Il 9 giugno 1870 moriva a Londra il grande romanziere Charles Dickens, colpito da un’emorragia cerebrale.
Per gran parte dell’età vittoriana (vedi: Il romanzo vittoriano) la palma di re del romanzo spetta a lui: sua maestà Charles Dickens, scrittore prolifico la cui fama è rimasta immutata anche al giorno d’oggi.
Scopriamo la vita, i romanzi principali, e le caratteristiche stilistiche del maggior romanziere inglese.
Chi era Charles Dickens?
Portabandiera del romanzo sociale, con uno sguardo all’infanzia abbandonata e sfruttata, Charles Dickens, nato a Portsmouth nel 1812 e morto nel 1870 a Gadshill, ha vissuto sulla sua pelle l’onta della povertà: a dodici anni, a causa dell’imprigionamento per debiti di suo padre (argomento spesso affrontato dallo scrittore, in primis nel suo romanzo d’esordio Il circolo Pickwick). Il piccolo Charles fu costretto ad andare a lavorare in una bottiglieria toccando con mano la piaga del lavoro minorile e la mancanza totale di diritti degli operai.
I romanzi di Charles Dickens
Diventato giornalista e in seguito scrittore grazie al suo stile vigoroso, Dickens ha lasciato ritratti indimenticabili, primo su tutti quello di Scrooge (che tra l’altro è il nome anglosassone dell’avaro Paperon de Paperoni). Il suo Canto di Natale è una fiaba che vede le sue radici nei morality plays medioevali (si pensi ad Everyman di epoca tardo-medievale) e nel gusto gotico di fine Settecento.
Oliver Twist è il simbolo dell’infanzia maltrattata e poco considerata, ma la dicotomia città-campagna, che vede Londra come ricettacolo del Male e la campagna come buen retiro dove anche i più indigenti vedono la loro esistenza più risollevata, denuncia la spropositata crescita delle città che di conseguenza portò alla nascita di quartieri dove spesso gli esseri umani toccarono livelli indicibili di degrado.
Le avventure di Oliver Twist
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Tempi difficili (titolo originale Hard times) è una possente denuncia della civiltà industriale e anche dell’arida istruzione impartita secondo le teorie utilitaristiche che mirava a eliminare nell’individuo ogni afflato di libertà e creatività. La descrizione dell’immaginaria Coketown (letteralmente città del carbone) mutuata su Preston, cittadina vicina a Manchester con le sue strade e i suoi edifici tutti uguali, nonché la monotona vita dei suoi abitanti è di per sé un vero manifesto di protesta contro gli effetti deleteri dell’industrializzazione in Gran Bretagna.
Tempi difficili
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David Copperfield è l’ottavo romanzo scritto da Charles Dickens, pubblicato per la prima volta mensilmente su rivista tra il 1849 e il 1850. È forse il romanzo più autobiografico dell’autore inglese; per scriverlo Dickens parte dalla sua infanzia travagliata. La storia parte dalla nascita del personaggio principale per poi accompagnarlo fino alla sua maturità che dopo travagliate vicende lo vede marito, padre e giornalista felice.
David Copperfield
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Grandi Speranze è il tredicesimo romanzo di Charles Dickens. Fu scritto e pubblicato a puntate tra il 1860 e il 1861. È il secondo romanzo di Dickens, dopo David Copperfield, ad essere stato scritto interamente in prima persona. Narra la storia dell’orfano Pip che all’inizio della vicenda ha poco più di sei anni, viene picchiato e maltrattato dalla sorella, ma troverà il suo riscatto.
Grandi speranze
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Le due città è un romanzo storico scritto da Dickens nel 1859. Narra di Parigi e Londra alla fine del Settecento e agli albori della Rivoluzione francese. La storia inizia con la scarcerazione di un uomo imprigionato ingiustamente nella Bastiglia, chiamato il Redivivo, con una figlia bellissima, Lucia Manette, che ha condiviso il suo triste destino e che è ammirata per la sua bellezza e bontà.
Le due città
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Lo stile di Charles Dickens
Lo stile narrativo di Dickens è ancora piacevole malgrado sia stilisticamente antiquato: narrazione prevalentemente in terza persona, con narratore onnisciente, uso frequente di commenti, ma anche ironia e descrizione di personaggi (generalmente i cosiddetti flat characters o personaggi minori) spesso al confine con la caricatura. Si pensi al tratteggiamento dell’ebreo Fagin in Oliver Twist, uno dei cattivi letterari per eccellenza, ma anche la perpetuazione della figura negativa del Juif errant.
Talvolta l’eccessiva lungaggine descrittiva potrebbe tediare un lettore moderno, tuttavia leggere Dickens è a dir poco fondamentale per chi vuole accostarsi alla narrativa europea.
Charles Dickens e il romanzo di formazione
La produzione letteraria di Charles Dickens è permeata dalla cosiddetta “morale vittoriana” che esercita una forza educativa sui lettori. L’infanzia nei romanzi di Dickens non è mai una stagione felice, ma è il momento dei soprusi, degli inganni, dello sfruttamento. I bambini protagonisti sono orfani, lavoratori sfruttati in fabbrica, oppure figli che devono fare i conti con le irresponsabilità dei padri. C’è tuttavia una possibilità di riscatto che si attua nella storia e, dunque, nel percorso di crescita dei protagonisti verso l’età adulta.
Charles Dickens segue lo schema narrativo del Bildungsroman ma vi aggiunge una struttura fiabesca, connotata da un lieto fine, e un importante elemento di denuncia sociale. Nei suoi libri Dickens mostra un mondo popolato di ingiustizie, una società nettamente bipartita nella divisione tra ricchi e poveri, ma non manca di lasciare aperto uno spiraglio di speranza.
I bambini felici ed emarginati di Charles Dickens diventano infatti adulti felici e realizzati: nella parabola della narrazione attuano il loro riscatto, ritrovando la gioia e l’amore di cui erano stati privati nella prima infanzia.
Il genere narrativo di Dickens si fonda dunque sul romanzo di formazione, nato in Germania a fine Settecento, ma vi aggiunge l’elemento innovativo del conflitto sociale. L’autore inglese descrive la società industriale malata e competitiva del proprio tempo, mettendone in luce le ombre e i lati oscuri come la nascente mentalità dello sfruttamento capitalistico.
Allo sguardo realistico sulla situazione dell’Inghilterra Ottocentesca, Dickens tuttavia accompagna una svolta narrativa tipicamente romanzesca. Usando la penna come una bacchetta magica, lo scrittore dona ai propri protagonisti la vita sognata. Segue il percorso evolutivo tipico del romanzo di formazione: dopo aver affrontato tanti ostacoli e difficoltà i personaggi trovano finalmente la pace a lungo agognata.
La soluzione è riposta nell’incanto nel quale Dickens stesso trovò rifugio e conforto: immaginazione e libri. Come la lanterna magica (la “magic lantern”, Ndr) che tanto affascina il piccolo Oliver Twist, così la letteratura dona conforto con il suo caleidoscopio di personaggi e mondi che continuano a illuminare il grigiore della vita vissuta così diversa da quella narrata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Charles Dickens e il romanzo vittoriano
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