L’incontro. E se la storia di Cappuccetto Rosso ne nascondesse altre?
- Autore: Emma Fenu
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
L’incontro. E se la storia di Cappuccetto Rosso ne nascondesse altre? di Emma Fenu, edito da Literary Romance nel 2023, è un saggio che si apre con una rivisitazione della fiaba e procede con un’analisi storica, antropologica, simbolica.
Nel saggio L’incontro di Emma Fenu le pregevoli illustrazioni di Francesca Fiorentino e una veste grafica, curata nei dettagli, evocano la simbologia di Cappuccetto Rosso, una delle fiabe più antiche e rivisitate in epoche differenti con una sovrapposizione di elementi, che tracciano il profilo culturale di un lungo tragitto dall’età del mito ai giorni nostri.
Il titolo stesso “L’incontro” riassume l’idea centrale di Emma Fenu, che ama riflettere sulle lacerazioni storiche delle donne, educate per secoli a reprimere impulsi naturali e a rinunziare alla propria autenticità, assecondando le aspettative di una cultura patriarcale.
Per Emma Fenu solo nell’incontro e nell’armonizzazione delle forze, rese antagoniste dal retaggio di una coscienza collettiva non del tutto spento, è possibile realizzare la condizione per operare scelte libere e responsabili.
L’incontro è, soprattutto, con la parte di sé in ombra: animus e anima in danza tra logos e immaginazione, fra norme sociali e istinto selvaggio, fra età della vita e fasi di luna nell’utero, fra disincanto e spirito bambino, fra giorni di sole e resilienza e notti a contare i propri fantasmi.
In Cappuccetto Rosso la polarizzazione del buono e del cattivo, del lecito e dell’illecito, è la parvenza ingannevole di una lettura ingenua e superficiale della fiaba, che nell’esortare i bambini ad adottare comportamenti prudenti, consente loro di sperimentare emozioni e situazioni, insostenibili nella realtà.
La fiaba parla attraverso il linguaggio dei simboli, che nella produzione artistica ancor più che nei sogni lasciano trasparire l’incisività degli impulsi individuali e la persistenza di immagini primordiali.
L’interpretazione dei simboli presenti in Cappuccetto Rosso ha conosciuto l’impegno di autorevoli studiosi da Sigmund Freud a Carl Gustav Jung, da Bruno Bettelheim a Vladimir Propp, ma al di là delle differenti visioni tutti hanno contribuito a mettere in luce la matrice antica e universale della fiaba.
Emma Fenu si pone sulle tracce delle tappe più significative delle trasformazioni di Cappuccetto Rosso, ne analizza il percorso da una prospettiva antropologica, storica, sociologica, ne sottolinea caratteristiche, motivi ricorrenti, contraddizioni, e come se dipanasse un filo da un intricato groviglio ne individua elementi e funzioni, li mette a confronto portando alla luce significati nascosti, che hanno ben poco da spartire con l’innocente morale, con la quale la fiaba viene di solito presentata ai bambini.
Procedendo a ritroso nel tempo, sottolinea le connessioni che legano gli elementi fiabeschi ai processi di iniziazione delle società arcaiche, al mito, all’androcentrismo, deducendone alla fine che la fiaba di Cappuccetto Rosso è una storia di sangue e di femminilità.
La scrittrice non si limita a una rapida disamina delle indagini condotte sulla fiaba e in quanto studiosa della storia delle donne aggiunge il proprio punto di vista al femminile.
Le fiabe sono vere, ma quale verità si cela dietro il fascino di Cappuccetto Rosso?
Nella fiaba, il colore “rosso” oltrepassando l’identificazione della protagonista fornisce la chiave interpretativa della narrazione. Rosso è il sangue mestruale che comporta la scoperta di una sessualità, temuta e desiderata, e che a scadenza ciclica contrassegnerà il periodo fertile dell’esistenza femminile.
Riti pagani e riti cristiani hanno celebrato la sacralità del sangue, simbolo di vita e di forza, eppure il sangue delle donne sprofondando nel silenzio si configura come un tabù, la cui origine è da ricercarsi nell’affermazione dell’universo maschile, che per garantirsi la supremazia ha ferito a morte la Dea Madre.
Il sangue delle donne continua a essere una espressione impronunciabile anche nelle civiltà occidentali e presso alcuni paesi dell’Asia e dell’Africa resiste come elemento di esclusione dall’aggregazione familiare e sociale. E da tale constatazione deriva la necessità di parlarne senza reticenza, per vincere l’oscurantismo di false credenze e sottrarlo all’idea di sporco e di vergogna riportandolo al significato originario.
Il sangue è quello che scorre dal cuore alle dita, quello che si gela nelle vene, quello che si raccoglie nell’utero, quello che sgorga nel parto, quello mestruale che la società invita a non nominare, non comprendendo che in quel flusso le donne definiscono il tempo e la storia, ricalcando il perimetro della luna.
La scrittrice Emma Fenu si sofferma sulla correlazione tra fiaba e miti accomunati dal linguaggio dei simboli, che lasciano emergere dinamiche profonde della psiche.
E la storia del mito nel metterci a contatto con l’esordio del sacro ci mostra che la vita ha origine dal sangue e che le divinità femminili, eredi della Dea Madre sono detentrici di ruoli non secondari, basti pensare che a garantire l’ordine cosmico erano le Moire con un potere non inferiore a quello di Zeus.
Nelle parole appassionate della scrittrice cogliamo l’esortazione a riconsiderare la percezione del corpo femminile, sottraendola alle deformazioni interiorizzate e indotte da una cultura millenaria, che da secoli mortifica la capacità generativa delle donne.
Cappuccetto Rosso, secondo la definizione dello psicoanalista austriaco Bruno Bettelheim, incarna la ragazzina edipica che sulla soglia della adolescenza vive in maniera conflittuale la propria sessualità e oscilla tra la ricerca del piacere e il senso della realtà, maldisposta nei confronti delle donne per le limitazioni assegnate al loro spazio vitale.
La ragazzina desiderosa di esplorare la realtà viola le raccomandazioni materne, si avventura nel bosco e non fa nulla per sottrarsi all’incontro con il lupo, in cui è riconoscibile la figura maschile, motivo di attrazione e di minaccia. Solo affrontando il rischio dell’imprevedibile potrà mettersi alla prova, transitare attraverso una fase di crescita, conoscersi meglio, apprendere il dominio delle pulsioni per operare scelte consapevoli.
La metafora della morte temporanea e la conseguente rinascita, temi presenti in Cappuccetto Rosso, confermano che i racconti di magia malgrado la loro attualizzazione si riallacciano al passato e la loro matrice primaria, come afferma Vladimir Jacovlevič Propp nella Morfologia della fiaba, è riconducibile ai riti d’iniziazione degli ordinamenti tribali.
La fiaba di Cappuccetto Rosso adattandosi ai mutamenti sociali ha perso certi caratteri, come quelli truculenti del cannibalismo, che o scompaiono o tendono a mimetizzarsi in forme compatibili con le regole sociali, tuttavia nel suo mobilismo trasformativo non è sfuggita a una concezione androcentrica che assegna alle figure maschili un ruolo dominante.
Nella più classica delle versioni, Cappuccetto Rosso, la madre, la nonna sono la proiezione di tre stadi diversi del femminile e viste da una prospettiva maschile, pur segnando una continuità da una generazione all’altra, non esprimono sentimenti di solidarietà e sono ininfluenti rispetto allo scioglimento della vicenda.
Il dominio maschile si afferma nella veste del seduttore e del salvatore e l’epilogo della fiaba, affidato all’intervento salvifico del cacciatore, pone il sigillo di una cultura che non riconosce il valore delle donne.
Le donne investite da silenzi e subalternità, esautorate da una presunta superiorità del genere maschile, stanno riemergendo e anche le fiabe si apprestano a raccontare la loro ribellione.
Emma Fenu riscrive la fiaba L’incontro prendendo a prestito da Cappuccetto Rosso i personaggi principali, che liberati dalla finzione inflitta da una cultura arretrata ritrovano la schiettezza del proprio essere, riconquistata nel riconoscimento e nell’accettazione di una dualità di luce e di ombre, di emotività e razionalità, di animus e anima, vissuta all’interno di un sistema sociale di relazioni, predisposto ad accogliere tutte le forme di diversità.
La fiaba continua, ma la bambina con il Cappuccetto Rosso non sarà tutelata da una figura maschile. Si salverà da sola o in un rapporto di reciproca alleanza al femminile, senza neppure escludere un concorso maschile, purché sia espressione di una parità conclamata e condivisa, che insegue la realizzazione di una realtà sociale in lotta contro pregiudizi e disparità.
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