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Recensioni di libri

I lupi di Hitler di Luigi Simeoni

Newton Compton, 2021 – Personaggi forti sullo sfondo di vicende in parte reali. Un thriller storico-esoterico efficace, ben collocato durante l’occupazione nazista nell’Italia centrosettentrionale e ricco d’azione e di movimento.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 23-03-2022
I lupi di Hitler

I lupi di Hitler

  • Autore: Luigi Simeoni
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione: 2021

Millenovecento anni dopo, la corona di Erode il Grande è ancora di una bellezza assoluta, sebbene delle pietre ovali incastonate siano rimasti solo tre opali neri, provenienti quasi certamente dall’Etiopia. Secondo un’antica leggenda, ha il potere di dare o togliere energia agli uomini. Di certo, quell’oggetto di ferro e preziosi ha un valore che supera quello venale per Hans Weissmann, un giovane ufficiale delle SS, il Lupo, come lo hanno soprannominato nell’accademia del Corpo nero, dov’è stato addestrato. I lupi di Hitler è un romanzo di una forza assoluta e di apprezzabile scorrevolezza, nonostante i temi e i tempi ai quali riporta. Prima esperienza narrativa di Luigi Simeoni dopo trent’anni di fumetti, è stato pubblicato a novembre da Newton Compton (2021, 350 pagine).

Bresciano del 1967, specializzato in illustrazione, fumetto e sceneggiatura, Simeoni ha lavorato da disegnatore e caricaturista, vignettista e grafico pubblicitario. Entrato nel giro delle maggiori case editrici italiane di Comics, nel 1995 è diventato una delle firme dei fumetti più famosi di Sergio Bonelli. Confessa d’avere maturato per una decina d’anni questo romanzo d’esordio, accantonato a lungo in attesa del momento giusto per portarlo alla luce. Intanto, dalla storia che aveva in mente ha ricavato nel 2019 una graphic novel, La corsa del lupo, edita sempre da Bonelli.

Settembre 1938: Weissmann è a Firenze, nella Toscana che lo aveva conquistato da studente di materie umanistiche, innamorato della cultura e dell’arte. Poi, la scuola delle SS nel castello di Wewelsburg lo ha trasformato in un monaco guerriero, con le rune sul bavero della divisa nera. Una nuova concezione del potere e del dovere ha stravolto la sua percezione del bene e del male. È il migliore, ma si comporta da solitario, per questo i compagni di corso lo hanno chiamato il Lupo. Gli piace, ha un significato di forza, d’intelligenza, d’istinto. È un buon viatico per entrare nella Sezione cultura e informazione dei Servizi segreti.

In una casa d’aste a Firenze, si bandisce un reperto storico, la corona di Erode, ma solo The Wolf è a conoscenza del grande potere esoterico che Hitler attribuisce alle reliquie cristiane: le considera talismani capaci di difenderlo dai nemici e aiutarlo a espandere nel mondo il dominio del Reich millenario e il suo.
Sei anni dopo, nel 1944, un ricco collezionista ebreo aretino sente stringersi la morsa nazista e chiede rifugio per sé e la propria famiglia a un concorrente svizzero, Marchant, a sua volta avido collezionista d’arte. Il banchiere non nega un aiuto, ma chiede di portare l’intera collezione, con la scusa di metterla al sicuro. Recanati non può che accettare, a malincuore, ma è risoluto a non concedere l’oggetto più prezioso, la corona di ferro con tre opali, appartenuta al sovrano israelita Erode, nel primo secolo. La affida a un orologiaio di Campomediano, Novelli, mettendolo al corrente di quanto appreso: il capo del nazismo attribuisce a quel reperto un potere soprannaturale, non deve finire nelle sue mani.

Anche il Lupo è in Toscana, in un ufficio a Firenze. Ha combattuto sul fronte russo, nei reparti d’assalto delle Waffen SS, un’esperienza durissima. È tornato accompagnato da dicerie esasperate, ma non troppo, sulla sua crudeltà ed ha riportato una ferita parzialmente invalidante. Raggiunto da una salva di colpi di mortaio, ha perso due dita e parte del palmo della mano sinistra. Trasferito dai reparti di prima linea alla Feldgendarmerie, è stato incaricato del coordinamento della polizia militare. Interpreta il ruolo esercitando violenze spietate, ordinando torture, comandando ed eseguendo uccisioni, impegnandosi in azioni nelle quali si comporta da vero lupo, agendo come un animale selvaggio, senza pietà.
Oltre a dedicarsi con zelo al servizio, è spinto da un obiettivo: ritrovare la corona di Erode, che ha visto bandire e finire a carissimo prezzo nella disponibilità di un uomo attempato, corpulento, con le mani strette al pomolo d’argento di un prezioso bastone da passeggio, che sollevava con ostinata cadenza per rilanciare l’offerta nell’asta.

Nell’inverno 1944, il fronte è ancora bloccato a Cassino. Nell’Italia occupata dai tedeschi la resistenza è attiva coraggiosamente da mesi. Anna, la figlia dell’orologiaio Novelli, fa la staffetta per una formazione clandestina ma scampa al rastrellamento, quando la rappresaglia del Lupo si abbatte su Campomediano e sulla popolazione, uomini, donne, vecchi, bambini. Un gruppo di partigiani ha sorpreso ed eliminato una pattuglia in collina. I nazisti hanno l’alibi per colpire con ferocia i civili (dieci italiani per un tedesco) e garantire col terrore la sicurezza nelle retrovie.
Arrivano in paese all’improvviso, senza aspettare il sorgere del sole. Fanno vibrare i vetri oscurati delle case affacciate sulla piazza centrale. Otto caduti in un’imboscata, ottanta italiani da fucilare, due per volta, secondo gli ordini del Lupo.
Accanto a quella feroce dell’ufficiale SS, c’è un’altra aura di violenza nel romanzo, è spettrale, soprannaturale: li ha portati qui la corona, dice Novelli alla figlia, “li usa per arrivare fino a Berlino”.
A fine estate 1944 il fronte sale oltre Firenze, il Lupo si allontana, Anna lo segue. La rossa cerca vendetta e vuole la corona.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I lupi di Hitler

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