La morte è cieca
- Autore: Karin Slaughter
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2018
Sybil Adams non sta per niente bene. Tutto quel sangue. L’hanno accoltellata. Forse respira ancora, forse no. Ma in breve è senza vita, tra le braccia di Sara Linton. È lei ad averla trovata, nella toilette di una tavola calda e dovrebbe poter fare qualcosa: è medico pediatra e coroner della Contea di Grant. Ma non può, è tardi per salvarla.
Un avvio scioccante quello del romanzo “La morte è cieca”, primo thriller della straordinaria carriera giallistica di Karin Slaughter, che HarperCollins Italia ha proposto in versione tascabile ad aprile 2018 (400 pagine 9.90 euro).
Un omicidio a Heartsdale Georgia? Mai visto. In compenso, nel suo servizio precedente in Alabama, Jeffrey Tolliver aveva perso il conto di ogni sorta di reato brutale sul quale aveva investigato. Ora è a capo della polizia della tranquilla cittadina e da due anni non è più il marito della dottoressa Linton.
Sara è ancora nel bagno, con la testa della vittima sulle gambe, una docente universitaria. L’hanno conciata malissimo, pugnalandola crudelmente all’addome. Il sangue è dovunque, devasta pareti e pavimento, a parte le impronte di mani e scarpe che spiccano sul rosso, some se qualcuno avesse lottato disperatamente.
C’è da aggiungere la detective Lena Adams, agente di Tolliver e gemella dell’uccisa, per completare il quadro dei protagonisti di un giallo di gusto classico, ma intreccio moderno, scritto con mano sicura da un’autrice che ha subito dimostrato di saper dominare situazioni e personaggi.
Fin dall’esordio, come si vede, dimostra la sua abilità nel costruire trame capace di stregare i lettori. In qualche momento riesce ad essere anche spiritosa, perfino frivola, pur affrontando una materia cruenta.
Si pensi che l’assassino ha tracciato una croce tra i seni della vittima (era cieca), le ha fratturato il volto con un colpo e ha tentato di eviscerarla con una lama, provocando l’emorragia più consistente. I dettagli del sadico omicidio rivelati dall’autopsia sono impressionanti, ma vengono descritti in modo asettico, anche quelli che alludono ad una violenza sessuale inconsueta.
Karin Slaughter è giallista di una categoria superiore. Viste le premesse, non sorprende che sia diventata una scrittrice americana di crime novel tra le più apprezzate, tradotta in quasi quaranta Paesi.
In crescendo, si viene a sapere del motivo della cecità di Sybil, della particolare situazione familiare delle gemelle, della omosessualità della vittima e si prende atto dell’irruenza di Lena, che non perdona a Sara, medico, di non essere riuscita a salvare la sorella.
La polizia marca stretto un sospetto, di un’antipatia e arroganza unica, che proprio per questo si direbbe innocente. La gente di Heartsdale si orienta invece verso un altro colpevole, di colore e con precedenti per violenza, perfetto per quella cittadina sudista.
Sta di fatto che qualcuno spara a Joffrey. Niente di grave, un pallettone in una gamba. Va molto peggio ad una studentessa universitaria, sparita da un po’, che Sara ritrova in pessime condizioni sul cofano della sua auto, nel parcheggio della clinica. Le hanno somministrato uno stupefacente, la belladonna (come avevano fatto a Sybil, secondo gli esami tossicologici). Il corpo è stato lavato accuratamente con la candeggina, ma prima era stata crocifissa, sopra una superficie di legno. Presenta ferite da chiodi ai polsi e ai piedi. Le hanno anche estratto gli incisivi. Altri particolari conducono al profilo di un maniaco religioso (la croce incisa sul torace della professoressa, la crocifissione), sadico, stupratore e dotato di nozioni anatomiche, perché i tagli su Sybil hanno risparmiato attentamente le ossa dello sterno e i chiodi sono stati infissi nelle mani e piedi della ragazza senza ledere parti ossee.
L’assassino ha cambiato tempi e modalità operative, se non altro: dalla veloce aggressione nel bagno di un locale pubblico è passato a un lavoro metodico, avendo avuto a disposizione per due giorni la povera Julia, che collassa davanti ai medici, ma viene tirata in vita per i cappelli dalla brava Sara, con l’aiuto di un defibrillatore.
Analizzando lo scenario di questo secondo episodio violento, non tutto rientra però nel quadro di un primo sommario profiling. I sequestratori sadici si eccitano ad infliggere dolore alle donne in loro potere e le violentano mentre le povere vittime sono perfettamente in grado di subire, soffrire e intendere. Julia è stata mantenuta invece in stato di incoscienza nell’intero periodo, per essere poi acconciata sull’auto della dottoressa Linton, come un inquietante messaggio diretto a lei.
Per il resto, il “ritratto” di chi potrebbe avere agito è chiaro: bianco, perché tendono a scegliere vittime della propria etnia; meticoloso, visto l’impiego accurato della candeggina per cancellare tracce biologiche; adulto, considerata la disponibilità di un locale dove agire indisturbato; scapolo, per lo stesso motivo.
Uno stupratore seriale bianco? Sybil e Julia vittime bianche? Anche Sara e Linda sono bianche…
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