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Storia della letteratura

Il romanzo vittoriano: elementi base ed evoluzione

Il regno della regina Vittoria è finora il più longevo nella storia britannica: Vittoria fu incoronata diciottenne nel 1837 per poi morire nel 1901. Nel lungo periodo che la vide regina il romanzo conobbe uno dei suoi momenti più fulgidi.

Francesca Barile
Francesca Barile Pubblicato il 17-01-2013

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Il romanzo vittoriano: elementi base ed evoluzione

Il regno della regina Vittoria è finora il più longevo nella storia britannica: Vittoria fu incoronata diciottenne nel 1837 per poi morire nel 1901. Nel lungo periodo che la vide regina il romanzo conobbe uno dei suoi momenti più fulgidi.

L’ascesa della borghesia e la maggiore circolazione dei libri, grazie alle biblioteche che noleggiavano a poco prezzo i volumi, ma anche la pubblicazione dei romanzi a puntate all’interno dei settimanali più popolari contribuirono ad alimentare la diffusione dei romanzi.

Il romanzo vittoriano in Charles Dickens

Il romanzo vittoriano nel suo primo momento (circa un ventennio tra gli anni 40 e gli anni 60 del XIX secolo) vede tra i suoi maggiori esponenti Charles Dickens. Lo scrittore dell’epoca adotta la narrazione onnisciente e intrusiva, alternando la narrazione a frequenti commenti e digressioni; inoltre, ergendosi quasi a vate o maestro di vita, non sono infrequenti ammonizioni o lodi a seconda della condotta dei vari personaggi. Si segue un pedissequo filo cronologico e il personaggio è accompagnato in molti casi dalla culla alla maturità, quando cioè è entrato in pieno nel sistema sociale del paese. La morale vittoriana, non esente da ipocrisia e influenzata sia dalle teorie utilitaristiche che dalla religione protestante di stampo puritano, mirava a inquadrare gli individui respingendone ogni slancio creativo o autonomistico.

La denuncia sociale che vede come portabandiera il già citato Dickens non mira pertanto a combattere gli abusi e le discrepanze tra i ceti, ma esclusivamente a mostrare una situazione che di fatto veniva considerata non risolvibile se non con l’adozione di attività caritatevoli o pseudo tali come le famigerate "working house", prigioni legalizzate che in cambio di duro lavoro fornivano un tetto sia pur fatiscente e un tozzo di pane in condizioni igieniche alquanto precarie.

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Charles Dickens e il romanzo vittoriano

Il romanzo vittoriano: Emily Brontë

Dopo il primo ventennio, gli scrittori iniziarono a contestare l’ordine costituito. Un esempio è dato da Emily Brontë, che nel suo unico romanzo "Cime tempestose" imbastisce una storia d’amore passionale e impossibile (ovvero caos contro ordine), adottando inoltre uno stile narrativo innovativo che fa uso di analessi e con punti di vista diversi, evitando accuratamente commenti o digressioni.

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10 cose che forse non sai su Emily Brontë

Il romanzo vittoriano: Oscar Wilde

A fine secolo Oscar Wilde dà un suo contributo nel mondo della narrazione con "Il ritratto di Dorian Gray", nel quale dietro la storia del protagonista che, grazie a un mefistofelico patto riesce a sembrare giovane trasferendo la sua decadenza fisica e morale sul suo ritratto, si nasconde una denuncia del perbenismo borghese tutto teso all’apparenza più che alla reale essenza delle cose.

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Oscar Wilde: vita, opere e stile

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il romanzo vittoriano: elementi base ed evoluzione

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