Jean di Carlo Cavazzuti

Tutto si logora qui, la mia gloria è già tramontata. Questa piccola Europa non ne consente abbastanza. Bisogna andare in oriente: la vera gloria si conquista là.

"Jean" è un romanzo storico di quasi cinquecento pagine, ambientato nel periodo della Rivoluzione francese e delle campagne napoleoniche. L’autore è Carlo Cavazzuti, regista, sceneggiatore e saggista, alla sua prima e riuscita prova come romanziere, il quale ha scritto un libro molto documentato con cui esplora temi classici come la guerra, l’amore, l’amicizia, l’onore, la partenza ed il ritorno.

Jean e Marc sono due amici che trascorrono insieme la loro giovinezza spensierata, ma ad un certo punto decidono di arruolarsi nei cavalleggeri. Percorrono valorosamente le tappe della carriera militare e diventano ufficiali dell’esercito francese, tanto importanti da poter dialogare con Napoleone in persona e con Gioacchino Murat, al quale sono legati persino da un rapporto di amicizia.

"Finito il resoconto, il generale Bonaparte si alzò e subito dietro Jean fece lo stesso. Si avvicinò quindi a Jean e gli tese la mano." "Gioacchino si mise a ridere, reggendosi la pancia e battendo il poderoso pugno sulla tovaglia candida."

Marie è amica di Marc e moglie di Jean; molta della narrazione si svolge intorno a questo rapporto a tre, fra amicizia fraterna e amore. I due uomini partecipano alle campagne militari percorrendo l’Europa, l’Egitto e la Russia e tornando a casa in Francia ogni volta che possono. Marie trascorre in città la sua vita sempre uguale a se stessa, ancorata al quotidiano, fra il tentativo di avere un figlio e la continua attesa del marito. Ma la loro vita privata e famigliare, dopo i primi anni sereni, diventa sempre più rarefatta e difficile, anche perché all’interno di essa s’insinua un’altra donna, sempre più presente nella vita di Jean. Marc è amico sincero e insostituibile di Jean e Marie, l’unico ad essere a conoscenza di due segreti terribili e inconfessabili, uno custodito insieme a Jean e l’altro confidatogli da Marie. La campagna di Russia e la storica ritirata durante l’inverno che non perdona, assumono una valenza simbolica, come anche la scoperta dell’umanità e del senso della patria dei Cosacchi, protagonisti fino a quel punto di un immaginario fatalmente sbagliato, nella descrizione in alcune tra le pagine più belle e sentite di tutto il libro.

Ho visto una cosa intanto che ero prigioniero. Una cosa che mi ha fatto capire che non vinceremo mai. Che nessuno potrà mai vincere in Russia.