Il sole splende ancora
- Autore: Todd Hasak-Lowy e Michael Gruenbaum
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2022
Nella lunga e chiarissima postfazione che segue Il sole splende ancora. Un ragazzo a Terezìn (Lapis 2022, trad. Matteo Corradini), lo scrittore americano Todd Hasak-Lowy, insegnante di scrittura creativa a Chicago, spiega qual è il punto di vista, molto originale, con cui ha scritto il libro che si avvale delle testimonianze del protagonista della storia, Michael Gruenbaum, sopravvissuto alla detenzione nel campo di Terezìn, in Cecoslovacchia, dopo oltre due anni di detenzione, insieme alla madre e alla sorella maggiore Marietta.
Non è un libro di memorie, perché la memoria è selettiva e talvolta fallace, spiega l’autore, che invece ha cercato di dare voce al bambino Misha, di pochi anni, quando i nazisti avevano occupato Praga, avevano arrestato e ucciso suo padre, un noto avvocato, e in seguito avevano deportato lui, la madre e la sorella nella fortezza di Theresienstadt, detta dai nazisti Terezìn, trasformata in un campo di concentramento che ospitava migliaia di prigionieri. La ricostruzione della vita nel campo viene raccontata immedesimandosi nella voce di Misha, in quello che lui vedeva, sentiva, osservava, pativa, ignorando quello che succedeva all’esterno e quale fosse il reale significato dei famigerati “trasporti” all’Est, che venivano continuamente programmati e vedevano sparire migliaia di persone su treni, sorta di contenitori senza panche per sedere e senza finestre per respirare, che spaventavano il ragazzo. Lui viveva nella Stanza 7, con altri quaranta ragazzi, adolescenti e bambini, sotto la tutela di Franta, che aveva deciso per loro una sorta di società, nella quale prevaleva il senso di responsabilità, la disciplina, la condivisione, la pulizia: i Nesharim, che cantano e suonano per darsi forza, sono ragazzi ebrei coraggiosi, anche se ancora inconsapevoli di essere al centro della Shoah, il più grande sterminio della storia europea. Ne avranno sentore solo nell’aprile del 1945, quando, dopo aver schivato per un colpo di fortuna dovuto all’intraprendenza di sua madre, che cuciva deliziosi orsacchiotti per i figli dei persecutori, la deportazione a Birkenau, Misha e i suoi pochi amici scampati vedranno arrivare i cadaveri viventi, gli scheletri rivestiti di stracci a righe, che i nazisti in fuga dai carri armati russi, cercano di riportare ad ovest. Le parole gas, passare per il camino, pronunciate dai reduci dall’inferno, non riescono ad essere decifrate dall’ormai quindicenne Misha: certe cose sono incomprensibili, inenarrabili. Eppure, il ragazzo, sua sorella, i panettieri danesi, altri coraggiosi, per giorni cercano di soccorrere quei morituri, pelando e bollendo patate impastate con farina, per offrire un cibo a che non aveva più neppure i denti.
Un libro lungo, pieno di racconti, di momenti commoventi, ma anche della voglia di vivere di ragazzi normali a cui era stata sottratta casa, scuola, libertà, infanzia e che tuttavia non si erano arresi.
25 intense fotografie originali sono riprodotte nelle ultime pagine del libro. Tra loro, quella della bellissima zia Louise, che aveva scritto una cartolina da Auschwitz, con la calligrafia inclinata in basso: lì si moriva, non si lavorava come promesso. E forse aveva contribuito a salvare i Gruenbaum. E sulla contro copertina, l’anziano Misha, che sorride tenendo fra le braccia l’orsacchiotto con la giacchetta colorata che gli ha salvato la vita.
Il sole splende ancora
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