L’ultima arma del nazismo
- Autore: Gian Pietro Bontempi
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
E se il virus del Covid-19 fosse nato in laboratorio? Se i microrganismi responsabili del contagio mondiale fossero armi da guerra batteriologica sfuggite al controllo nei laboratori segretissimi in cui vengono sperimentate? Sono le ipotesi che danno sostanza e curiosità al recentissimo romanzo di fantascienza, fantastoria, fantapolitica e fantabiologia L’ultima arma del nazismo. È ispirato da vicende reali planetarie, di drammatica attualità, fa presente Gian Pietro Bontempi, autore di un’opera di fantasia pubblicata a novembre dalla casa editrice Publimedia di San Vendemiano-Treviso (2021, 218 pagine).
È di origini trevigiane, ma vive in Brasile, anche Bontempi, musicista e scrittore che ha voluto significativamente dedicare questo lavoro ai rappresentanti delle Nazioni Unite e all’impegno a favore dei diritti umani, della pace tra i popoli e del rispetto della scienza. Ha completato il ciclo di studi nel Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e nell’Università Mozarteum di Selburg, in Austria. Docente a sua volta e concertista di musica classica in Europa, America, Oceania e giornalista pubblicista, ha scritto centinaia di articoli di storia, economia, politica, musica e costume. Ha svolto incarichi politici in Italia dal 1993 al 2000 e fa parte di Associazioni culturali e organizzazioni umanitarie internazionali. Tra le sue pubblicazioni precedenti, un libro sul breve pontificato di Giovanni Paolo I, apparso nel 2000, in portoghese e una biografia di Franz Liszt (2019), anche in edizione italiana.
Spesso, nel passato, anche grandi scrittori (si pensi a Manzoni) hanno fatto ricorso all’artificio del manoscritto ritrovato, dal quale avrebbero tratto la narrazione proposta. Qui non ci sono testi dimenticati e ripescati, ma la vicenda si sviluppa da una ricerca genealogica, nata dalla curiosità di un ventiquattrenne per i suoi antenati, incentivata dal diario e oggetti di reduce rinvenuti in una cassetta di legno e sostenuta da un’indagine nel Museo di Monaco in Europa.
In Baviera esiste effettivamente un centro di documentazione sul nazionalsocialismo e in Brasile, prima della seconda guerra mondiale, facevano capo ad Hans Henning von Cossel movimenti nazisti tra gli immigrati tedeschi nella Confederazione brasiliana. Ma come si è detto per la pandemia, nelle pagine precedute dalla strepitosa copertina di Sergio Deucher, si parla di vicende inventate ispirate da vicende vere.
Hans Gebel, studente di medicina di discendenza alemanna, residente a Pomerode nel Sud del Brasile, decide di ricostruire l’albero genealogico della famiglia e si imbatte in un Gaspar Gebel, di cui ignorava l’esistenza. Trova per caso la tomba nello stesso cimitero della chiesa luterano dov’è sepolto il nonno Robert. A stento apprende dal padre che quel parente di cui nessuno parla volentieri, nipote del bisnonno Karl, era nato a Berlino, arrivato trentanovenne in Brasile nel secondo dopoguerra e morto nel 1968 a Pomerode.
La reticenza del padre, al quale il giovane deve strappare le parole di bocca, trova una spiegazione nel momento in cui ammette che Gaspar era un ufficiale di Hitler, sottrattosi alla giustizia nella Germania postbellica e rifugiato in incognito nel loro Stato di Santa Catarina.
Il racconto di Bontempi si fa subito intrigante per gli appassionati di storia. Chi ama la narrativa in genere potrà trovare interesse in una valida conduzione della trama e il pubblico femminile in qualche siparietto rosa e sentimentale, che si affaccia nel corso delle ricerche di Hans.
Conducono in Germania e Gaspar si rivela protagonista dello sterminio nazista nella triade del terrore: Eichmann, Mengele, Gebel.
Adolf Eichmann, obersturmbannführer SS, esperto in questioni ebraiche e “soluzione finale”, il “ragioniere” del programma di trasporto dei deportati da tutta Europa ai lager di annientamento. Josef Menegele, medico militare SS e antropologo, l’Angelo della Morte di Auschwitz-Birkenau che conduceva esperimenti eugenetici su cavie umane, gemelli e bambini. Gaspar Gebel, ufficiale SS, ricercatore di armi chimiche e biologiche. I primi due sono autentici (Eichmann è stato catturato in Argentina dai servizi israeliani, processato e giustiziato nel 1962; il dottor Mengele era fuggito in Paraguay ed è annegato a San Paolo). Il terzo è immaginario. Nel Museo Gebel è registrato tra le SS, matricola n. 103, classe 1908, scienziato e tecnico attivo a Berlino e poi nel campo di concentramento di Dachau, specialista in armi batteriologiche.
Con un docente universitario di diritto internazionale, Hans incontra tra gli altri il dott. Runic, del Dipartimento di biologia dell’Università di Vienna, che li mette sull’avviso: in tanti laboratori si conducono manipolazioni sul genoma dei virus. Gli scopi sono vari, compreso quello legittimo di cura, ma la situazione può sfuggire di mano e il mondo rischia d’essere colpito da nuove epidemie. I virus artificiali sono più resistenti di quelli naturali e i vaccini già disponibili sarebbero inefficaci. Occorrerebbero mesi o anni di sperimentazioni per metterli a punto. Si potrebbero verificare moltissimi decessi e complicazioni per i guariti. Il ricercatore si augura che non succeda, ma teme che le nuove scoperte scientifiche riserveranno all’umanità un futuro difficile...
Lettori del romanzo fanta-vero di Gian Pietro Bontempi, benvenuti all’inferno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ultima arma del nazismo
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