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Recensioni di libri

L’uomo che guardava la montagna di Massimo Calvi

Edizioni San Paolo, 2022 - Un romanzo scritto da un autore dalla grande sensibilità, Massimo Calvi, che qui descrive le sensazioni, i ricordi, le memorie di un uomo consapevole di essere arrivato alla fine dei suoi giorni.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 26-09-2022
L'uomo che guardava la montagna

L’uomo che guardava la montagna

  • Autore: Massimo Calvi
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: San Paolo
  • Anno di pubblicazione: 2022

L’uomo che guardava la montagna (Edizioni San Paolo 2022) è il romanzo d’esordio di Massimo Calvi, caporedattore e editorialista di “Avvenire”, che ha scritto diversi saggi a tema economico e sociale.

Un romanzo di meditazione, dedicato “A chi mi ha insegnato a camminare, a chi ad amare”, scritto da un autore dalla grande sensibilità, che qui descrive le sensazioni, i ricordi, le memorie di un uomo consapevole di essere arrivato alla fine dei suoi giorni. Per questo motivo il protagonista di queste pagine coinvolgenti e commoventi ha chiesto di essere portato a trascorrere il tempo che gli resta davanti alla montagna a cui è legatissimo fin dall’infanzia. Una storia che si dipana in dodici giorni (più uno), che altro non è che un viaggio interiore e universale alla ricerca di se stessi.
C’è chi adora da sempre il mare, sedotto dal colore azzurro coniugato in mille tonalità e chi non può fare a meno della montagna, che con la sua imponenza sembra abbracciare noi piccoli e protervi abitanti del pianeta.

I medici, implacabili come solo loro sanno essere, hanno dato solo qualche giorno. Ma chi lo sa veramente come vanno queste cose. E allora l’uomo ha espresso l’ultimo desiderio, cioè essere portato sul prato davanti alla vecchia casa e lasciato lì a guardare la montagna per il tempo che gli restava. Qui era cresciuto nelle lunghe estati di bambino, trascorso le vacanze con la neve e il freddo, conosciuto amici e amori, pensato e camminato, portato i figli e costruito un nuovo ciclo. È giusto quindi abbandonare la vita terrena qui, davanti a lei, alla sua montagna, esercitando l’arte non nostalgica della memoria e del ricordo, perché noi siamo il prodotto delle nostre esperienze, giuste o sbagliate che siano state.

Forse il momento più bello per ammirare la montagna è al crepuscolo, quando il sole si congeda e l’aria si impregna del profumo di una giornata finita, il cielo raccoglie l’energia per il gran finale, i sassi sono già velati di rosa. È allora che le rocce si risvegliano, dopo aver sonnecchiato durante il giorno, e i loro contorni si fanno più definiti. L’uomo che ama la montagna, seduto di fronte alla sua magnificenza ricorda che la mattina usciva prestissimo, per guardare dove si sarebbero fatti largo i primi raggi, per aspettare il risveglio della sua porzione di valle, riempirsi i polmoni e trattenere il fiato contando i secondi.

“Uno, due, tre... Ossigeno”.

L’uomo buttava lo sguardo oltre le piante del giardino e al di là delle case vicine. Le foglie dei faggi e dei noci, la siepe di lauro, i rami pesanti degli abeti, i cespugli di ortiche e gli uccelli che cantano da ore.

“Manca poco. Anche la montagna ti sta salutando e percepisci l’abbraccio della grande conca che circonda il ghiaione”.

Massimo Calvi, appassionato da sempre delle alte cime, compone un libro dove la vita si respira in ogni pagina che porta a fare alcune considerazioni sull’esistenza e sul suo valore. La bellezza della narrazione sta inoltre nel fatto che il testo non è scritto in prima persona, ma è redatto come se fosse un racconto che viene fatto all’uomo.

“Hai incominciato a guardarla sin dai primi giorni di vita e non ti ha più lasciato. Da vicino ne ricavavi energia e movimento. Quando eri lontano ti dava serenità. La sua bellezza ha sempre rappresentato un argine ai problemi: bastava ricordarsi che c’era”.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’uomo che guardava la montagna

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