

Il costruttore. Le cinque lezioni di De Gasperi ai politici di oggi
- Autore: Antonio Polito
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2024
Un saggio sulla memoria storica di un grande statista, Alcide De Gasperi, che segnò alla fine della Seconda Guerra mondiale un nuovo inizio per il nostro Paese, con i suoi ideali di libertà e di Europa unita. L’ultimo presidente del Consiglio d’Italia e il primo presidente del Consiglio della Repubblica. Un uomo di grande elevatura morale e politica, a volte dimenticato, che ha lasciato un segno indelebile nella nostra storia, e che avrebbe tanto da insegnare ai nuovi politici. Il costruttore. Le cinque lezioni di De Gasperi ai politici di oggi (Mondadori, 2024), ultimo lavoro dell’editorialista del “Corriere della Sera” Antonio Polito, è il ritratto dell’unico premier forte che l’Italia abbia avuto, l’uomo che prese sulle sue spalle le responsabilità della guerra perduta dal fascismo, che riuscì a riscattare la dignità della nostra nazione umiliata e sola e a a cui gli italiani, suoi contemporanei, furono immensamente grati. Fervente cattolico, faceva della correttezza e dell’onestà un comandamento. Rifondatore della Patria dopo le tragedie della guerra, la ricostruì dalle macerie materialmente ed economicamente; un leader che venne arrestato dal fascismo perché antifascista e che volle un governo senza i comunisti.
Ho perciò pensato che ai ragazzi dell’Italia di oggi valesse la pena di raccontare, e ai più adulti di ricordare, un uomo di governo così diverso dai muscolari e bulleschi personaggi che siamo abituati a vedere ogni giorno in tv.
De Gasperi era diverso anche dai politici del suo tempo. Si presentò, scrive Antonio Polito, non ben accolto al tavolo dei vincitori per riscattare la nazione che aveva inventato il fascismo e servito il nazismo. Doveva dimostrare che c’era un’Italia che aveva combattuto Mussolini.
Imputato responsabile di una guerra che non ho fatto e che il popolo non ha voluto.
Nacque a Pieve Tesino in Trentino, allora parte dell’Impero Austro-Ungarico, e ad oggi è stato il presidente del Consiglio più settentrionale che l’Italia abbia avuto. Di famiglia povera, i suoi erano contadini e taglialegna; dopo la licenza liceale scelse Vienna per gli studi di Filologia moderna, che lo avrebbero portato all’insegnamento. Saranno gli anni delle sue prime esperienze politiche in difesa degli italiani del Trentino e, seppur giovane, era animato dagli ideali di legalità e di una nazione moderna. Né interventista né dannunziano, era un accanito sostenitore della nazione Italia ma non nazionalista e sovranista come lo si intende oggi. Alto, magro, occhi chiari e naso greco, nell’agosto del 1946 alla Conferenza di Pace di Parigi rappresentava una nazione umiliata e distrutta dal fascismo, con i vincitori pronti a chiedere territori italiani: la Jugoslavia pretendeva Trieste e Zara; l’Austria rivendicava l’Alto Adige; la Francia Tenda, Briga e la Valle d’Aosta.
Di De Gasperi va ricordato ancora oggi il suo pensiero politico, e la sua solitudine di leader; nessuno comprendeva la sua visione internazionale, di come cambiò il volto del nostro Paese e quanto la via della democrazia da lui voluta fosse non priva di ostacoli, essendo la più minacciosa opposizione proprio all’interno del suo partito. Voleva un’Europa forte che nascesse dalla cooperazione di nazioni libere e con un suo apparato militare. L’Europa unita non era solo un suo progetto politico, ma la riteneva una necessità morale contro la possibilità di un ritorno di totalitarismi e di guerre. Chiese insistentemente il referendum tra monarchia e repubblica; chiese e ottenne capitali per finanziare la rinascita del Paese e con le opere di ricostruzioni vere e proprie emergenze, piani di edilizia popolare e rilancio della politica industriale, diede all’Italia la possibilità del suo riscatto.
Quando un Paese è stretto dalla morsa rappresentata da un lato dall’obbligo di rigore di bilancio e dall’altro da un alto tasso di disoccupazione e da un forte disagio sociale, l’unica via di uscita possibile è una grande iniezione di investimenti dall’estero.
De Gasperi, con Luigi Einaudi, governatore della Banca d’Italia e anche ministro, convinto a farlo da Benedetto Croce, riuscì a combattere l’inflazione e a contrarre la spesa pubblica, difendendo la moneta, la lira, e tutelando il risparmio. Volle l’ENI con lo straordinario Enrico Mattei, che si interpose nell’oligopolio delle Sette Sorelle.
Nei suoi anni di governo un’energica politica di sviluppo portò al boom economico; l’Italia divenne in pochi anni la sesta potenza economica mondiale senza lasciare indietro il Sud ed è, ancora oggi, una grande lezione per i nostri politici.
Un uomo e un politico di assoluta onestà e rettitudine, con il suo ideale di democrazia politica, con al centro l’idea della libertà dei grandi pensatori cattolici quali Manzoni e Gioberti: la libertà politica deve essere legata alla libertà economica e la democrazia senza la giustizia sociale è solo una chimera, una truffa.
Il costruttore. Le cinque lezioni di De Gasperi ai politici di oggi è una lettura importante, da consigliare, che mi ha ricordato più volte mio padre, testimone di quel tempo e negli anni a venire, da vecchio e irriducibile socialista, immerso nelle letture dei saggi di Gabriele De Rosa sul Partito Popolare, che ho qui ritrovato. Questo prezioso saggio mi è stato donato da un mio caro amico d’infanzia con il quale, negli anni di crescita e di maturità, non ho mai smesso di dialogare sulla politica, sul bene comune e sulla Storia che racchiude in essa le risposte ai più grandi interrogativi del nostro tempo.

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