La dottrina del male di Alessandro Berselli

I soldi comandano. Sempre? Ivan Cataldo è un asso, nel suo mestiere. Quale mestiere? Comunicazione politica. Un compito all’apparenza semplice che in realtà racchiude così tante incognite da rischiare di far impazzire chiunque. Chiunque ma non lui.

Come spesso accade, però, basta un unico incontro per rimettere in gioco tutte le certezze. L’incontro con un uomo che gli palesa una situazione agghiacciante e affascinante al tempo stesso. Ivan deve solo accettare, fare il suo lavoro e prendere i soldi. Tanti soldi.
Liscio, semplice. Chi non accetterebbe? Alla fine della fiera a lui andrà bene, agli altri ci penserà il destino.
Questo se la coscienza è morta, soffocata dal denaro. Ma se per caso è ancora viva e vegeta… ecco, in questo caso potrebbe essere un problema.
Mettersi contro il sistema, da solo? È da pazzi! A meno che qualcuno non decida di aiutarlo. Aiutarlo a vincere o a spingerlo nel baratro? Questo è il rischio da correre.

Alessandro Berselli ci porta ai confini della legalità e, tenendoci per mano, ci fa oltrepassare quel confine. Lì l’aria è più buona, più dolce. Più frizzante. Le persone sono tutte belle. Fuori. Se guardiamo dentro, però, scopriremo un marciume che striderà con l’alone di purezza che riescono a far vedere.
La dottrina del male (Elliot, 2019) è un libro duro, sincero e spietato: le doti migliori di questo geniale autore che riesce a colpire e ad accarezzare con la stessa frase. Una storia dedicata a chi vuole immergersi in qualcosa di dannatamente affascinante. Magari ne usciremo diversi, quasi sicuramente migliori, dopo aver visto cosa può fare la cupidigia umana. Un libro da leggere. Anzi, da respirare.