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Recensioni di libri

Il viaggio di Mouktar. Storie di migranti raccolte da un insegnante di frontiera di Alessandro Tedesco

Meltemi, 2021 - Alessandro Tedesco, giornalista pubblicista, mette per iscritto la sua esperienza diretta come docente di Italiano agli stranieri.

Gaetano Celauro
Gaetano Celauro Pubblicato il 22-03-2022
Il viaggio di Mouktar. Storie di migranti raccolte da un insegnante di frontiera

Il viaggio di Mouktar. Storie di migranti raccolte da un insegnante di frontiera

  • Autore: Alessandro Tedesco
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2021

Dopo il suo brillante viaggio in Sicilia in bicicletta del 2017 raccontato in Mountain bike in Sicilia (2017), Alessandro Tedesco, giornalista pubblicista, forte della sua professione di docente di Italiano A23 (classe di concorso specifica per insegnare italiano a stranieri), ha deciso di mettere per iscritto la sua esperienza diretta in questo settore. Ne Il viaggio di Mouktar. Storie di migranti raccolte da un insegnante di frontiera (Meltemi, 2021) narra in prima persona una vicenda piena di colori e di storie, ma parecchio triste, di cui colpisce l’epigrafe:

“Come se nel mondo non ci fossero posti dove andarsi a rifugiare persone solo posti da cui scappare. Un argomento di stretta attualità mentre si dispiega una altra ennesima grande tragedia.”

Si parla del sistema di accoglienza e della sua qualità, che ha interessato storie che nascono in mare, come se ci fosse una rinascita, una nuova vita, proprio in quel luogo, nel mar Mediterraneo, dove parecchie persone sono rimaste sul fondo, dopo essere sprofondate in una dimensione di paura, disperazione, sofferenza e dolore.

L’autore ha scelto di raccontare il cammino di queste vite, di queste persone, presentandole sotto la sua veste di insegnante e di educatore. È come se attraverso questo suo percorso che ha scelto coraggiosamente di compiere per venire incontro a persone che vogliono integrarsi si aprisse una porta verso una nuova visione della vita, da cui si esce diversi e non si è più come prima.

Ci si presenta un mondo pieno di umanità, di dolore e di paura, che porta a ritrovarsi dentro sentimenti ed emozioni che ci appartengono e che queste persone riportano alla luce con una forza e vitalità di chi rivendica solamente dignità. Nell’apprendere la lingua italiana da parte di queste persone, vi è una rivendicazione di dignità: Alessandro Tedesco racconta come l’insegnare aiuti molto a trasmettere loro quello che altrimenti non verrebbe fuori in altro modo, non trovandosi le parole per esprimere quello che si sente.

Agli occhi sbarrati quando scorgono le motovedette che vengono in loro aiuto si aggiunge con l’acquisizione della parola la felicità degli sguardi, intensi e profondi. Il racconto dell’autore ha la qualità di riportarci a una dimensione tristemente burocratica quale è quella dei luoghi di accoglienza dove le lezioni venivano impartite, ma che poi verranno chiusi. Ma l’autore, in questa sua opera, ha il merito di descrivere e fare conoscere la vitalità di cui si è reso testimone e partecipe di queste realtà, quale quella di un centro di accoglienza vicino Agrigento dove si manifesta una latente ostilità da parte della popolazione locale, che avverte come una minaccia provenire da queste diversità di popoli.

Un libro di interesse da dove traspare un atteggiamento equilibrato nei confronti di questa gente di diversa etnia che non vede il diverso colore della pelle.

“Quante storie. Centinaia e centinaia di storie che mi passano davanti quotidianamente. Non ci sono solo nomi davanti a me: sono vite, testimonianze, esperienze. Vite giovani e intense, così intense che è difficile poterle conoscere, capire, immaginare. Ogni vita è un romanzo affascinante, lunghissimo, senza fine, pieno di colpi di scena imprevisti, personaggi, odio, amori, violenze, cibo, tradizioni, preghiera, politica, guerre. Vite riche, ricchissime.”

E ancora: “ho il mondo intero a portata di mano, ogni giorno davanti ai miei occhi, forse ancora più che il mondo e voglio interrogarlo, voglio sapere, voglio il perché”.
Si manifesta nel libro la gratitudine dell’autore verso queste persone che ha incontrato, per le esperienze raccontate e che condivide con molta partecipazione senza mai farsi trascinare in nessun cedimento alla compassione e con molto rispetto. Molti di questi studenti, osserva l’autore, non hanno interesse e voglia di apprendere l’italiano, ma spesso non hanno in realtà voglia di niente, specie nei centri di accoglienza dove vivono in estreme condizioni di disagio. Ma vi sono quelli che hanno qualche cognizione di studio, che sono più interessati, e questo avviene spesso per i plurilingue, i provenienti dall’Africa o ancora coloro che durante il viaggio sono entrati in contatto con altra gente e hanno acquisito un linguaggio comune necessario per la sopravvivenza. E su queste competenze linguistiche è più facile lavorare perché si arriva a una migliore conoscenza della lingua italiana.

Il viaggio di Mouktar. Storie di migranti raccolte da un insegnante di frontiera è un libro accattivante che ha una struttura narrativa capitolo per capitolo, di progressivo interesse. Si procede nel narrato su due versanti, da una parte vi sono considerazioni di carattere generale dell’autore in base alla sua esperienza personale, unitamente a riflessioni di carattere politico e sociale, dall’altra parte vi sono ricostruzioni e narrazioni di storie importanti e molto toccanti, ben raccontate spesso dalla voce stessa dei protagonisti in prima persona. Ma quello che colpisce come fattore aggiunto è la sensibilità, l’empatia dell’autore che si avverte sin dalle prime righe del libro, dove descrive il suo stato di precarietà lavorativa in cui si era ritrovato dopo la crisi economica.

Si racconta di strutture di accoglienza diverse con una differente organizzazione (alcune hanno solamente lo scopo di concentrare le persone), ma ciò che colpisce in misura maggiore in questo libro, nelle storie che vengono raccontate, è il problema dell’identità, del riconoscimento e dei tempi per ottenerlo nelle varie commissioni. Non avere un’identità, nell’attesa interminabile dei documenti, fa vivere queste persone in un limbo che non permette loro di lavorare.

Vi è inoltre un capitolo sulla scuola pubblica, da cui si evince che tutto il sistema scolastico andrebbe riformato radicalmente in quanto assolutamente incapace di adattarsi a una realtà multiculturale e multilinguistica in continuo divenire.
Alla fine del libro si trova un racconto che significa questo stato, frutto delle condizioni in cui si è concentrati a vivere in modo malsano nei vari centri sovraffollati, dopo oltretutto essere passati dall’esperienza della pericolosa traversata, degli anni nel deserto e del periodo nelle carceri libiche.

Il viaggio di Mouktar. Storie di migranti raccolte da un insegnante di frontiera

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il viaggio di Mouktar. Storie di migranti raccolte da un insegnante di frontiera

Lascia il tuo commento

Commenti: 1

  • alessandro
    5 gennaio, 09:19

    Grazie Gaetano. Non avevo ancora visto la tua recensione, trovata per caso. Davvero bella.
    Grazie di cuore.
    Alessandro

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