Genitori cercasi di Andrea Vitali

C’è un elemento di immaginazione nell’ultimo romanzo di Andrea Vitali, Genitori cercasi (Einaudi, 2023), che permette all’autore di nascondere la profondità dell’argomento trattato sotto uno strato di leggerezza: la difficoltà dell’essere genitori considerata dal punto di vista di un figlio che non ha mai ricevuto le cure necessarie ed è stato trascurato a tal punto da diventare invisibile. 

Nel prologo veniamo a sapere che i due genitori di Velarus — questo è l’assurdo nome scelto senza un motivo particolare dalla madre — vivono agli angoli delle strade con la mano tesa a chiedere la carità e a litigare, insultarsi, incolparsi a vicenda per la vita che conducono.
Ma non è sempre stato così.
Il padre era un uomo d’affari al quale venne fatto notare che era ora di mettere su famiglia, prima di diventare troppo vecchio. Stabilì allora che anche il matrimonio doveva essere un affare e che, per la stessa logica, la futura moglie doveva essere una donna d’affari.
Le loro strade si incrociarono grazie a un affare e si ritrovarono tempo dopo per via di un cellulare dimenticato da lei su un taxi.
Quando Velarus nacque, non fu messo tra le braccia della madre — che era già andata via dall’ospedale —, mentre il padre, sempre difficilmente rintracciabile, seppe della sua nascita per telefono. Il neonato venne affidato a gente di passaggio — una baby sitter distratta, un maestro, un taxista e la moglie infermiera: iniziò così il processo che avrebbe condotto Velarus alla condizione di invisibilità in cui si trova tutt’ora.

Ma due genitori dediti agli affari non possono non fiutare le immense possibilità insite in questa situazione: perché non mettere in vendita all’asta il figlio dalle caratteristiche così peculiari? Il quale, per altro, viene a sapere che il mondo è pieno di invisibili. Uno di loro, Belarus, lo avvicina e lo prega di attenersi ad alcune fondamentali regole: non avere più contatti con il mondo dei visibili, mettere a frutto la propria invisibilità e guardarli vivere le loro vite affannate senza il peso di doverne fare parte. Non prima, però, di togliersi qualche soddisfazione nei confronti dei genitori.

Questa coppia caricaturale, questa famiglia disfunzionale del tutto nuova, in cui manca l’interazione tra i genitori e il bambino, annettendo con la massima naturalezza alla sfera dell’esperienza comune eventi a dir poco strani e sorprendenti, offre l’occasione di analizzare il legame speciale fra genitori e figli e, più in generale, fra esseri umani: mancanza di amore e di cure, amoralità, precarietà, egoismo…

Proprio come succede in certe fiabe — antiche o moderne non fa differenza —dove a volte il lieto fine non c’è, le situazioni paradossali, i dialoghi rapidi e incisivi, spesso surreali, la creatività linguistica e l’umorismo amaro di questo romanzo permettono di guardare al mondo con occhi nuovi e di intravedere la realtà, spesso così problematica, difficile e conflittuale, nella sua essenza.