

Intimità senza contatto
- Autore: Lin Hsin-Hui
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Add editore
- Anno di pubblicazione: 2025
Il sanfedismo scientifico reca in sé aspetti luciferini. Nelle società del capitalismo globale, la mitopoiesi della sperimentazione senza limiti, unitamente al mantra mistificatorio del benessere alla portata di tutti, sono stati i passe-partout per l’appiattimento del pensiero critico e delle libertà individuali dei "cittadini attoniti" (F. Battiato). In coda al primo quarto di secolo del terzo millennio la pervasività dell’Intelligenza Artificiale è un’immanenza che emblematizza entrambe le potenziali derive di cui sopra; in nome di una tecno-scienza affiancata a un neoliberismo privo di scrupoli, le società del futuro prevedono l’attestarsi dell’I.A. in ambiti sempre più prossimi all’ontologia umana.
Sul crinale di temi portanti come identità e libero arbitrio, il tessuto narrativo di Intimità senza contatto della scrittrice taiwanese Lin Hsin-Hui (ADD Editore, 2025, traduzione dal cinese di Lorenzo Andolfatto), più ancora che al genere distopico si innerva in un realismo adiacente alle società automatizzate del pianeta. Con una vis speculativa che richiama i migliori claustrofobismi di Philip Dick, Lin Hsin-Hui imbastisce un romanzo che si (im)pone come incubo a occhi aperti/chiusi attestato fra l’intrusivo presente del potere scientifico-tecnologico e il futuro plumbeo della resa senza condizione della post-umanità.
L’intera città si poteva considerare uno smisurato sistema nervoso di cui l’edificio nero era il cervello, la Strada centrale la colonna vertebrale e le strade secondarie le sue diverse terminazioni nervose. Gli abitanti ne costituivano le cellule [...] Il regime di contatto zero aveva a poco a poco indotto tutte le attività commerciali a trasferirsi nella realtà virtuale, mentre bar, caffè e ristoranti erano rimasti deserti. Tutti i luoghi e gli spazi d’incontro di un tempo vennero abbandonati da un giorno all’altro, trasformandosi in logori fantasmi sdentati dalle orbite vuote.
In questo scenario da perenne lockdown, Lin Hsin-hui pedina la vita della protagonista, una ragazza della prima generazione costretta a vivere l’esperimento di un’asettica “società senza contatto”, regolata sotto ogni aspetto da un’Intelligenza Artificiale centralizzata. Una società addestrata, in altre parole, all’evitamento di ogni prossimità fisica, ritenuta matrice di infelicità, di contagio igienico ed emotivo, dunque dannosa. Le sole esperienze relazionali concesse dal potere artificiale sono sintetiche, e ben presto la donna ne diventa dipendente.
A partire da quel momento, divenne sempre più dipendente dalle esperienze sintetiche. Oltre a quelle del mare, che già acquistava abitualmente, iniziò a cercarne di più varie e stimolanti, che spesso includevano la presenza di altre persone: concerti dal vivo gremiti di spettatori, folle di visitatori in sale di museo affollate. Iniziò a consumare queste esperienze in forma di foglie aromatiche che comprava in pacchetti e arrotolava in cartine da bruciare per inalarne il fumo, assorbendo le particelle esperienziali attraverso i polmoni.
Ma le esperienze sintetiche non bastano a compensare lo struggente desiderio di conoscenza che muove la ragazza. Proprio per assecondare questa necessità, aderisce al programma di ibridazione bio-sintetica che la sincronizza a una metà artificiale, congegnata per instaurare con lei una relazione ideale, tanto simbiotica e coinvolgente quanto asessuata. Peccato che con il procedere delle esperienze, il rapporto con l’androide si palesi via via più invasivo, e le poste in gioco di questa "intimità senza contatto" diventino la coscienza e il libero arbitrio della giovane donna.
Abbiamo appurato che alla radice della sofferenza umana è il cosiddetto ‘libero arbitrio’
si legge, non senza qualche brivido, a pagina 185 del romanzo.
Attraverso una narrazione meticolosa e proprio per ciò funzionalmente ansiogena e incalzante, Lin Hsin-hui ci regala un esordio vigoroso, specchio deformato e plausibile di un mondo preda di un assoluto artificiale che – come nelle più cupe profezie della fantascienza sociale (e Intimità senza contatto fra queste) - rischia di soppiantare il genere umano.

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