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Recensioni di libri

Il numero quattro di Marco Paracchini

Tabula Fati, 2018 – Detective story e nuove indagini per l’investigatore giapponese di padre italiano Kenzo Tanaka, protagonista di un trittico di gialli in quel di Tokyo, ognuno autoconclusivo, anche se collegati in continuità.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 20-12-2022
Il numero quattro

Il numero quattro

  • Autore: Marco Paracchini
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2018

In tutto sono in tre - l’autore Marco Paracchini, il disegnatore Pierfrancesco Stenti, il personaggio Kenzo Tanaka - per un giallo originale che vale triplo. È curiosamente distinta in un trittico la detective story Il numero quattro, pubblicata nel 2018 dal Gruppo editoriale Tabula Fati di Chieti, nella collana di mistery “Collezione Giallo” (152 pagine, 13 euro).

Il romanzo Il numero quattro è un’opera atipica, costituita da tre atti. Una, due, tre storie, autoconclusive, anche se collegate in continuità. Ognuna è indipendente, ma insieme costituiscono “una mappa narrativa completa e definita”. Con la collaborazione dell’investigatore Tanaka, falso cinico ed eroe sui generis, Paracchini ha voluto disarticolare il “sistema romanzo tradizionale” e imprimere una marcia diversa alla lettura gialla: suggerisce di leggere i tre atti dall’inizio alla fine, come un romanzo tradizionale, “scomposti ma uniti”.
Numerosi i libri di narrativa e saggistica firmati da Marco dal 2010. Nato a Novara nel 1976, è un regista freelance, autore di testi e docente accademico. Insegna storytelling audiovisivo nello IED di Milano, regia e storytelling transmediale nell’Accademia di Belle Arti a Novara. Ha tenuto moduli didattici nel Liceo Classico Cavour di Torino (Scrittura per cinema e televisione) e nell’ITI novarese Omar. Diversi i corsi di scrittura creativa, racconto cross&transmediale, regia e storia dei media, anche a Milano e Torino. Realizza dal 2005 video per aziende e multinazionali, enti pubblici e fondazioni no profit. Suoi cortometraggi sono stati premiati in Italia (L’Audace Viaggiatore nel 2009, Giulia" nel 2010, La donna in nero nel 2011) ed altri distribuiti a livello nazionale (Il Protocollo Sabbia del 2006, preceduto da L’Ultimo Giorno, del 2002). Ha ideato campagne audiovisive per sostenere realtà di volontariato, promuovere la cultura e l’eco-sostenibilità, raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica.

Si definisce cosmopolita ed eterno sognatore, qualità trasferite in alcuni protagonisti della sua narrativa: il seriale Tanaka (presente già in tre titoli), l’agente segreto olandese Quint Dekker (nel romanzo Camminando sulle Ombre, 2016), oltre a Sherlock Holmes, in qualche racconto.
Pierfrancesco Stenti (Napoli, 1968), autore delle tavole in bianconero - alcune a tutta pagina -che intervallano il romanzo di Paracchini, sostiene di amare l’arte del fumetto. Dopo la Scuola Internazionale dei Comics Dino Caterini, non ha mai smesso di disegnare, pur essendosi impegnato in altre attività. Ha realizzato illustrazioni, loghi, brochure e depliant per realtà nazionali. Con Tabula Fati irrompe nell’editoria nazionale.
Visto che si parla di biografie e curriculum, Kenzo Tanaka risulta un investigatore decisamente creativo. Arguzia e capacità deduttiva aiutano a risolvere in breve indagini complicate. Giapponese di padre italiano, è un acuto osservatore, sebbene certi atteggiamenti dissacranti da spaccone lo facciano sembrare superficiale.
Non possiede un’automobile, s’è per questo non ha neanche famiglia o parenti ed è single, ma tutt’altro che insensibile al fascino femminile. Sorvola sulle apparenze, si affida alla sostanza e alla praticità, non bada a come sono fatti gli oggetti, ma a cosa possano servire. Apprezza il cibo, tanto più italiano, che riesce a smaltire da camminatore instancabile. Adora gli anime giapponesi, non si potrebbe dire lo stesso delle armi, visto che oppone anche ad avversari temibili un modesto coltellino milleusi e un grande senso dell’humour, qualche volta fuori posto.

Prima sottufficiale della Guardia Costiera, poi assistente ispettore della Polizia Metropolitana di Tokyo, “ha trovato rifugio presso l’agenzia investigativa PBI”, ricavando equilibrio emotivo e scoprendo il lavoro di squadra. Nipponico solo di mamma, è Tanaka per un errore all’anagrafe, il cognome del papà italiano sarebbe Tanaca.
Gli fanno cerchia personaggi fissi. Hikaru Kuruma ha fondato la PBI, tanta passione per il lavoro, passato misterioso, moglie onnipresente sebbene non si veda mai. Si tratta di una figura paterna per Kenzo, quanto Yoshi Gamanote è l’amico più fidato: ispettore capo della Polizia di Tokyo, ha circa vent’anni di più, fuma da fare paura, veste senza fantasia ed è un altro single. C’è da accennare anche al nerd ipertecnologico Hiroshi, part-time nell’agenzia, in cui si distingue la segretaria tuttofare Kaoru, “giovane, sveglia e bella”.

Morti sospette a Fukushima, nella prima delle tre parti autoconclusive del romanzo, L’ombra di Caronte. Kenzo sarà poi impegnato nel quartiere malfamato Sanya, da omicidi orribili che le credenze locali attribuiscono a un Kappa, un mostro delle leggende popolari. Il titolo del secondo atto è Il cadavere senza volto, mentre il terzo, Le quattro teste, comincia con un Tanaka malridotto. Qualche ora prima è stato gettato giù da una finestra e le fitte di dolore pulsante nella parte destra del busto lo risvegliano sopra una poltroncina, con i polsi legati e una freccia piantata sotto un’ascella. Non per errore dell’aggressore o per fortuna del bersaglio umano, ma per la buona mira di chi l’ha scagliata da una balestra, ancora puntata contro di lui.
È in questo atto che Kenzo approfondisce la conoscenza con una donna dalla bellezza impressionante, Madame Ishikawa...

Il numero quattro

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il numero quattro

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