I ragazzi della Nickel
- Autore: Colson Whitehead
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2019
Se con La ferrovia sotterranea (SUR, 2017, traduzione di Martina Testa), vincitore di un premio Pulitzer e di un National Book Award, Colson Whitehead costruiva un romanzo intessuto di fantastico, che rendeva letterale la metafora di una ferrovia introvabile pronta a far scappare i neri dalle piantagioni, con I ragazzi della Nickel (Mondadori, 2019, traduzione di Silvia Pareschi) l’autore sceglie di dedicarsi alla realtà e di farlo con prepotenza.
"Anche da morti i ragazzi portavano guai".
Il riformatorio in cui sono ambientate le vicende, la temibile Nickel, si ispira alla Dozier School of Boys in Florida, con i suoi abusi, i suoi misteri, le sue morti insabbiate - la differenza tra seppellire e insabbiare è una delle prime che insegna il romanzo: alcuni corpi possono trovare posto nel cimitero, altri andranno ad aumentare i bitorzoli della "collina degli stivali".
Allo stesso tempo, però, Whitehead trasforma la Nickel nella sineddoche di qualsiasi abuso perpetrato in qualsiasi riformatorio di quello stampo, rendendo evidente il mostro che si nasconde dietro a un’istituzione ciecamente ritenuta stimabile, con la sua festa di Natale dalle mille luci.
Il protagonista del romanzo, Edwood Curtis, vi finisce per un malinteso. È un ragazzo di cui tutti hanno sempre ammirato operosità e intelligenza e che, proprio come il suo idolo Martin Luther King, ha un sogno: studiare per combattere le ingiustizie.
Il giorno in cui il suo sogno dovrebbe finalmente cominciare a realizzarsi, però, sceglie di chiedere un passaggio a un’auto che si rivela rubata e la polizia americana degli anni Sessanta, così come il giudice, non ha alcuna intenzione di credere all’innocenza di un ragazzo nero.
La Nickel, che a primo impatto sembra a Elwood decisamente meno peggio del temibile riformatorio che si aspettava, non ci metterà molto a rivelare le sue misure educative: le lezioni giornaliere sono in realtà una sceneggiata, i lavori manuali continui, la violenza incessante e mostruosa. Ogni azione non ha un premio, piuttosto merita una punizione.
Elwood è sempre rimasto lontano dalla violenza, per indole e per la protezione della nonna con cui è cresciuto, che ne ha accuratamente selezionato le amicizie. È stato picchiato, ma non ferocemente come vengono picchiati i ragazzi alla Nickel. È stato punito ingiustamente, ma non senza comprenderne il motivo.
Con la violenza della Nickel Elwood prova a fare i conti, sviluppando nel corso delle pagine un manuale di sopravvivenza in continua elaborazione. Cerca di quantificarla, per trovare un criterio che associ colpa e punizione, cerca di evitarla e cerca di opporvisi, ma si ritrova ben presto costretto a considerarla come un’entità incomprensibile e insensata e, ancora peggio, intoccabile. Non è possibile tenere il passo con tanta ingiustizia e i ragazzi della Nickel non possono niente contro di essa perché è qualcosa di ulteriore, che li prescinde e li comprende tutti.
"Forse non c’era nessun sistema alla base della violenza, e nessuno, né i sorveglianti né il sorvegliato, sapeva cosa succedeva e perché".
L’unica possibilità di salvarsi è quella di creare un legame: perché i giorni passino e perché ci sia qualcuno pronto ad aiutarti nel momento del bisogno. Così, Elwood fa amicizia con Turner, un randagio al suo secondo periodo in riformatorio, che è riuscito ormai a decifrare gli ingranaggi della Nickel, ricavandone dei privilegi. È, a conti fatti, uno che sa cavarsela.
Colson Whitehead, con il suo stile sempre teso e implacabile, fa di I ragazzi della Nickel il racconto non solo di cosa significa essere un ragazzo della Nickel (o della Dozier o chi per esse), né di cosa significa essere un nero americano negli anni Sessanta, ma anche, e soprattutto, di cosa significa esserlo oggi e quanto la violenza, pur lasciata alle spalle, renda per sempre impossibile il ritorno all’ordinarietà.
"Ma adesso che sono uscito e ritornato dentro, so che qui non c’è niente che cambia le persone. Qui dentro e là fuori è la stessa cosa, solo che qui dentro non si può più fingere".
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