Gli innamorati
- Autore: Carlo Goldoni
- Genere: Classici
Risale al 1758 questa graziosa commedia di Carlo Goldoni, divisa in tre atti.
I protagonisti sono due giovani innamorati, Eugenia e Fulgenzio, ma forse la vera protagonista è la gelosia, in particolare quella di Eugenia nei confronti di Fulgenzio. Il fratello di Fulgenzio è partito e ha affidato alle sue cure la moglie Clorinda, con la quale Eugenia teme che abbia una relazione. Ne segue quindi un grosso litigio e per una sorta di vendetta Eugenia si fidanza con un uomo che non ama minimamente, Roberto, un conte.
Il fratello torna e di conseguenza Fulgenzio non deve più occuparsi di Clorinda e lo comunica ad Eugenia. La donna capisce solo ora lo strano comportamento del suo fidanzato e diviene preda di un rammaricato rimorso. Ma il lieto fine e’ dietro l’angolo. Entra in scena Flaminia, sorella di Eugenia, che convince il conte Roberto a rinunciare ad Eugenia, svelando che l’amore di lei è solo una vendetta per un temuto tradimento.
Di seguito riporto la gioiosa chiusa di Eugenia che conclude la commedia.
"Caro sposo, finalmente siete mio, vostra sono. Oh quante stravaganze prodotte furono dal nostro amore! Vicendevoli sono state le nostre gelosie, i nostri affanni, le nostre pene. Chi potrà dire che non fummo noi, e che non siamo tuttavia Innamorati? Oh quanti si saranno specchiati in noi! Deh quelli almeno, che si trovassero nel caso nostro, alzin le mani, ed applaudiscano alle nostre consolazioni."
Bella, divertente e anche romantica!
Gli innamorati
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Composta nel 1759 per il Teatro San Luca dell’impresario Vendramin, “Gl’innamorati” faceva parte del progetto goldoniano delle “Nove Muse”: una serie di nove commedie in versi, ciascuna legata in qualche modo a una diversa divinità della schiera di Apollo. In questo caso, la musa di riferimento era Erato, rappresentante l’elegia. In realtà, solo una parte del progetto fu effettivamente portata a termine: a oggi ci restano sette commedie, mentre le ultime due non hanno lasciato traccia, forse perdute o addirittura mai scritte. Le sette commedie, inoltre, hanno avuto fortune incostanti, e non vengono mai citate fra i capolavori del Maestro: si tratta di “Gli amori di Alessandro Magno”, “La scuola di ballo”, “Artemisia”, “L’impresario delle Smirne”, “Enea nel Lazio” e “Zoroastro”, oltre, ovviamente, a quella di cui si parla. “Gl’innamorati” è considerata “uno degli esempi più originali del realismo goldoniano”, e a buona ragione, in quanto, nella migliore tradizione della sua riforma, Goldoni trasse ispirazione per la sua composizione da persone reali: stavolta, però, i modelli sembrano non essere stati gli attori della sua compagnia, ma l’abate Pietro Poloni, che lo aveva ospitato a Roma durante i primi mesi dello stesso anno, la figlia Maddalena e il di lei fidanzato Bartolomeo Pinto.
Si può con certezza dire che Fabrizio, il pater familias ossessionato dal piacere dell’ospitalità e dal buon cibo da preparare con cura e far servire in tavola per i suoi preziosi commensali, sia un preciso ritratto del suddetto benefattore, del quale si trova nei mémoirs una descrizione esilarante e un pochetto inquietante. Dopotutto, Fabrizio è comunque un uomo di buon cuore, persino un poco infantile, che costruisce intorno a sé un mondo in cui tutti possano essere ospiti graditi e felici. Flamminia, sua figlia maggiore, è la dolcezza fatta persona: giovane vedova, tutto ciò che desidera è la felicità degli altri, e soprattutto di sua sorella Eugenia. Costei è fidanzata con Fulgenzio, ma rischia di distruggere il loro rapporto con la sua terribile gelosia. I due innamorati non possono stare insieme cinque minuti senza iniziare a litigare furiosamente, e da qualche tempo la situazione è peggiorata a causa di Clorinda, cognata di Fulgenzio. In realtà la donna gli è stata affidata dallo stesso fratello, partito per un viaggio di lavoro, per non lasciarla sola e indifesa; Eugenia, però, non può impedirsi di sospettare una relazione fra i due cognati. Il vero terzo incomodo della coppia è però il conte Roberto d’Otricoli, che sposerebbe volentieri Eugenia, oltretutto risollevando così le sorti economiche della famiglia. Eugenia dapprima lo rifiuta, ma poi, accecata dalla gelosia, lo accetta. Quando, però, Fulgenzio le annuncia il ritorno del fratello e la fine dell’impegno riguardante la cognata, è Flamminia che risolve la situazione spiegando tutto a Roberto. Lieto fine assicurato, ma la commedia ha una trama molto esile, e i continui litigi dei due innamorati tendono a diventare pesanti: non è lo scritto più riuscito di Goldoni.