

La felicità non va interrotta
- Autore: Anna Bardazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2021
Un bel titolo quello che la scrittrice esordiente Anna Bardazzi ha dato al suo struggente romanzo autobiografico: La felicità non va interrotta (Salani, 2021). Un concetto che sostiene tutta la lunga narrazione della vita delle due protagoniste, Anna ed Elena, Lena, che si incontrano quando hanno sette anni: Lena è una piccola bionda bielorussa, proviene da un villaggio sperduto vicino a Gomel, lontano dalla capitale Minsk, un territorio colpito dalla nube tossica di Chernobyl. Lei vive con la nonna, e i fratelli: Sergei, disabile, Igor, e il più grande Dima, che abusa di lei. Quando viene proposto un viaggio di un mese in Italia, i ragazzini, condotti da un’infaticabile operatrice, Liuda, vengono assegnati a diverse famiglie: per Lena l’incontro con Anna, che le porge una Barbie, e i genitori Alessandro e Lucia, sarà la svolta che le cambierà la vita.
Le bambine stabiliscono immediatamente un legame di intimità che le renderà sorelle per tutta la vita. Lena torna nel suo paese, studia, diventa procuratore, e anche Anna va a studiare a Parigi, dove si stabilisce, decisa a lavorare per rendere il paese di Lena, la Bielorussia del dittatore Lukashenko, un luogo più vivibile e meno arretrato.
Il libro è diviso in capitoli in cui si alternano le voci di Anna e di Lena: ognuna racconta il suo punto di vista, esprime i suoi desideri più nascosti, le sue emozioni, i suoi obiettivi. Lena, che è stata abbandonata dalla madre incapace di gestire da sola i figli, ha concentrato il suo affetto sull’infaticabile nonna e poi ha deciso di avere una figlia, Nastia, frutto di una relazione effimera. Anna invece vive di utopie politiche e sociali, non riesce ad avere figli, è innamorata di Igor, che però ha una moglie e due bambine che non lascia per lei.
Nel narrare le due storie delle due amiche, La felicità non va interrotta mette a fuoco una serie di tematiche interessanti e molto coinvolgenti: il punto di vista con il quale noi occidentali guardiamo ai paesi dell’ex Unione Sovietica, come territori poveri, da aiutare con soldi e donazioni, magari adottando i poveri bambini vittime della nube radioattiva, riempendoli di doni di cui probabilmente non hanno bisogno; mentre i dignitosi bielorussi sono fortemente attaccati alle loro tradizioni, ai riti che li portano a festeggiare con entusiasmo la vittoria sui nazisti dopo la strage della Seconda Guerra mondiale: un veterano ubriaco esporrà proprio all’italiana Anna il proprio disprezzo per l’Italia fascista che ora, priva di memoria, viene a insegnare a loro la democrazia.
C’è tanta ricchezza di umanità, di sentimenti profondi, di legami forti che legano le due famiglie lontane geograficamente, ma vicinissime nell’amore e nell’accettazione reciproca. C’è il legame amicale al centro della storia, ma anche il rapporto fra madri e figlie, così doloroso nella sua assenza, così disperatamente ricercato in altre figure sostitutive. Anna e Liena, così si pronuncia il nome in russo, parlano l’una la lingua dell’altra, dormono nello stesso letto, condividono l’amore per la bambina Nastia, conservano il ricordo del mese italiano trascorso tra gelati, cocomeri, bambole barbie e frigoriferi pieni, si arricchiscono con le tradizioni culinarie russe, bevono tè nero in silenzio, mangiano blinis e zuppa di barbabietole, e arrivano alla soglia dei trent’anni con un baratro che si apre davanti a loro: la nube di Chernobyl non ha perdonato neppure questa sfortunata famiglia. Molte sono le pagine dolorose in questo libro coraggioso, originale, sincero, scritto con amore e condivisione di punti di vista, di visione geopolitica, di grande amore che supera lingue, tradizioni, abitudini, diversità. E che in molte delle sue pagine più intense commuove e coinvolge davvero.

La felicità non va interrotta
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