terremoto di Francesco Grasso

Meridiano Zero, 2017 – Il tremendo sisma che il 28 dicembre 1908 distrusse Messina e Reggio Calabria ispira il romanzo, tra storia, fantascienza e mistero, di un ingegnere appassionato di scrittura fantastica.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 01-10-2018

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La notte del terremoto

La notte del terremoto

  • Autore: Francesco Grasso
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2017

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C’è da dubitare che il terremoto del 1908 sullo Stretto abbia qualche collegamento coi fuochi spontanei di Caronia, poco distante da Messina. È più credibile, per quanto fantasiosa, la tesi di un legame della catastrofe reggio-messinese con la misteriosa esplosione di Tunguska, avvenuta sei mesi prima, nella taiga siberiana. Ad avanzarla è un ingegnere elettronico, Francesco Grasso, in un romanzo (“1908. La notte del terremoto”, 270 pagine 15 euro) che dopo diversi esiti possiamo leggere nella veste editoriale rinnovata da Meridiano Zero a luglio 2017. Prima della pubblicazione a cura della casa editrice bolognese era uscito infatti con un altro titolo e per un altro editore.
In Italia non c’è stata calamità naturale più impressionante: 120mila morti a Messina e Reggio Calabria, il 28 dicembre 1908. Un terremoto di forza tellurica inaudita, pari al grado 10 sui 12 della Scala Mercalli, alle 5.20 di mattina, seguito da un maremoto con onde altissime tra la Sicilia e il continente. A 110 anni dal disastro, la memoria collettiva lo registra ancora con timore, in zona.

Da messinese, anche se le vicende lavorative lo hanno portato dovunque fino a Roma, dove vive con la famiglia, il cinquantaduenne Grasso non poteva sottrarsi alla suggestione di un evento di tale impatto nella terra d’origine. A disposizione della forte ispirazione, ha messo la sua indubbia capacità di scrittura e l’attitudine a documentarsi storicamente prima di trattare un argomento. Affronta un episodio dai connotati storici precisi, con un taglio narrativo condito con una buona dose di fantasia. Non a caso, Grasso è già approdato al successo come narratore di fantascienza (due premi Urania non si vincono a caso) ed è autore anche di fantasy horror, di thriller e di racconti umoristici.
Per l’occasione, si è impegnato a riscoprire leggende e tradizioni popolari locali, ha ritrovato miti e dicerie, che ricorrono nella parte in cui il racconto apre agli aspetti occulti, ai misteri di una vicenda che si sviluppa tra realtà e immaginazione o, per meglio dire, evocazione (di forze maligne o di forze della natura).
C’è la tragedia del sisma e ci sono prodigi e fenomeni esoterici, “Donne velate”, sacro, profano e una mafia campagnola sempre pronta al delitto.

Contenuti eterogenei si ritrovano mescolati uno all’altro in un romanzo nel quale l’autore ha sempre creduto, tanto da sfidare le critiche dei puristi della fedeltà storica e dei fanatici del fantastico. Per ragioni diametralmente opposte, infatti, i fondamentalisti della verità potrebbero storcere il naso per la presenza di una grossa dose d’irrazionale, mentre agli appassionati di fantascienza potrebbero sembrare all’opposto eccessivo il rispetto del contesto storico degli eventi.
In compenso, il lettore generalista si troverà a suo agio in questo lavoro di gran presa e di ottima fattura. Dopotutto, i libri si distinguono in buoni e scadenti, dice Grasso, con l’humour che lo ha sempre contraddistinto. Sono da prendere o da buttare, tertium non datur.
Alla fine, come considerare questo romanzo? Storia? Fantascienza? Fantastico? Senza timore di sbagliare, lo scriviamo alla lavagna tra i “buoni”, secondo la spiritosa classificazione condivisa dall’autore. È interessante, insolito, si nota l’impegno di rispettare il mondo di esprimersi oltre un secolo fa, certo più barocco di oggi. Si sviluppa a scatole cinesi, una nell’altra: lo scrittore sostiene di leggere un diario della regina d’Italia, che a sua volta chiosa le lettere di un marinaio russo al fratello, prigioniero in Giappone.
Marinai russi a Messina, nel 1908? Certo, una squadra navale, contemporaneamente a unità della flotta britannica. C’era una gran folla di bandiere nello Stretto e tutti gli equipaggi cercarono di dare una mano alle città martoriate. Furono i primi ad intervenire, perché le linee telegrafiche distrutte ritardarono i soccorsi italiani: trascorsero tante ore prima che si attivassero.
Ma che ci facevano tante navi da guerra in quelle acque? Conducevano forse attività elettromagnetiche che potrebbero avere avuto un impatto geofisico sui luoghi, come a Tunguska? Prendetela come un’ipotesi fantascientifica. Si affaccia nella trama, in concorso con altre concause, legate a fenomeni e poteri extrasensoriali, finanche millenaristici.
La Sicilia è terra antica di misteri, isola di donne vestite di nero, di Madonne protettrici, di trame oscure e criminali.

A Messina, prima e subito dopo il sisma, agisce Alec Vassilievic Brasivin, marinaio di seconda classe dell’Incrociatore Makarov, Marina dello Zar. Uno slavo di bell’aspetto e di buona cultura, che da un lato offre a Grasso l’opportunità di descrivere le disumane condizioni di vita e disciplina sulle navi russe dell’epoca (da schiavitù, da suicidio), dall’altro gli consente di colorare di rosa la narrazione. Si innamora di Perla, abilissima spia, affascinante, inarrestabile, cintura nera di arti marziali, attratta in zona dalle trame spionistiche in atto.
Certo, ne accadono di tutte in quella fascia di mare, tra due terre, elementi naturali che si rivoltarono contro l’uomo, a fine primo decennio del ‘900, il secolo dell’energia.

1908. La notte del terremoto

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La notte del terremoto

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