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Recensioni di libri

L’arte di legare le persone di Paolo Milone

Einaudi, 2021 - Milone scrive per brevi episodi, come tratteggiando con le parole tanti ricordi che, uno dopo l’altro, si affacciano alla memoria.

Annalisa Ortolani
Annalisa Ortolani Pubblicato il 16-06-2021
L'arte di legare le persone

L’arte di legare le persone

  • Autore: Paolo Milone
  • Genere: Storie vere
  • Casa editrice: Einaudi
  • Anno di pubblicazione: 2021

L’arte di legare le persone (Einaudi, 2021) è il primo libro dello psichiatra genovese Paolo Milone. Egli raccoglie, in quest’opera, anni di esperienza sul campo, in particolare per quanto riguarda il suo lavoro come medico del reparto ospedaliero di Psichiatria d’urgenza a Genova. Il testo, per sua stessa dichiarazione, deve molto allo scrittore latino Marziale, celebre per i suoi epigrammi dal ritmo rapido e pungente. Allo stesso modo, Milone scrive per brevi episodi, come tratteggiando con le parole tanti ricordi che, uno dopo l’altro, si affacciano alla memoria, e lo fa con una grande carica ironica in modo tale da alleggerire l’atmosfera altrimenti cupa e schiacciante, dato il tema trattato.

“C’è chi ritiene che il ricovero in Psichiatria
sia la cosa più brutta al mondo. Talvolta la vita è ancora più brutta.
Gli animali feriti si nascondono in una tana e si leccano le ferite.
Psichiatria è una tana.”

È così che Milone percepisce quel luogo troppo spesso carico di pregiudizi. È un rifugio per chi fuori di lì non riesce più a lottare, e allora Psichiatria li accoglie tutti, qualunque sia il peso che la vita ha assegnato loro. Tanti pazienti, ognuno diverso dall’altro, tutti con una diagnosi, ma allo stesso tempo tutte persone che con il loro stesso essere la travalicano e sono altro, sono di più.
Oltre i pazienti ci sono i colleghi, gli altri medici, gli infermieri, i tirocinanti. Milone ha una parola per tutti, qualche volta sarcastica, altre affettuosa. Quasi paterna, nel caso di Giulia, che è lì per imparare e ancora si deve fare le ossa:

“Giulia, ogni volta che soffri nella vita stai imparando qualcosa, già provato da altri in passato e che altri in futuro proveranno. Il bello di questo mestiere è che tutte le nostre esperienze, per quanto brutte o indicibili e meschine, prima o poi ci torneranno utili.
Per lo psichiatra la vita è come il maiale: non si butta via niente.”

E poi c’è Anna, l’unica persona che non appartiene a quelle mura, la moglie che lo aspetta dove, almeno per qualche ora, il dolore può essere lenito. Forse, per Milone, è Anna la tana.
Tra tutti i personaggi ce n’è uno che scompare troppo presto, prende il volo per non tornare mai più, eppure torna, torna sempre fino alla fine del libro, perché l’assenza di chi non c’è più è una presenza costante. Largo spazio è quindi dato al tema del suicidio, un atto che sembra volontario ma che per Milone è l’esatto opposto. Credere che dietro ci sia una scelta razionale è una mera illusione, un modo per rassicurarci e mettere a tacere qualcosa che ci fa paura:

“Sui dizionari è scritto: il suicidio è un atto volontario.
I filosofi dicono: il suicidio è l’espressione
estrema della libertà dell’uomo.
Io sono uno psichiatra, non un filosofo:
tutti questi volontari non verranno mai da me.
Per molti psichiatri clinici, il suicidio è la
prova estrema della mancanza di libertà dell’uomo.”

Un altro argomento delicato è quello della contenzione, che Milone ritiene ancora fondamentale in alcuni casi, però ci avverte anche che questa pratica è solo una piccolissima percentuale di tutto il lavoro dello psichiatra e che, soprattutto, contenere non vuol dire legare solo al letto, ma cercare di ancorare il paziente alla realtà e a se stesso, affinché non si perda, “riunire frammenti spezzati fra loro, mettere insieme mente e corpo, riunificare la persona, come un gesso rinsalda le ossa. Far di pezzi, uno”.

Infine, lo scrittore ci lascia un messaggio, perché l’uomo ha sempre bisogno di trovare un senso, altrimenti il dolore diventa un mare e ci si affoga. Una crisi psichiatrica non si augura a nessuno, ma a volte può portare a nuove consapevolezze. Addirittura, può indicare la strada per il futuro.

“Le persone migliori sono quelle che non dimenticano di essere morte mentalmente
e di essere rinate.
Alcune di loro sono ottimi psichiatri.”

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’arte di legare le persone

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