Il grande nulla di James Ellroy

"Il grande nulla", la condanna di James Ellroy di ciò che rimane di un’epoca.
Los Angeles, 1950. Maccartismo e caccia alle streghe. La tregua tra i gangsters Mickey Cohen e Jack Dragna per il controllo della città. Il loro status quo. Una situazione di stasi nella quale tutti quelli che fanno parte del giro ne escono rafforzati.

Lo sfondo. I comunisti sostengono le rivendicazioni del sindacato degli attrezzisti e delle comparse di Hollywood per gli aumenti salariali. Gli studios invece sono amici di Mickey, Mickey controlla il sindacato rivale, i comunisti sono il nemico pubblico numero uno dell’America. Quale migliore occasione dunque per il tenente Dudley Smith per acquisire prestigio e fare carriera dentro il Dipartimento di polizia di Los Angeles. Rossi tremate arriva Dudley Smith! Pesci piccoli da trasformare in squali, incriminarli per sovversione e il gioco è fatto. Un’occasione ghiotta da non farsi sfuggire. E Mickey che è il capo del giro lo sa bene.

La storia. Danny Upshaw, un promettente poliziotto della Omicidi appassionato di criminologia a cui capita il caso dell’anno: un omicidio brutale ai danni di un jazzista fallito. Pochi giorni a disposizione per le indagini prima che venga archiviato come una semplice isteria tra omosessuali sfociata nel sangue. Il Dipartimento di polizia non si può permettere un altro caso eclatante come quello della Dalia nera.
Per Danny invece è il caso su cui gettarsi a capofitto. Niente ambizioni, né illusioni di carriera per il giovane sergente Upshaw. Passione pura e semplice, Sachlichkeit al cento per cento.

Le storie laterali. Mal Considine, la faccia pulita del Dipartimento messa a capo del caso sui comunisti per mostrare l’indipendenza dell’indagine. L’onesto, ingenuo e sensibile poliziotto da manovrare a piacimento.
Buzz Meeks, il portaborse tuttofare ruffiano di Mickey e collaboratore della polizia al caso dei comunisti. Una visione dall’esterno, là nel mondo di Mickey.

Tutto andava come doveva andare. L’inchiesta sui comunisti si faceva più incisiva. I pesci piccoli parlavano che era un piacere. Mal Considine e Buzz Meeks navigavano con il vento in poppa.
E Danny affondava. Gli omicidi degli omosessuali proseguivano. La tecnica di uccisione era sempre la stessa. La passione di Danny si trasformava in ossessione.
Nei manuali di criminologia aveva imparato che bisognava cercare di trasformarsi nell’assassino per entrare nella sua follia, coglierne la routine e i significati. Un interrogatorio dopo l’altro, un indizio alla volta, ed ecco la prima pista. Una confessione estorta, un colpo di fortuna per Danny ed ecco che lo scenario si fa sempre meno incerto. Ma non poteva farcela da solo. Al Dipartimento hanno notato la sua bravura e l’ispettore capo Mal Considine ha bisogno di un giovane brillante capace di infiltrarsi tra i dirigenti comunisti e incriminarli per sovversione: in cambio maggiore appoggio al suo caso degli omosessuali. Dodici ore al giorno come infiltrato tra i comunisti, dodici ore al suo caso di omicidi. Affare fatto.

E qui inizia il caos. Le barriere saltano. I mondi si uniscono. Gli indizi trovano il loro collegamento inaspettato. I miseri localetti jazz dei bassifondi si trasformano in punti d’incontro sofisticati della Los Angeles benestante. Il mondo di sotto con i suoi tossici, protettori, spacciatori e prostitute si rovescia nel mondo di sopra e sui suoi avvocati, chirurghi, divi del cinema e lenoni raffinati. E in mezzo il giovane sergente Danny Upshaw che è andato troppo a fondo finendo per scoprire ciò che non avrebbe dovuto.

Giovane, introverso, ostinato e senza una rete di protezione. Un poliziotto modello che diviene il capro espiatorio di un’epoca e dei suoi pregiudizi, di un sistema marcio sin nelle fondamenta, dominato da mostri in camicia bianca e unghie ben curate disposti a qualsiasi atto di crudeltà pur di raggiungere i propri scopi. Un mondo dove non c’è scampo per quelli come il sergente Upshaw.

«Non ho mai dubitato della tua intelligenza, ragazzo. Del tuo coraggio sì. Della tua intelligenza mai. E ammetto di aver sottovalutato la tua ostinazione. Sono solo umano, sai».
«Oh no. Non lo è».
«Sangue e ossa, ragazzo. Eros e polvere, come tutti noi fragili mortali. Come te. Come te, che strisci in una fogna in cerca di risposte delle quali sarebbe molto meglio fare a meno».

"Il grande nulla". La condanna di James Ellroy di ciò che rimane di un’epoca. Una condanna trasversale, politica e morale. La descrizione di un mondo selvaggio dove niente sopravvive, eccetto i mostri, quelli veri. Nel loro status quo.