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Recensioni di libri

G. Vi racconto Gaber di Sandro Luporini

Mondadori, 2013 - Se proprio dovete scegliere tra i diversi libri in circolazione su Gaber, vi conviene puntare su questo “G.”, non fosse altro che per il fatto che aneddoti e idee sono di prima mano e le interpretazioni, dunque, per nulla arbitrarie.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 24-04-2013

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G. Vi racconto Gaber

G. Vi racconto Gaber

  • Autore: Sandro Luporini
  • Genere: Musica
  • Casa editrice: Mondadori
  • Anno di pubblicazione: 2013

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La G di Gaber è come la Z di Zorro: un logo che trafigge la memoria collettiva, incide, evoca e lascia il segno. G come Gaber ma anche come Signor G.: il borghese piccolo piccolo, l’anti-eroe (l’anti-italiano), che ha dato la stura al Teatro-Canzone, ecocardiogramma di una Nazione al tempo dei polli di allevamento, delle libertà obbligatorie, degli anni affollati, prima; in quello dell’estinzione su larga scala del pensiero (“E pensare che c’era il pensiero”), della resa dei conti collettiva (“La mia generazione ha perso”), dell’abiura dolorosa (“Io non mi sento italiano”), poi.

Una G puntata, in grassetto rosso, emerge dal bianco latte della copertina di un libro voluminoso (oltre 300 pagine, fitte), che racconta di Gaber e del tanto di ciò che gli ha gravitato attorno. E’ il “memoriale” con cui Sandro Luporini decide di rompere il silenzio, sgombrare il campo dagli equivoci, forse anche metabolizzare definitivamente il lutto, ristringere i fili della memoria, dire (finalmente) la sua, su un sodalizio autoriale durato oltre trent’anni (“G. Vi racconto Gaber”, Mondadori, 2013).

L’amarcord è affidato alla doviziosa curatela del nipote Roberto Luporini e si pone come un evento stra-ordinario, quasi come il passaggio della cometa nel cielo di Betlemme, duemila e rotti anni fa. Riesce a far breccia, infatti, sull’atavica, probabilmente congenita, sicuramente leggendaria, ritrosia luporiniana. Non ne eravate al corrente? Leggete l’accenno alla genesi del libro secondo Roberto Luporini:

‘Non contate su di me’. Sandro, sulla porta di casa tu non hai scritto il tuo cognome che è uguale al mio, ma un’inappellabile dichiarazione di assenza. Venendo a chiederti, per conto della Fondazione Gaber, di scrivere un libro sulla tua lunga collaborazione con Giorgio, conoscevo la tua risposta. Era già scritta fuori dalla porta. Perché mai, dopo tanto silenzio, avresti dovuto parlare di voi?

Se non proprio per cuori impavidi, un’impresa per diplomatici esperti, con bersaglio - malgrado le premesse - centrato in pieno (anche i misantropi hanno un’anima), se è vero com’è vero che “G.” risulta quanto di più prossimo possa esserci all’ultima parola su Giorgio Gaber. Vi sembrano frasi fatte? Leggere per credere: l’ideazione (il senso ultimo) di tutti gli spettacoli firmati Gaber-Luporini è enucleata in dettaglio, con il corredo inedito dei dubbi, delle riflessioni, delle sigarette, delle insofferenze, degli slanci, delle delusioni, a volte dei “casi fortuiti”, che ne sono stati alla base.
Di esclusivo interesse ho trovato, per esempio, il disvelamento luporiniano di alcuni fraintesi interpretativi, come nel caso della celeberrima “La libertà”, chiarito tra le pagine 49 e 51 del libro. Sintetizzo:

“C’è stato un momento in cui eravamo quasi nauseati da questa canzone. Non tanto per i contenuti, quanto per l’uso che, indipendentemente dalla nostra volontà, ne era stato fatto. Pensa che persino il Partito Socialista la utilizzò durante una campagna elettorale. Il verso ‘libertà è partecipazione’, che come sintesi è efficacissima, aveva subito una sempre più grave distorsione rispetto alle nostre intenzioni originali (…) Per farti capire quanto siamo stati fraintesi ti cito il finale dello spettacolo. ‘La nostra libertà di parola è la misura della loro potenza. No, voglio dire che ti lasciano il tuo spazio libero, quello che chiamiamo libertà. Ma con questo spazio tu non hai nessuna partecipazione, o meglio, nessuna incidenza, nel senso che non hai nessuna possibilità di sovvertire o di modificare qualcosa’. Ti sembra che questo voglia dire andate a votare e partecipate alla democrazia?”

Tra le righe, ma senza pruriginose invasioni di campo nel privato, affiorano, giocoforza, anche gli aspetti più "umani" di Giorgio Gaber, collocati molto al di qua dell’agiografia, persino al cospetto delle sue sublimi anomalie di artista a tempo pieno, sempre al lavoro, anche quando non si vedeva, persino al mare, quando gli capitava di andarci con le Clark ai piedi.

In ultima analisi, se proprio dovete scegliere tra i diversi libri in circolazione su Gaber, vi conviene puntare su questo “G.”, non fosse altro che per il fatto che aneddoti e idee sono di prima mano e le interpretazioni, dunque, per nulla arbitrarie.

G. Vi racconto Gaber

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: G. Vi racconto Gaber

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