Il grande libro del vintage
- Autore: Sabina Minardi
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2021
"Il tempo è perduto, ma forse no. Il ricordo può arrivare inaspettato, portandosi dietro la nostalgia di un mondo. Basta un piccolo dolce, la madeleine, immersa nel tè di tiglio." Marcel Proust
L’assedio di Fort Apache era eterno, sembrava dovesse non finire mai. Il fortino cadeva o resisteva assecondando topos e varianti del cinema western, ma il gioco sfidava le leggi del tempo. La lotta continua fra indiani e cowboy si reiterava inesausta sulle distese a perdere di pavimenti domestici. Un paio di anni fa nel reparto giocattoli di un supermercato di paese, ho visto in vendita soldatini che assomigliavano ai soldatini poveri della mia infanzia. Erano anni che non mi capitava di vederne in negozio, e il ricordo e la malinconia hanno bussato forte.
L’aggettivo vintage è usato spesso, spesso accompagnato dalla preposizione “tuffo nel passato”. Aveva ragione la poetessa Louise Glück: “Guardiamo il mondo una volta sola, nell’infanzia. Il resto è ricordo”, diceva. Non si spiegano altrimenti gli infiniti ritorni al deja vu: nella moda, come nei giocattoli, al cinema, nella pubblicità, e persino in sempre più frequenti nostalgie politiche.
C’è chi ha sposato la filosofia vintage facendone addirittura uno stile di vita. Come scrive Sabina Minardi a pagina 197 del suo piacevolissimo Il grande libro del vintage (il Saggiatore 2021):
“C’è una storia emblematica di un rifugio nel passato, negli anni più classici della nostalgia: quella di Katrina Holte […] trentenne di Hillsborough, cittadina dell’Oregon, che sta raccontando se stessa tutti i giorni sui social network. Questa donna ha lasciato il lavoro e ha trasformato la sua vita in un autentico monumento al vintage, decisa a replicare abitudini e comportamenti di una tipica casalinga degli anni cinquanta”.
De gustibus. Fatto sta che Katrina Holte non è certo l’unica sedotta dal passato remoto, e di vintage sono piene le ontologie.
A dare una scorsa alla fenomenologia sociale dell’ultimo decennio (almeno) è stata spesso una rincorsa al c’era una volta: dal ritorno in pompa magna di 33 giri e musicassette alla resurrezione della vintagissima Polaroid. Dai settantottardi pantaloni a vita alta ai reiterati Techetechete televisivi, ai Goldrake e ai Segni del comando in DVD furoreggianti in edicola. L’elenco è articolato, declinabile in varianti che abbracciano il marketing, l’usato, il low tech, le griffe, i remake, il design, i cartoons, le anime mie televisive, e chi più nostalgia canaglia ha più ne metta. Proliferano anche i siti dedicati - ai 70 agli 80 ai 90, bastano vent’anni per meritarsi l’etichetta vintage -, fedeli al motto del “si stava meglio quando si stava peggio”.
Le vintage-manie insomma ci circondano in molti ambiti, e Sabina Minardi con questo libro si è guadagnata sul campo il ruolo di sacerdotessa più accreditata per trattarne. Fidatevi: Il grande libro del Vintage si distingue dai lavori che lo precedono, per lo sguardo amplissimo con cui inquadra il fenomeno. Evitando, in altre parole, di soffermarsi esclusivamente sugli scontati giocattoli, i cartoni animati e le marche di merendine che furono. Inedito e significativo è, per esempio, il lungo capitolo dedicato all’ostalgismo politico (Il potere del passato, pag. 177), che dai libri di Marco Follini dedicati alla DC (sic!) approda al rimpianto per la Berlino del muro, indotto più che dal senso di vuoto lasciato dalla DDR, dal
“traumatico risveglio in un presente senza più punti di riferimento e una riunificazione con molte falle da colmare. Perché nel 1989 una gigantesca rivoluzione si compì, e gli equilibri del mondo cambiarono. Ma a fronte di tanti sogni realizzati, lo scenario precedente fatto di luoghi, stili di vita, spazi cittadini mutarono inesorabilmente, e repentinamente”. (pag. 185)
Da analisi come questa ne discende un saggio (con foto da groppo in gola) che non tralascia la Storia, come solo i saggi spessi fanno e sanno fare. Poi che è proprio con la storia che il vintage si misura e fa i conti in primo luogo. In quanto attributo intrinseco al passato e all’attualizzazione del passato.
Attenti a liquidare come ennesima trovata di un marketing che raschia il fondo del barile, il ritorno in commercio delle gomme da masticare Brooklyn (l’inarrivabile “gomma del ponte”), o la discreta salute editoriale di cui godono i fumetti d’antan. Le madeleine sono di più che semplici biscotti.
“Tra il desiderio di riprenderci le nostre abitudini (dopo gli ignobili lockdown, ndr) e un riscoperto senso di collettività, il ricorso al ‘come eravamo’ è diventato moda e mania, ed è risalito sempre più all’indietro, di decade in decade, in un inarrestabile gioco di link tra immagini, meme, ricordi appunto. Espressioni di un passato in cui rifugiarsi, ma anche di un’esperienza collettiva, comune e riconoscibile, di uomini, di sigle e di cose, tutti peraltro già in piena riscoperta”. (pag. 12)
Il grande libro del vintage
Amazon.it: 27,55 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il grande libro del vintage
Lascia il tuo commento