Il Lercio
- Autore: Irvine Welsh
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Nel 1993 Irvine Welsh pubblicò "Trainspotting", il romanzo che gli diede una vasta notorietà e lo impose come uno degli scrittori più interessanti della sua generazione. Trainspotting racconta le vicissitudini di un gruppo di giovani che vivono ai margini della società. Questi eroi di Welsh devono fare i conti con una quotidianità fatta di lavori umili o illegali, dipendenze di varia natura, l’ardua ricerca di un appagamento sentimentale e sessuale. Alcuni - tra cui Mark Renton, il personaggio principale - sono tossicodipendenti e finiscono nel tunnel dell’eroina. Si dimostrano spesso crudeli, distruttivi e autodistruttivi; ma anche capaci di una grande umanità. L’amicizia che li lega è messa a dura prova dalle circostanze, dai loro caratteri differenti e dalle incomprensioni che li porteranno, molto spesso, a prendere strade diverse. Questa piccola comunità sembra tuttavia contrapporsi in maniera non del tutto negativa a una realtà borghese piatta e priva di vitalità, incapace di rappresentare un’alternativa credibile e attraente.
In questo capolavoro d’esordio Welsh sfodera una prosa cruda, cinica e pessimista. Trainspotting è un romanzo complesso e affascinate già a partire dal suo impianto narrativo, costituito da numerose storie che si intrecciano tra loro fino a formare un nucleo unico, raccontate in prima o terza persona, con stili narrativi e punti di vista di volta in volta differenti.
Nel 1998 Welsh pubblica "Il Lercio", che a differenza di "Trainspotting" vede un solo indiscusso protagonista, il cattivissimo sergente Bruce Robertson, detto anche Robbo. Robbo è un poliziotto che usa il suo ruolo di tutore dell’ordine come paravento per le sue malefatte. Trae infatti un piacere sadico a causare del male a tutti quelli che lo circondano. Non importa che siano colleghi, amanti o vicini di casa. Bruce ne ha per tutti. Così arriva, ad esempio, ad impadronirsi della sceneggiatura che il suo capo sta scrivendo di nascosto sul posto di lavoro per poi distruggerla. Se si reca a casa del collega Ray Lennox, gli buca i cuscini del divano con la sigaretta. Oppure, si diverte a scrivere nel bagno del posto dove lavora delle frasi omofobe nei confronti di un altro poliziotto.
La sua vita personale è invece costituita da un’ossessiva ricerca del piacere sessuale. È circondato da donne che inganna facilmente e porta a letto simulando sentimenti che non prova, senza ovviamente badare ad alcuna morale. Così mette le mani su ragazze con problemi psicologici, mogli di colleghi e persino sulla sorella di Carole, la sua ex moglie dalla quale ha avuto una figlia. Ricorre inoltre appena può alla pornografia, alle prostitute e sfrutta il suo ruolo da sbirro per avere in cambio favori sessuali. La sua unica ambizione è quella di ottenere la promozione a ispettore e per ottenerla non esita a compiere le azioni più meschine, cercando di fare fuori in tutti i modi gli altri candidati.
Welsh mette dunque in scena la rappresentazione di un uomo malvagio, o comunque pervaso da un’oscura malvagità. Eppure, in questa corazza di cattiveria concentrata, s’inseriscono fin da subito delle crepe, delle smagliature che ci ridanno la struttura di un personaggio più complesso di quello che potrebbe sembrare in un primo momento. Bruce è soggetto a frequenti crisi di ansia e depressione; dimagrisce in fretta per via di un verme solitario che lo divora dall’interno e in più è tormentato da un fastidioso eczema nelle parti intime, nemesi di un’esistenza tutta volta al piacere dei sensi. Soffre senza quasi volerlo ammettere con se stesso; la sua cattiveria non basta a saziarlo. Tutto il romanzo di Welsh ruota intorno allo svelamento della personalità di Bruce. Lo scrittore ci mostra con calcolata lentezza cosa lo ha portato ad essere quello che è.
La vicenda converge infatti verso un finale a sorpresa, dove scopriamo come il tremendo passato del protagonista abbia determinato freudianamente le sue nevrosi e le conseguenti azioni scellerate.
Nel dipanare questa matassa, Welsh non esita a trascinarci fin dentro le viscere del suo personaggio. Veniamo poco alla volta risucchiati nella vita malata di Robbo, contagiati dal suo cinismo e dalle sue crisi interiori. Partecipiamo alle sue giornate bieche, volte ai piaceri più meschini, all’alcol e alla droga, agli stordimenti che offuscano i sensi.
Welsh è molto abile nel mischiare il registro comico a quello drammatico. Le avventure di Robbo hanno allo stesso tempo uno sfondo tragico ed esilarante. Le sue malefatte fuori da ogni canone, gli insulti iperbolici che egli propina a destra e a manca riescono a suscitare sia l’indignazione che la risata. È insomma un individuo ripugnante ma per il quale si finisce per provare una sorta di ambigua attrazione.
La prosa trova la sua forza in un linguaggio senza fronzoli, spesso volgare in maniera iperbolica. Un linguaggio dove abbondano espressioni inusuali, e vere trovate che rendono accattivante la lettura. Ad esempio, Welsh fa parlare in prima persona anche il verme solitario che si trova nelle interiora del poliziotto, troncando improvvisamente la narrazione con le incursioni del verme che inizia a raccontare il suo punto di vista.
"Il Lercio" di sicuro non mancherà di sorprendere, indignare e divertire il lettore. Imperdibile per gli amanti di Welsh e per chi vuole assaggiare una storia originale fuori dagli schemi consueti della letteratura.
Il lercio
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