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Recensioni di libri

L’infinito istante. Saggio sulla fotografia di Geoff Dyer

Il Saggiatore, 2022 - Torna in libreria “L’infinito istante”, l’illuminante saggio sulla fotografia scritto da uno dei maggiori scrittori britannici contemporanei, Geoff Dyer.

Giovanni Graziano Manca
Giovanni Graziano Manca Pubblicato il 09-11-2022
L'infinito istante. Saggio sulla fotografia

L’infinito istante. Saggio sulla fotografia

  • Autore: Geoff Dyer
  • Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Il Saggiatore
  • Anno di pubblicazione: 2022

Di Geoff Dyer, uno degli scrittori più conosciuti e originali della contemporaneità letteraria britannica, apprezzammo tempo fa Per pura rabbia (Il Saggiatore 2021), romanzo/saggio che sfida i generi letterari con una (non) trama che raccoglie pensieri in libertà su uno degli autori che lo hanno maggiormente ispirato, David Herbert Lawrence.

L’editore Il Saggiatore cura oggi la ripubblicazione di un saggio di Dyer del 2005, L’infinito istante - Saggio sulla fotografia (titolo originale The Ongoing Moment traduzione italiana di Maria Virdis), la cui lettura fa emergere le possibilità pressoché infinite di questo mezzo espressivo.

Moltissime, tra le pagine, le citazioni di maestri della fotografia recenti, meno recenti e storici: si va da Philip-Lorca DiCorcia (n. 1951), Bruce Davidson (n. 1933), Joel Meyerowitz (n. 1938) e William Eggleston (n. 1939), a Walker Evans (1903-1975), Alfred Stieglitz (1864-1946), Paul Strand (1890-1976) e Lewis Hine (1874-1940), da Garry Winogrand (1928-1984), Ben Shahn (1898-1969), André Kertész (1894-1985) e Diane Arbus (1923-1971), a Weegee (Ascher Fellig, 1899-1968), Brassaï (Gyula Halász, 1899-1984) e una miriade di altri che nel corso dei decenni hanno nobilitato la fotografia d’arte e la fotografia sociale.
In riferimento ai fotografi richiamati nel libro, mostrando in tal modo come le vicende esistenziali di ciascuno di essi si riflettano sulle relative opere concorrendo a pieno titolo a determinarne la poetica, Dyer indugia qua e là sulle informazioni di carattere biografico. La fotografia, è noto, ha forti valenze simboliche e narrative.

Non è forse vero che, come sosteneva la storica statunitense Martha Sandweiss, da Dyer citata in epigrafe, che le fotografie hanno la capacità di evocare piuttosto che di dire, di suggerire piuttosto che di spiegare, e che per altri versi questa stessa capacità rende certe fotografie materiale affascinante per lo storico, l’antropologo o lo storico dell’arte?
Proprio come il cinema, anche la fotografia è dotata di linguaggio proprio, di una "grammatica", di asset "linguistici" che valgono a codificare elementi espressivi anche eterogenei attraverso cui pervenire a significanti e significati che stanno alla base di ogni singolo scatto d’autore.
Tra le righe, Dyer riesce a far venire a galla una sorta di "filosofia della fotografia"; emerge tra le pagine come l’arte di fissare le immagini a mezzo di una fotocamera per sua natura si presti a un certo relativismo e dunque, a seconda di chi osservi un determinato scatto, a valutazioni e interpretazioni di volta in volta differenti.

Ancora, il racconto dyeriano mostra come l’opera dei fotografi citati porti spesso dentro di sé indizi biografici e/o riguardanti il coinvolgimento personale del fotografo stesso, e come non di rado quest’ultimo arrivi addirittura a identificarsi con le situazioni e/o con i soggetti ritratti.

L'infinito istante. Saggio sulla fotografia

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’infinito istante. Saggio sulla fotografia

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