

Il detective sonnambulo
- Autore: Vanni Santoni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2025
Potrebbe sembrare una “roba da ispettore Clouseau”, un libro che evoca atmosfere da giallo, situazioni poliziesche, intrecci dai contorni noir; in realtà l’ultimo romanzo di Vanni Santoni, dal titolo Il detective sonnambulo (Mondadori, 2025), va ben oltre l’indagine stricto sensu per portarci in una storia dal clima europeo – e mondiale – dove i temi della Storia con la S maiuscola, il rapporto che gli individui hanno con essa, intrecci amorosi, criptovalute, sottoculture, politica, attivismo ed economia si mescolano in un romanzo particolare e unico, proprio per la capacità di mettere su carta tanti degli argomenti al centro del dibattito pubblico contemporaneo.
Partendo da due riferimenti cari all’autore quali I detective selvaggi di Bolaño e I sonnambuli di Broch, l’autore di La verità su tutto e I fratelli Michelangelo in questo libro ci porta in una Parigi che evoca la sensazione della flânerie e anima di spirito bohémien i personaggi, una Parigi attualissima diventata la città che raccoglie le nuove élite economiche e che porta con sé tanti giovani emigrati in cerca di opportunità e speranze.
Martino è uno di questi, un giovane toscano arrivato a Parigi in cerca di nuove occasioni. Partito per fare il bohémien nella "nuova Londra", sente però a un certo punto di aver fallito nella sua ricerca di senso ed è sul punto di tornare a casa. Fino a quando non conosce Johanna.
Ma io credo che si debba cominciare da Johanna, poiché senza di lei, senza il mio in contro con lei, niente di tutto questo sarebbe accaduto, né mai avrei immaginato di potermi ritrovare in mezzo a simili e così inattesi eventi... E allora sì, torniamo a Parigi, a due anni prima della fine. Torniamo a Johanna.
Johanna è una donna dal fascino inquieto; capelli rosso acceso, dietro ai suoi occhi si nasconde un mistero indecifrabile. Martino è
abbacinato dal fuoco di quei capelli, nei cui ricci parevano agitarsi ancora le inquietudini dell’adolescenza, da quegli occhi di un verde malachite che mi sorridevano con entusiasmo, […] – e che però tradivano, dietro, un abisso irrequieto; quella bocca sdegnosa, in cui s’indovinava un miscuglio di passioni contraddittorie, impazienza e indolenza assieme, una sensualità feroce e una specie di sprezzo per il mondo, il tutto a far da fondale a brevi esaltazioni per le più piccole minuzie che passavano nello spettro ondivago della sua attenzione.
Johanna però appare e molto spesso scompare dai radar. Perso dietro allo sguardo magnetico e inafferrabile di Johanna, Martino si scopre innamorato di questa femme fatale che lo conduce quindi in una ricerca affannosa ai limiti della gelosia; vagabondo e sonnambulo in una Parigi che evoca i passages di Benjamin, la ricerca lo porta però in un mondo più grande di lui, facendolo risvegliare dall’idillio amoroso e precipitandolo in una sorta di incubo. Dopo aver riconosciuto il viso di Johanna sullo sfondo di un manifesto con su scritto “Chi è Manfredi Contini della Torre?”, Martino si mette sulle tracce del collettivo anarchico ARC23; nello scantinato di una libreria conoscerà quindi Tanya, anche lei sulle tracce di Manfredi, un turbo capitalista fautore di una donazione al collettivo in criptovalute.
Con un ritmo incalzante e dialoghi vivaci, i quattro personaggi finiranno per intrecciare le loro storie in un romanzo che fa dei continui colpi di testa dei protagonisti il fuoco che anima la narrazione.
I percorsi delle vite di Tanya, Johanna, Manfredi, e con essi quello, risibile, della mia, che ora mi pareva rassomigliare, più che a una nuvola, a un pezzo di carta perduto da chissà che velivolo, che il vento faceva vorticare...
portano il narratore a spostarsi fra Parigi, Davos, Berlino e Venezia, andando a creare una storia dai contorni internazionali e misteriosi. I quattro personaggi intrecciano le loro storie, le loro idee e i loro sentimenti andando a creare un quartetto composito dove ognuno si fa portatore delle proprie istanze di cambiamento. In un mondo segnato dalla crisi climatica, dalla crisi economica e dalla crisi della rappresentanza, smarriti e impotenti, un po’ alla deriva, Tanya, Martino e Johanna uniscono le loro forze attorno al potere e i soldi dell’enigmatico Manfredi per fronteggiare il corso velocissimo della Storia. A metà fra utopia e disincanto, i quattro finiranno per interrogarsi sulla loro reale capacità di influenzare gli eventi del mondo, con la consapevolezza che “tutto ha un impatto” e che la creazione artistica, l’azione attiva sono forme che danno dignità all’essere, sono ingegno, talento, autenticità, originalità, espressione del sé.
Il punto è che si può almeno essere un faro. Un punto di luce. Fondare un impero sarà una fantasia ridicola, ma non lo è immaginare un nuovo Parnaso, una nuova Eleusi. Pensa al Giardino di San Marco dove Lorenzo il Magnifico radunava artisti e pensatori. Pensa alla corte dei duchi di Ferrara...
Il sogno di creare una nuova corte di pensatori illuminati che agiscano per il cambiamento, che creino un faro di luce che faccia da riferimento, un coacervo di pirati, hacker, artisti ribelli, pazzi, attivisti, un giardino rinascimentale dove riunire tutte queste figure attorno a Manfredi naufraga però laddove subentra in quest’ultimo il disincanto e la disillusione. In uno scenario da fine della Storia i quattro personaggi si confrontano quindi con il fallimento dei sistemi novecenteschi, per cui un cambiamento dal basso non è più possibile. In un’epoca iper accelerata, i vecchi schemi di pensiero sono dunque saltati e non riescono più a stare al passo dei tempi. Martino, Tanya, Manfredi, Johanna sono perciò gli ultimi resistenti di un mondo sempre più intontito dalla società dello spettacolo, dove solo un’azione sensazionalistica e di impatto può scuotere le coscienze.
Il detective sonnambulo, unendo la tensione narrativa del romanzo d’indagine e del romanzo di formazione con la profondità della riflessione esistenziale e politica sul nostro tempo, è dunque un racconto del disincanto, di una società forse stanca dei continui movimenti improvvisi e delle svolte continue della Storia che ha perso lo slancio creativo e cerca una nuova visione del futuro. Un romanzo europeo e internazionale, che ha il pregio di portare su carta molti dei temi e delle criticità della contemporaneità ma che alimenta la speranza della ricerca di un nuovo ordine delle cose.
Di certo, ovunque getti lo sguardo, vedi il male, la sofferenza. Per ché c’è tutta questa povertà nelle strade?
– Perché c’è tutta questa ricchezza qui, – disse Tanya.
– Forse. Immagino. Chissà. Ma come invertire il processo? Come liberare il mondo dal male, dalla sofferenza...
– Dalla morte? – dissi io.
– Magari!– Scherzavo.
– No, non c’è da scherzare. Bisogna pensare in grande, cercare una via. Abbiamo smesso d’immaginare il futuro, un futuro.

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