I tre cavalieri di Roma
- Autore: Andrea Frediani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2020
Ventidue romanzi, quindici saggi, un fumetto e sono una parte soltanto della più ampia bibliografia complessiva: trentotto i titoli firmati da Andrea Frediani per la casa editrice Newton Compton e dichiarati in appendice al più recente, I tre cavalieri di Roma (settembre 2020, 374 pagine), che inaugura la Invasion Saga, ennesima dello scrittore, saggista e storico capitolino.
Non ancora sessantenne, appassionato di storia - ci si è laureato - si considera principalmente un divulgatore della materia, che a suo avviso è il risultato del complesso di azioni ed emozioni del genere umano, di progetti realizzati o falliti, di sentimenti e idee degli uomini e delle donne del passato. Non è perciò l’arida sequenza di date ed eventi imposta agli alunni dai programmi scolastici fino a qualche tempo fa, prima che il problema venisse risolto alla radice, visto che la storia non si insegna più nelle scuole e apprenderla è relegato alla curiosità individuale dei giovani.
È quello c’è successo allo stesso Andrea. Galeotto fu il cinema: il papà militare lo accompagnava da piccolo a vedere film di guerra e quelle vicende d’ogni epoca mettevano in moto la sua fantasia, lo spingevano a cercare di conoscere il contesto storico autentico delle vicende che lo avevano eccitato. Sotto questo aspetto, i ragazzi oggi sono avvantaggiati dalla disponibilità di una fonte istantanea di informazioni storiche: basta fare un salto in quella straordinaria enciclopedia immateriale ch’è il web, quantomeno per curiosare, per una prima infarinatura, perché Frediani invita a diffidare dei contenuti di Internet, “troppe bufale in rete”, dice. Le sue fonti sono gli storici dell’epoca, duemila anni fa circa, però Andrea è uno specialista, ha bisogno di approfondimenti seri e se da una parte non tutti i siti sono spazzatura (se ne trovano di attendibili), anche lui fa ricorso alla fantasia per movimentare le vicende dei suoi personaggi, alcuni dei quali autentici protagonisti dell’antichità.
È storia romanzata, dunque, ma pur sempre storia quella proposta nelle avventure di tre cavalieri dell’esercito di Roma, impegnati nella spedizione in Partia, nel 165 dopo Cristo, al comando del legato Avidio Cassio.
Si dice che i Parti abbiano rotto la tregua e per rappresaglia le Legioni hanno saccheggiato Ctesifonte ed ora sono a Seleucia. Un ausiliario germano, Bendix, riflette sulla superbia dei Romani, che sfruttano la combattività di quelli che chiamano barbari, ma ne disprezzano le origini non latine. Eppure, i Sugambri, la popolazione da cui proviene, sono in pace con Roma dai tempi di Cesare e ammirano la grande civiltà dell’Urbe, tanto che i genitori hanno dato nomi latini, Tito e Magnus, ai compagni inseparabili con i quali si è arruolato nella I Coorte Sugambrorum Veterana Equitata.
Facendo leva sulla scorrevolezza stilistica e la competenza militare che abbiamo sempre apprezzato, Frediani descrive i combattimenti per entrare nel palazzo reale. Secondo il piano del sempre lucido Tito, l’irruzione è assicurata a colpi di spada dai tre germani, armati alla leggera. Battuti i guerrieri Parti a difesa, un centurione esercita tutta la crudeltà possibile per farsi indicare l’accesso ai sotterranei, dov’è custodito il tesoro. Vi trovano anche la figlia del re e le schiave che l’accudiscono, tre sorelle armene. Con orrore, i Romani notano che la principessa ha il volto deturpato da una specie di lebbra, ancora più ripugnante. La ragazza è uccisa da un legionario, spaventato per essere stato sfiorato. Alle giovani ancelle toccherebbe la stessa sorte, ma Bendix le difende e sono assegnate ai germani, come parte del loro bottino.
Si chiamano Taline, Lucine e Yeva. Non conoscendo ancora i nomi dei tre salvatori, li inquadrano secondo il loro aspetto e carattere: il Bello (Bendix), il Grosso (Magnus), l’intelligente (Tito). I ragazzi liberano le ex schiave, ma queste sanno che non avrebbero vita facile senza protezione e la chiedono ai tre, per tornare in Armenia al seguito dell’esercito romano. Ma il generale Cassio ha deciso di penetrare in direzione opposta, ancora più ad Oriente, verso Raga, la terza capitale del re dei Parti, Vologese.
La spedizione è però minacciata dalla diffusione del morbo contratto dal legionario sfiorato dalla principessa. Una malattia estremamente contagiosa: vomito, febbre, dissenteria, poi sul volto appaiono delle pustole. Se non si aprono, finiscono per seccarsi, lasciando il volto sfigurato ma il corpo vivo. Se invece si rompono ed emettono una materia viscida, è la morte. Anche i compagni con cui il legionario manteneva rapporti stretti manifestano gli stessi sintomi.
La Legione si ribella, vuole che le tre armene vengano eliminate, perché portatrici del contagio, ma i comandanti le tutelano, su suggerimento di Tito, perché non avendo contratto la malattia possono essere una risorsa per affrontarla e in quanto immuni possono dare una mano come infermiere nel valetudinarium.
L’arrivo del legato Avidio Cassio riporta l’ordine e dà luogo alla decimatio, l’esecuzione di alcuni soldati scelti a caso, per mettere a tacere gli altri in rivolta. Decimazione e palo, insieme alle altre misure di disciplina e di pena, sono illustrate alla grande da Frediani, nella loro brutale inesorabilità.
Ma Cassio, oltre che un valido condottiero, è un uomo ambizioso. Fin troppo...
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