Identità preistoriche. Potere, disuguaglianza e rito nelle società neolitiche del vicino Oriente
- Autore: Stefano Radaelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
L’Oriente ha sviluppato nel corso dei secoli civiltà straordinarie, i suoi popoli hanno vissuto storie eccellenti, hanno realizzato meraviglie architettoniche, sviluppato teorie teosofiche e filosofiche, ma non hanno mai prodotto un Rinascimento, un’Età dei lumi, una Rivoluzione francese, una industriale. Perché? Una risposta si può cercare leggendo Stefano Radaelli e risiede nel passato remoto, ch’è poi la collana del suo saggio, Identità preistoriche. Potere, disuguaglianza e rito nelle società neolitiche del vicino Oriente, pubblicato da Oltre Edizioni di Sestri Levante (giugno 2023, con nove immagini e cartine in bianconero in appendice, 270 pagine).
Nato in Veneto nel 1983, laureato in filosofia e specializzato in semiotica, l’autore ha operato per diversi anni nell’organizzazione di eventi musicali e lavora come collaboratore scolastico. Il suo saggio è il risultato di tre anni di ricerca indipendente, con l’obiettivo di divulgare a un pubblico più ampio alcune delle teorie più interessanti sviluppate da antropologi e archeologi negli ultimi decenni, sulle origini delle diversità tra i ceti e sulle dinamiche tra rito, identità e organizzazione collettiva.
Il mondo è alla rovescia? Chissà, di sicuro resta un gran crogiolo di contraddizioni e da quando l’Occidente ha cessato di seguire in politica e in economia la vocazione al controllo del pianeta, le classi culturali più evolute, progressiste con venature marxiste e di ideologia Woke, hanno preso a sconfessare, vergognandosene, tutto quello che la storia e la cultura occidentali hanno rappresentato e rappresentano. Eppure, la democrazia, i diritti dell’uomo, legalité, liberté, fraternité, sono nati in Europa, non altrove.
Sono derivati dal mondo greco, attraverso l’impero romano, i secoli delle monarchie che hanno formato gli Stati moderni, l’Illuminismo, la Rivoluzione francese.
Tutto quello che non sia occidentale è migliore, pensano, fin dagli anni sessanta in cui i Beatles viaggiano in India estasiati dal buddismo, tra l’altro, senza vedere che ha sempre tollerato differenze sociali terrificanti e come tutte è una religione ossessionata da divieti: questo no, questo mai sia, questo è tabù.
Perché la presa di distanza dal passato non appartiene alle altre macroculture, cinese, indiana, asiatiche? Nessun altra mette in discussione la propria secolare identità di costumi, tradizioni, pensiero e conquiste sociali, come fa l’Occidente, autoflagellandosi. Cosa ne sarà, domani, dell’identità una volta egemone nel pianeta, quella umanista e liberista?
E che dire dell’Islam? Dalla seconda metà del primo millennio in poi, la religione-Stato ha sterilizzato il progresso. Non nasce niente dov’è arrivato e domina il Corano, complesso di regole assolute, difese dalle lame della Sharia. Gli arabi non hanno prodotto più nulla, il loro apporto alla weltanshauung planetaria, prima rilevante nella matematica, scienza, poesia, è congelato al periodo precedente il Profeta. Il mondo islamico non ha più sviluppato una propria scienza, industria, tecnologia. Adotta semplicemente quelle di altri.
Le radici di questa differenza potrebbero risalire alla diversa evoluzione dei popoli primitivi nei continenti, millenni fa. Tuttavia, le condizioni originali, primigenie, di quelle minime organizzazioni sociali, sia pure distanti tra loro, saranno pure state omogenee, nelle più remote fasi evolutive, in quella che Radaelli chiama “Rivoluzione neolitica”.
Si badi, il saggista non si avventura affatto nella critica comparativa tra il mondo occidentale e quello orientale, alla quale ci siamo abbandonati. Semmai, con rigore scientifico totale e senza implicazioni ideologiche, suggerisce che per provare a comprendere l’organizzazione sociale preistorica, occorre “ripensare” nozioni come “persona, società e potere”. E mettere a fuoco il rapporto delicato intrattenuto nel passato con le concezioni legate al trascendente, al divino.
Durante il Neolitico, scrive, le società umane di quel periodo erano decisamente avviate al percorso verso la “complessità”, come la intendiamo oggi, sebbene i fattori che spingevano in quella direzione siano stati frenati efficacemente per millenni. Sbaglieremmo però nell’attribuire a questo “percorso” il pregiudizio moderno secondo il quale la velocità di cambiamento del mondo contemporaneo sarebbe incommensurabile se paragonata all’antichità remota.
Al dinamismo del presente viene contrapposta l’idea di un passato immobile, segnato da cambiamenti tanto lenti da risultare impercettibili.
Se le società preistoriche possono sembrare statiche, lo furono meno di quanto si creda e, secondo Radaelli, tutto quanto da loro prodotto e determinato è l’effetto di scelte consapevoli.
Faremmo un torto considerevole ai nostri antenati se leggessimo i meccanismi che prevennero la nascita di società rigidamente stratificate non come il frutto della loro agency, ma come il prodotto di fattori meta-storici come la ’semplicità’ del loro mondo o la ’lentezza’ dei loro ritmi di cambiamento.
Dalla Preistoria possiamo imparare molto. Il Neolitico, in particolare, insegna che disuguaglianze e gerarchie limitanti la libertà degli esseri umani non sono un destino segnato. E se il mondo iper-complesso di oggi sembra così distorto e iniquo, studiare i mondi di ieri può forse permettere di costruire il mondo di domani su basi differenti da quelle che hanno dominato gli ultimi cinquemila anni della nostra storia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Identità preistoriche. Potere, disuguaglianza e rito nelle società neolitiche del vicino Oriente
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Buonasera, sono Stefano Radaelli, autore del libro. Rispondo perché non penso che il mio saggio serva a spiegare le differenze tra Occidente e Oriente, come scritto nelle prime righe della recensione. Inoltre, pur rispettando le opinioni del recensore, non capisco in che modo le cose che ho scritto nel saggio le supportino - tanto più che le mie idee vanno in tutt’altra direzione. Pubblico il commento a beneficio di chi dovesse imbattersi in questa recensione, poiché dalla sua lettura ne ricaverebbe un’impressione poco fedele del mio lavoro. Saluti, Stefano.