La formula della longevità. Vite che hanno allungato la nostra
- Autore: Riccardo Chiaberge
- Genere: Scienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2023
Il detto che non è mai troppo tardi per imparare, è perfetto per il libro di Riccardo Chiaberge, edito con successo da Neri Pozza, dal titolo incoraggiante, La formula della longevità. Vite che hanno allungato la nostra.
Si tratta di ventidue storie esemplari di cui, confesso con rammarico, non sapevo praticamente nulla, tranne gli stereotipi sulla vaccinazione antipolio, la penicillina, il chinino per la malaria.
Il libro di Chiaberge invece ci mette a confronto con la comune ignoranza sulle origini di uomini e istituzioni che nel tempo, nei luoghi più vari del pianeta, hanno contribuito a scoperte, invenzioni, esperimenti, studi, ricerche che hanno migliorato le condizioni di vita allungandone il corso, in molti casi.
La copertina, una bella foto in bianco e nero del 1937, mostra giovani lattaie che si divertono a scavalcare sorridendo bidoni di latte, che è alla base dell’alimentazione umana ma che fino alla “pastorizzazione”, poteva essere un alimento letale. Nella metà dell’Ottocento la mortalità infantile a New York rasentava il 50% a causa del latte contaminato. Così, seguendo l’insegnamento di Louis Pasteur, nel 1882 un imprenditore figlio di emigrati tedeschi, l’ebreo Nathan Straus, turbato dalla strage di bambini, crea un laboratorio per la sterilizzazione del latte che verrà distribuito dapprima nei quartieri più poveri della città e poi avrà una massiccia distribuzione che sarà in grado di ridurre drasticamente la mortalità: nei primi anni del Novecento si berrà solo latte pastorizzato, seguendo il metodo che in Francia Pasteur aveva sperimentato per conservare il vino, senza che si trasformasse in imbevibile aceto.
Sarebbe troppo lungo raccontare i tanti personaggi la cui storia esemplare stata ricostruita da Riccardo Chiaberge. Nomi come Alexander Cumming, un abile orologiaio di Bond Street che nell’Inghilterra vittoriana così piena di pruderie, inventa l’oggetto che cambia la nostra igiene personale e il rapporto con le funzioni più private del nostro corpo, quello che si chiamava toilette, commode, rest room ma che tecnicamente ha il corretto nome di water closet. Una tazza collegata a una fognatura e a uno sciacquone che fa scorrere l’acqua, salvandoci dalle infezioni di febbre tifoide o di dissenteria dovute alle acque inquinate. Chiaberge racconta del successo dell’oggetto, citando Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse di Joyce, che legge abitualmente seduto sull’ormai affermato water closet.
Tornando in Italia, molto interessante il capitolo dedicato alla coppia Daniel Bovet e sua moglie Filomena Nitti, figlia del Presidente del consiglio Francesco Saverio, colpevole di aver sgomberato la città di Fiume dopo la temeraria impresa dannunziana. Bovet sarà lo scopritore di una molecola contenente lo zolfo, il sulfamide, che sarà in grado di distruggere i microbi, costituendo in pratica l’antesignano degli antibiotici.
La coppia Bovet-Nitti, continua indefessamente le ricerche e gli esperimenti, anche dopo il rientro dalla Francia a Roma, dove lavorano all’Istituto Superiore di Sanità. I riconoscimenti scientifici non saranno adeguati: il Nobel assegnato nel 1957 gli viene consegnato per aver creato anestetici e miorilassanti, non per il sulfamidico; mentre alla moglie non sarà dato nessun riconoscimento.
Nel libro compaiono anche molti scrittori celebri, che hanno avuto una qualche parte nelle ricerche che portano gli scienziati a conquistare vette a cui tutti dobbiamo la nostra sanità; Philip Roth, che nel suo romanzo Nemesi racconta un’epidemia di poliomielite prima che Sabin e Salk ottenessero i loro risultati per vincere la malattia; e il conte Leo Tolstoj, che nella sua tenuta di Jàsnaja Poljàna riceve gli amici Elie Mecnikov e sua moglie Olga.
Non vanno d’accordo i due uomini, lo scrittore, infatti, rivolgendosi al premio Nobel Mecnikov, celebrato a Stoccolma per aver scoperto i fagociti, “cellule voraci che si coalizzano per distruggere i batteri nocivi, gli agenti patogeni venuti da fuori”, afferma:
Ci sono tanti problemi urgenti da risolvere, e non è giusto perdere tempo con questioni astratte che non hanno niente a che fare con la vita. Il fatto che ci siano telefoni e telescopi, poemi, romanzi, teatri, balletti, sinfonie e gallerie d’arte, non migliora in nessun modo le condizioni dei lavoratori, perché tutto questo resta inaccessibile a loro.
La risposta dello scienziato, che ribadisce l’importanza della scienza che scopre, studia, combatte le malattie e le guarisce, è un po’ il centro del libro di Chiaberge, originale, colto, informato ma allo stesso tempo discorsivo, appassionante e facile alla lettura, ironico a tratti, tanto da proporsi quasi come una narrazione romanzesca.
Nel denso Post scriptum, incontriamo altri due scrittori, sepolti nell’abbazia di Westminster, Charles Dickens e Jane Austen, insieme ai sovrani inglesi che per lo più ebbero vita breve: infatti la vita media era di circa trentacinque anni. Ma anche una riflessione sull’allungamento della vita, si pensa che raggiungeremo i centoventi anni.
Conclude l’autore:
Non si può vivere e invecchiare bene in un ambiente malato e in un mondo ingiusto. Ma non si può nemmeno praticare l’autoflagellazione e buttare nella spazzatura secoli di progresso.
I no vax sono avvertiti, mi sembra di poter affermare leggendo questo libro davvero ricco e stimolante.
Per chi volesse approfondire, una ricchissima bibliografia scientifica, e un ringraziamento a tre grandi della medicina che hanno fornito utili consigli: c’è bisogno di scienza in un mondo dominato dai social, dove tutti parlano di tutto.
La formula della longevità. Vite che hanno allungato la nostra
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