L’armata invincibile
- Autore: Simon Scarrow
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2018
Due uomini alti e robusti sono appena sbarcati nel porto di Ostia. Al locandiere non sfuggono le borse piene di sesterzi, che più dei semplici mantelli militari confermano quanto la coppia gli sta dicendo: sono il prefetto delle legioni Licinio Catone e il centurione anziano Lucio Macrone. E stanno iniziando una nuova avventura, nel più recente romanzo storico di Simon Scarrow, “L’armata invincibile”, pubblicato in Italia nel marzo 2018 dalla casa editrice Newton Compton (384 pagine 12 euro nel formato cartaceo, 5.99 l’eBook), quindicesimo della serie Eagles of the Empire.
Siamo nel 54 d.C., si fa festa a Roma. Carataco, il capo dei ribelli britanni, è recluso nel carcere Mamertino e l’imperatore Claudio ha ordinato di organizzare un grande corteo, per condurlo al tempio di Giove, dove sarà strangolato insieme ai suoi. Poi offrirà al popolo dell’Urbe laute libagioni e cinque giorni di ludi gladiatori e corse al Circo Massimo.
L’impero celebra un successo, ma un nuovo pericolo si annuncia in Hiberia: le indomite popolazioni locali si sono ribellate alle truppe romane e si rafforzano sempre di più intorno al condottiero che hanno scelto, il fiero Iskerbeles, un condannato a morte per rivolta, sottratto al supplizio della croce dal divampare della sommossa.
Da queste vicende, il bravissimo Scarrow trae un nuovo romanzo della Eagle Series. Il precedente è stato “Per la gloria dell’impero”, nel 2016, sempre per i tipi Newton Compton. Stupefacente la produttività narrativa dello scrittore inglese nato in Nigeria, autore di romanzi d’azione tra i più diffusi nel mondo. La sua firma in copertina è garanzia di qualità per i lettori di tanti Paesi. Davvero inesauribile la sua tempra, al pari di quella di Catone e Macrone.
Sono reduci da tre campagne militari in Britannia. L’ultima è stata durissima e il governatore li ha incaricati di tornare a Roma, per riferire sul fallimento dell’offensiva contro i Deceangli, sull’isola druidica di Mona. L’ambizione di qualche generale espone le legioni a inutili conflitti con tribù molto bellicose e a poco serve che Claudio illuda i romani, sfruttando un esito fortunato, la cattura di Carataco e della sua famiglia, per coprire una pesante ritirata in quelle stesse terre britanne.
Catone è infelice. Ha perso l’amata Giulia, spirata nel dare alla luce il loro figlioletto Lucio, la sola cosa rimastagli di lei. Anche Macrone è turbato, ma dal tanfo che ritrova nei quartieri bassi di Roma, lezzo di fogne, ortaggi marci e muffe acri.
Li convoca il greco Narciso, consigliere imperiale, in conflitto perenne con Pallante, l’altro potente liberto di corte. La capitale è un covo di arrivisti in feroce rivalità. I due tramano per cambiare il titolare sul trono: Narciso sostiene Britannico, nato da Claudio e Messalina, Pallante appoggia il giovane Nerone, figlio di Agrippina e pronipote dell’imperatore.
Dalla Spagna, il governatore chiede truppe per schiacciare la rivolta. I liberti mettono Macrone e Catone a capo di una coorte pretoriana, diretta ad Asturica Augusta. I pretoriani sono soldati, ma non legionari e restano distanti dallo standard delle truppe esperte impiegate da Roma in tutto il mondo conosciuto. Indossano tuniche di colore bianco avorio, in contrasto col rosso della tenuta legionaria. Non fanno parte dell’esercito e svolgono compiti di scorta imperiale, per questo sono di stanza a Roma. I Cesari comprano la loro fedeltà a peso d’argento, il minerale prezioso tratto dalle miniere spagnole, minacciate dalla ribellione.
Catone e Macrone non sono certi dell’efficienza dei pretoriani, non sanno se si batteranno bene. Dal canto suo, Iskerbeles sottovaluta i romani. In Hiberia sta avendo la meglio contro reparti ausiliari, poco motivati, che riesce a sopraffare con attacchi decisi. Cosi crede di potersi disfare facilmente dei rinforzi in arrivo dall’Italia, al comando del legato Aulo Vitellio, un altro protetto di Pallante.
In quanto superiore del prefetto Catone e del centurione Macrone, Vitellio li manda a difendere una miniera d’argento. Asturica è caduta, dopo una puntata a sorpresa dei ribelli. A trenta miglia sorge l’abitato di Lancia, presidiato dai romani e in quel territorio c’è Argentum, piena zeppa di minerale e di lingotti da proteggere. La seconda coorte è schierata di presidio, il resto della forza del legato se la vedrà contro Iskerbeles.
Fatto sta che non tutto va secondo i piani e Catone e Macrone restano da soli a vedersela col capo dei rivoltosi e i suoi invitti combattenti. Arroccati, insieme ai loro pretoriani, sperano nell’arrivo dei rincalzi, sempre se Vitellio riuscirà a realizzare un intervento efficace, cosa di cui dubitano, sotto certi aspetti.
Intanto abbiamo assistito a Roma al corteo organizzato da Claudio. Alla vigilia, i due legionari hanno cercato di convincere Carataco a chiedere la grazia, ma il condottiero ha respinto la proposta. Nel giorno del trionfo, Catone e Macrone vengono acclamati come protagonisti della vittoria in Britannia e premiati dall’imperatore con due lance d’argento.
Poi, il britanno sale sul patibolo…
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