In viaggio con Erodoto
- Autore: Ryszard Kapuściński
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
Cosa accomuna Erodoto, il famoso storico greco nato ad Alicarnasso (attuale Bodrum, in Turchia) il 484 a.C., con Ryszard Kapuściński, il giornalista polacco nato 2416 anni dopo a Pinsk? La risposta è univoca ed è la seguente: il continuo bisogno di viaggiare, legato indissolubilmente a quello di raccontare fatti e avvenimenti di luoghi e popoli più o meno lontani.
Kapuściński si presenta al lettore molto umilmente sin dalle prime pagine del romanzo, quando narra che, terminati gli studi, inizia la sua carriera di aspirante giornalista presso un giornale polacco locale, “Sztandar Mlodych” (“La Bandiera dei Giovani”). Siamo nel 1955 all’alba del Patto di Varsarvia, in pieno comunismo. Ryszard viene incaricato di girare nei villaggi polacchi di provincia alla ricerca di curiosi fatti di cronaca da raccontare ma ben presto si ritrova inspiegabilmente mosso da un impulso che fino a quel momento non aveva mai provato:
“il mio massimo desiderio, quello che più mi turbava, tentava e attraeva, era di per sé estremamente modesto: la pura e semplice azione di varcare la frontiera.”
Si propone pertanto alla redazione del giornale come corrispondente estero, pensando che la sua massima meta sarebbe potuta essere la Cecoslovacchia e ignorando il fatto che un anno più tardi verrà inviato molto più lontano: in India. Inizia così l’avventurosa carriera di uno dei più celebri reporter europei, attraverso l’India (1956), la Cina (1957), il Sudan e il Congo (1960), l’Etiopia e l’Algeria (1961), il Senegal (1963) e l’Iran (1979).
Denominatore comune di tutti i suoi incredibili e affascinanti pellegrinaggi è la costante presenza nella valigia del libro “Storie”, scritto da Erodoto che Kapuściński definisce come “il primo vero reporter della storia”.
I viaggi di Kapuściński appaiono pertanto “sdoppiati”: da un lato il presente che il giornalista polacco vive e descrive nei suoi articoli e dall’altro le vicende storiche narrate da Erodoto di quegli stessi popoli e di quelle terre. Entrambi gli aspetti si altalenano nei capitoli e si rincorrono costantemente.
I primi viaggi spiazzano e stordiscono Kapuściński che si sente totalmente impreparato a vivere esperienze così forti, sia dal punto di vista della sua preparazione culturale che da quello prettamente più intimo e umano. Di ritorno dall’India, sopraffatto dall’esuberanza di colori, suoni, sapori e miti, afferma infatti che:
“la mia mente era troppo imbevuta di razionalismo e di materialismo per immedesimarmi e penetrare in una cultura intrisa di spiritualità e di metafisica come l’induismo”.
Tuttavia, con il susseguirsi delle sue avventure in luoghi talvolta sperduti e pericolosi, Kapuściński arriva alla conclusione che
“il viaggio è la ricchezza, la fonte, il tesoro. Solo in viaggio un reporter si sente se stesso e casa propria”.
Inoltre, più Kapuściński legge Erodoto e più ritrova in esso un amico, un collega del passato con cui condividere la propria filosofia di vita:
“la curiosità del mondo, il desiderio di esserci, di vedere ogni cosa ad ogni costo e sperimentare tutto di persona”
muovono infatti entrambi gli storici a viaggiare e a scrivere.
In viaggio con Erodoto (Feltrinelli, edizione economica del 2012) è un inno al viaggio, compiuto nell’assoluto rispetto delle tradizioni e della cultura del paese che ci ospita, con un sano desiderio di conoscere, di imparare, di capire. Anche e soprattutto perché, una volta tornati, un medesimo viaggio si può
“prolungare, ripetere e moltiplicare attraverso la lettura di libri, lo studio delle mappe, l’osservazione delle immagini e delle fotografie”.
Peccato però che, come conclude Kapuściński,
“di gente che di propria spontanea volontà girasse il mondo per anni per conoscerlo, studiarlo, comprenderlo e poi descriverlo, ce n’è sempre stata poca.”
In viaggio con Erodoto è un libro consigliatissimo a chi ama la storia e a chi ama viaggiare anche solo con la mente, ogni giorno.
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