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Recensioni di libri

La Malagrazia. Ballate (delle) disturbanti di Margherita Ingoglia

A&B editrice, 2022 - Margherita Ingoglia, nelle sue splendide poesie, scrive di donne perdute, di donne schiacciate dall’amore. Eppure se si legge tra le righe troviamo la verità cruda dei suoi versi, la perdurante mortalità degli esseri umani.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 20-12-2022
La Malagrazia. Ballate (delle) disturbanti

La Malagrazia. Ballate (delle) disturbanti

  • Autore: Margherita Ingoglia
  • Categoria: Poesia
  • Anno di pubblicazione: 2022

Le poesie di Margherita Ingoglia raccolte in La Malagrazia. Ballate (delle) disturbanti (A&B editrice, 2022) hanno un retrogusto amaro, ma quando le leggi senti la carne e il sangue delle persone che vivono su questo pianeta, soprattutto e solamente le donne, che soffrono e fanno soffrire.

I maschi che passano nei suoi versi sono perlopiù dei violenti o dei pigri "serpenti".che avvelenano dovunque vanno. Ma anche le donne sono a volte avvelenate, hanno questo potere di disprezzarsi da sole, senza la colpa di un marito o di un compagno. Sono depresse o stanche di fare le madri o stanche di sapere che gli altri si aspettano che diventino madri. Le figure femminili sono utili anche per la metrica dei versi di Ingoglia, poiché sono portatrici di allitterazioni, di ripetizioni, di metafore.

Le parole dell’autrice sono palpitanti, sembrano vive, come dice l’esergo di Jean Cocteau: parole che sembrano vive come le persone. Portando quasi all’eccesso, alla manipolazione questo suo poetare per cui ci sentiamo di scrivere qualsiasi cosa. Basta che sia esagerata. Come fa nella prefazione Ariase Barretta che scrive:

Tutto è meravigliosamente sbilenco in questa opera di Margherita Ingoglia. Tutto è fuori norma, trasversale, queer.

Barretta scrive che nell’autrice la poesia si collega alla prosa, la definisce una poesia prosastica suggestiva.
Tutto vero, ma secondo me Ingoglia ha nei suoi versi ancora il dolore di un patriarcato che non molla, a opera di padri e nonni e tutta una tradizione di uomini che hanno avvicinato le donne solo per perpetuare la specie e per un po’ di godimento sessuale che è stato solo possesso. Quindi a mio parere la dimensione "queer" di Margherita arriverà, quando si sarà liberata da zavorre ancora presenti.

Poesie che sono haiku, altre lunghissime. Ad esempio:

Dormo, son desta, o ancora nell’abracadabra del sogno? / Qualcuno mi svegli/ mi dia un pizzichino di zucchero sulle guance / In bocca ho ancora il suo grido". Oppure: "Sono Eccentrica / Pantagruelica / Onnivora / Mefistofelica /un superlativo di opposti./ In tacco di passerella come Mosè/mi sospendo. Rido. /La folla mi acclama /mi vive più di me, alla lettera, / ai comandamenti scolpiti/ Iconica/ Irradio / sono un’Osanna /Sono come Madama Dorè senza figli / Nella fluorescenza/ io fluorescenzo / Olimpica/ come il rosso sul.grigio. / Comando come la strega del gioco, / colori alla folla./ sono un Travestimento / e rivesto/ la maschere in cui alloggio /Esondò corallica, /sono un’ossidiana / Imperscrutabile / come i segreti delle monache nei conventi /Converto/ mai mi correggo/ Come per la libertà poetica dei versi/ versifico liberamente la mia esistenza / Non presto attenzione alla punteggiatura/ i punti mi fanno ribrezzo/ Suono la diana dell’amore/ Sono irrequieta come l’anima delle mosche./ Non sono eccentrica /Tendo al prodigio del limite / oltre misura ma fingo/ Mi diafano come le dee / e mi travaso/ A Dio non mi sento distante / se Le rivolgo un pensiero commossa / A Lei mi sospendo senza incarto da diva / Mi somiglia Le somiglio/ al pari dei Papi voglio essere Papessa / Vescova e Arcidiacona / Regina delle favole silvane/ Voglio togliermi pelle dal corpo/ squamare se serve / Voglio tornare all’oblio / per esserne l’Amen / Vorrei fingermi un uomo / per puntare al divino / Ingannare la guardia che monitora i santi / e alla spoglianza dei beni / rivelare chi sono.

Questa poesia lunghissima sembra dare ragione alla prefazione di Barretta che qui è tutto fuori forma, trasversale e sbilenco e queer.

A me semplicemente, ma mi sbaglio sicuro, mi fa pensare a una poesia in cui Margherita Ingoglia chiede aiuto a qualcuno, in modo divertente, ma questa è una richiesta di aiuto di chi non riesce più a trovare i pezzi di se stessa, sparsi in giro tra le troppe parole. Alla fine l’autrice è solamente agli inizi. Che accadrà quando l’autrice avrà in maniera continua la consapevolezza dei suoi mezzi espressivi, senza certe piccole cadute, che la rendono tenera ma anche "manovrabile"?

La malagrazia. Ballate (delle) disturbanti

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Malagrazia. Ballate (delle) disturbanti

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