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Recensioni di libri

La verità su tutto di Vanni Santoni

Mondadori, 2022 – Fra esoterismo, psichedelia e letteratura, l’ultimo libro di Vanni Santoni è un cospicuo e tortuoso generatore di domande sul problema del male.

Federico Carciaghi
Federico Carciaghi Pubblicato il 30-03-2022
La verità su tutto

La verità su tutto

  • Autore: Vanni Santoni
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2022

Scegliere comporta sempre un tradimento, la rottura di un equilibrio, infrangere delle regole. Scegliere può provocare del male a qualcuno? Si può fare solo il bene? Si può non fare il male? Sono questi alcuni degli interrogativi a cui cerca di rispondere Vanni Santoni nel suo ultimo interessante libro, La verità su tutto (Mondadori, 2022), e inserito peraltro da Edoardo Nesi fra le proposte degli Amici della Domenica per il Premio Strega 2022.

Cleopatra Mancini, alias Cleo, sociologa dalla carriera brillante, a seguito della visione di un video online in cui riconosce il volto della sua ex compagna, Emma, vittima di revenge porn e di violenza sessuale, è travolta da mille domande. È sua la colpa della situazione in cui è finita Emma? Della loro separazione?

“Pure, era impossibile non percepire del dolore in quella figura spuntata dai recessi della realtà: era il volto di una dannata, quello che guardava in camera e diceva So it goes, così va il mondo, oppure anche È andata così… Come è andata, Emma, mi dicevo, che cosa è successo perché io ti ritrovi oggi lì? Cosa – cercai di deglutire, ma avevo la bocca secca – ti ho fatto? Quanto male ti ho fatto?”

Il senso di colpa spinge perciò la protagonista a intraprendere un cammino di indagine personale e ricerca della propria identità. È la molla che fa scattare il viaggio romanzesco ideato da Santoni; un viaggio inizialmente confuso, che non sembra avere una rotta precisa. Cleo si dibatte fra la Badia fiorentina e il Monte alle Croci, cercando risposte ai propri dubbi esistenziali. Nel frattempo, Cleo, assalita da dubbi anche sull’indirizzo della sua carriera accademica e professionale, si iscrive a Lettere; e fra le quattro mura delle sale di Germanistica e Slavistica della sede di Brunelleschi a Firenze – luogo in cui, attraverso le nitide immagini descritte da Santoni, chi vi scrive ha rivisto sé stesso durante i propri anni universitari – avviene quindi un incontro inaspettato, quello con il Morelli:

“Facemmo amicizia, se si poteva chiamare amicizia quel trovarsi nella stessa stanza una o due volte la settimana, sebbene per molti mesi, a ripensarci; quel dirsi te, massimo quattro frasi nell’intera giornata […] – ma, sì, poteva dirsi tale, perché c’era affetto, perché ci stavamo dando qualcosa; così poco da essere impercettibile, eppure comunque con uno squilibrio: perché io gli davo solo quel minimo di compagnia che lui non avrebbe mai ammesso di gradire, mentre Morelli, oltre a integrare i miei percorsi di lettura con suggerimenti meno aggiornati, ma più radicati nel rapporto fra letteratura e filosofia di quelli di Laura, mi avrebbe lasciato qualcosa di più importante.”

Morelli è il primo degli enigmatici quanto bizzarri personaggi che affollano il percorso di Cleo. L’inquietudine e l’angoscia generati dal prologo del libro gettano quindi un’ombra lunga sulla protagonista per tutto l’arco del romanzo, la tormentano e la portano progressivamente a sperimentare incontri di varia natura. Il problema del male arrecato a Emma termina inevitabilmente con la creazione di una serie di fenomeni a catena che si ripercuotono sulle persone a lei vicine:

“Tutto era in qualche modo cominciato per il male che avevo fatto a Emma per poter stare con Laura, e adesso stavo mandando tutto a gambe all’aria con lei – stavo facendo del male a lei – proprio a causa delle mie fole… Si poteva non fare il male? Era quello, mi chiedevo all’ennesimo tornante mentre ormai faceva buio, il peccato originale, l’impossibilità di non fare male a qualcuno una volta che si entra in un sistema di scelte?”

L’incomprensione fra Laura e Cleo porta quindi alla separazione definitiva. Cleo è sempre più dentro al suo itinerario iniziatico che la porta a esplorare le più disparate realtà spirituali. La vera sorpresa del libro infatti è l’abilità dell’autore nel saper trattare in maniera articolata l’immenso patrimonio delle culture esoteriche e orientali, con incursioni anche nel mondo della cultura underground e psichedelica: La verità su tutto si trasforma quindi anche in un ottimo esercizio di erudizione e sincretismo in cui Santoni dà prova di saper maneggiare abilmente testi e personaggi di questo universo complesso e variegato ai fini romanzeschi, finendo col creare un personaggio che riassume in sé i tratti di Dante e quelli di don Chisciotte.

L’immersione nello spirituale di Cleo è d’altro canto vittima dello stigma della società, è vista sotto una cattiva luce. Le persone a lei più care – suo babbo e Laura – pensano che ci sia bisogno di “uno bravo” per farla rinsavire. L’eroe di Cervantes, giudicato pazzo dai più, esclama tuttavia “qui io so chi sono”, mantenendo quello sguardo imbevuto di utopia mista a disincanto che lo spinge a perseverare lungo la sua strada; e Cleo non è da meno, percorre il suo cammino in maniera ostinata, consapevole che la risoluzione del problema del male necessiti di un viaggio dentro sé che conduca alla piena conoscenza dell’io.

“Mi fermò alla stazione mentre rientravo da Montevarchi: un “arancione”, come li chiamava mio padre. Tunica rosa, sandali, benedizione sulla fronte, il codaccio sulla nuca così che Krishna ti possa acchiappare dal cielo quando tiri la buccia o come diavolo era la leggenda.
Be’, certo che ho sentito parlare di Bhagavad-Gita. Ce l’ho, anche a casa.
Scommetto che hai l’edizione Adelphi.
Ci mancava l’Hare Krishna esperto di editoria.”

Dopo un buffo incontro alla stazione di Montevarchi – altro luogo con un’alta capacità di identificazione per chi scrive, trattandosi della città in cui abita – con un Hare Krishna, il processo di decostruzione delle certezze porterà quindi Cleo a imbattersi dapprima nell’ecovillaggio di fricchettoni a Badia Tedalda, passando poi per il Paradisino a Vallombrosa e arrivare alla comunità dei Folletti a Pistoia. Cleo compie un vero viaggio di discesa nella profondità del proprio io e di ascesi verso la ricerca di una risposta al problema del male. Un viaggio dantesco fatto di luoghi e personaggi inusuali che si concluderà infine con la creazione di una comunità spirituale di cui Cleo – che si farà chiamare, alla fine del romanzo, Shakti Devi – ne sarà la guida. Una comunità che rischia però di incorrere in derive politiche e autoritarie che gettano ombre sul lettore, facendolo nuovamente scontrare col pregiudizio e l’aura di mistero che ancora domina sulla sfera esoterica oggigiorno. La verità su tutto è però, in definitiva, un vero bildungsroman che interroga la testa del lettore su uno dei quesiti chiave del nostro tempo: che conseguenze hanno le nostre scelte? Si può non fare il male? Un cospicuo e tortuoso generatore di domande che si snoda lungo una traiettoria circolare che sembra però non avere mai fine.
La risposta sta nel varcare la soglia e nel coraggio di mettersi in cammino.

“Camminai, camminai… Quanto camminai? […] Quanto ho girato, mi chiedi? Quanto bastava, credo. Forse meno di quel che ho raccontato, forse di più.”

La verità su tutto

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La verità su tutto

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