Hitler
- Autore: Giuseppe Genna
- Casa editrice: Mondadori
Difficile parlare di questo libro, una biografia ma anche molto di più. La diabolica figura del lupo mitologico, Fenrir, viene accostata dall’inizio alla fine di questa narrazione a quella di Adolf Hitler. Lo seguiamo fin dalla nascita e lo accompagnamo oltre la morte. Le notizie che apprendiamo durante la lunga, talvolta faticosa lettura, aggiungono particolari spaventosi a quello che tutti pensavamo di sapere già. Hitler viene raccontato soprattutto attraverso la sua malata fisicità: i suoi disturbi alleviati da un ciarlatano, Morrell, che si spaccia per medico e che forse ne accelera l’invecchiamento e la follia, ci danno la misura di come l’intera storia dell’Europa della prima metà del secolo scorso sia stata condizionata da un non uomo, da un essere vittima di una psicologia tarata da incubi ricorrenti, da fobie e ossessioni mai lenite. I suoi rapporti impossibili con le donne, la sua incapacità di sentimento e i suoi impulsi viscerali contro tutto ciò che era impuro lo porteranno alla catastrofe di sè, del suo popolo, ma soprattutto degli ebrei, "vermi da eliminare" a tutti i costi, in qualunque luogo, per l’eternità: in questo si riassumeva il suo sogno di un reich millenario, nel sogno dell’estinzione di un’intera razza, di cui il mondo per secoli lo avrebbe ringraziato. Lo scrittore introduce spunti di riflessione, immagini e flash del tutto inediti: ecco allora le Olimpiadi di Berlino del 1936, dove Jesse Owens, il miracoloso atleta nero, riceve la stretta di mano di un furente Hitler, ma non quella di Roosvelt, che lascia lo stadio prima della premiazione per non deludere i suoi elettori segregazionisti; ecco Henry Ford, prodigo di finanziamenti per l’amico Adolf con cui simpatizza; e ancora Hitler ed Eva Braun che siedono a godersi i film d’animazione del mitico Walt Disney, che il dittatore vorrebbe assoldare per la sua propaganda. Tutti i personaggi principali e le più importanti pagine di storia scorrono nel libro: Guernica, Coventry, El Alamenin, Dresda, Auschwitz e Stalingrado ci ricordano pagine terribili, mai abbastanza ricordate, della nostra storia recente. Lo scrittore ammonisce, predica, spaventa, esorta i lettori a non dimenticare, mai, quello che è stato. La narrazione è piena di sudore, di sangue, di ferite, di dolore, di fame, di gelo, di follia, di ossessioni, di morte. Lo stile è composito, sorprendente. Il linguaggio è spesso cronachistico, distaccato, altre volte affabulatorio, didascalico o improvvisamente ricco di suspence, quasi a fingere un thriller il cui finale, però, è tragicamente noto.
Hitler
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