Il piccolo campo di Erskine Caldwell

Lo scenario de Il piccolo campo di Erskine Caldwell (Bompiani, 1980, trad. di E. Vittorini) è l’affascinante e arida Georgia degli anni trenta del secolo scorso. Il protagonista di questa storia risponde al nome di Ty ed è convinto che il suo appezzamento di terreno celi, in realtà, un giacimento d’oro. Pia illusione perché al momento la sua vita non è mutata all’insegna della ricchezza. La cosa peggiore è che costringe i figli a quella vita illusoria, privandoli di qualcosa che potrebbe farli crescere come persone. Due di loro, stanchi, decidono di abbandonare quell’inutile sogno di gloria e trasferirsi in città. Jim ha trovato davvero fortuna e vive una vita tutto sommato tranquilla assieme alla moglie. Sorte differente per Rosamond, che si è sposata ma con un uomo misero e alcolizzato.

Eppure Ty spera sempre che questi due “traditori” un giorno possano decidere di tornare da lui e aiutarlo a cercare il fantomatico giacimento. E gli altri figli? Loro sono rimasti e vivono più o meno come il padre. Poi c’è Grisenda, la moglie di Buck. Uno dei figli, appunto. Bella e provocatrice, quest’ultima porterà un bel po’ di scompiglio in quel tutto sommato tranquillo nucleo familiare. E l’epilogo, purtroppo, potrà essere uno solo.

Con Il piccolo campo, Erskine Caldwell ci narra una vicenda che partirà in sordina ma che poco a poco esploderà in tutta la sua potenza, sconvolgendo i nostri sensi. Una storia vecchia di decenni che, vi posso assicurare, ha molto da dire ancora oggi. Questo grazie a personaggi sapientemente definiti, uno scenario descritto minuziosamente e dialoghi che esalteranno le parole di questa storia.

Una storia dedicata a chiunque voglia immergersi in qualcosa di bello e profondo, senza per forza porre un’etichetta per giustificare le ore che trascorreranno durante la lettura. Ore spese bene, magari sol pochi minuti al giorno per bearsi di qualcosa che non chiede nulla e che rimarrà dentro noi per molto tempo.