La memoria rende liberi
- Autore: Liliana Segre Enrico Mentana
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
La storia di Liliana Segre, superstite italiana degli orrori dei lager nazisti e ora senatrice a vita, inizia nel settembre del 1930 quando nasce a Milano in una benestante famiglia di ascendenza ebraica. Come tutte le bambine della sua età, Liliana frequenta le sue coetanee e compagne di scuola, gioca, studia e vive serena e spensierata. Una spensieratezza che però ha purtroppo breve durata e che viene bruscamente interrotta dall’introduzione delle prime leggi razziali varate dal governo Mussolini nel 1938. La quotidianità di Liliana viene improvvisamente stravolta e la ragazza tredicenne è costretta ad abbandonare abitudini, amici e luoghi di sempre, lasciando la città natale. Da quel momento inizia un lungo calvario fatto di speranze, illusioni, fughe fallimentari e perdite dolorose, fino alla deportazione e all’internamento nell’infernale campo di concentramento di Auschwitz, il peggiore schianto contro la drammatica realtà.
La memoria rende liberi è una testimonianza incredibilmente forte, autentica, cruda e allo stesso tempo delicata come un sottile velo di ghiaccio, perfettamente in grado di trasmettere al lettore la tragedia vissuta da una bambina prima, durante e dopo l’emanazione delle leggi razziali, degli arresti e delle deportazioni naziste.
Con una semplicità che ferisce il cuore, la senatrice Segre racconta i momenti indelebili che hanno marchiato la sua vita impregnandola in eterno della sofferenza subita e di quella di cui è stata testimone, senza risparmiarsi la sincerità nel raccontare anche quanto sia stato difficile affrontare il travaglio interiore del ritorno alla vita dopo Auschwitz, quando l’esistenza sembrava essere oramai svuotata, banale e incapace di accogliere l’enormità di quanto aveva già subito.
Ciononostante, la scorrevolezza del testo crea una convivenza narrativa tanto insolita quanto gradevole tra la drammaticità degli eventi raccontati e una sorta di leggerezza esistenziale indotta dall’equilibrio d’animo e dalla lucidità critica che dimostra di aver raggiunto l’autrice.
Liliana Segre in maniera essenziale, asciutta e sincera ci guida in un viaggio duro, difficile ma necessario alla scoperta della crudeltà umana, lasciando a noi lettori l’onere di provare a immaginare cosa possa essere stato per queste persone perdere libertà, dignità, patire fame, freddo, dolore, invisibilità, ed essere svuotate completamente della propria essenza di esseri umani. La potenza evocativa delle descrizioni delle atrocità commesse in quei luoghi infernali tocca davvero nel profondo, lacerando l’anima e lasciando un segno indelebile.
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Il racconto si spinge fino ai nostri giorni, per mostrare l’impegno e la febbrile esigenza di questa Donna di far conoscere la sua storia, nello speranzoso tentativo di far comprendere cosa significhi avere un marchio che la accompagna e le ricorda in ogni momento di quel periodo buio e drammatico, di per sé indimenticabile. Perché la memoria rende davvero liberi secondo la Segre, la quale ha scelto coraggiosamente e non senza fatica di diffondere consapevolezza in merito agli orrori di cui è stata testimone per combattere il dilagare dell’indifferenza e restituire corpo e identità a sé stessa e alle persone che l’Olocausto ha cancellato.
Ricordare e mantenere viva la memoria di quanto è accaduto è infatti doveroso e fondamentale per arginare la possibilità che un popolo si anestetizzi e si abitui all’orrore e alla violenza, permettendo alle peggiori forme di deumanizzazione di fiorire proprio all’ombra della parola indifferenza, l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte.
L’indifferenza, secondo l’autrice,
“è la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. È come assistere a un naufragio da una distanza di sicurezza. Non importa quanto grande sia la nave e quante persone abbia a bordo: il mare la inghiotte e, un attimo dopo, tutto torna uguale a prima. Non un’onda in superficie, non un’increspatura. Solo un’immobile distesa d’acqua salata.”
E allora, laddove l’indifferenza si rivela più colpevole della violenza stessa, la memoria serve proprio come vaccino e potente antidoto per combatterla e debilitarla.
La memoria rende liberi è la storia di una grande Donna. Una memoria da mantenere, da non tradire con la dimenticanza o, peggio, con l’indifferenza e la contraffazione dei fatti, che sono stati crudeli, tremendi, disumani, auspicabilmente irripetibili.
La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah
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