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Recensioni di libri

Esperia, la fuga di Enrico Zini

Tabula Fati, 2018 - Una saga epica, coinvolgente. Secondo romanzo della trilogia delle Hamaxhoni, semidee guerriere di migliaia di anni fa. Altri personaggi moltiplicano le dinamiche e le relazioni in un romanzo corale e avventuroso.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 14-11-2022
Esperia, la fuga

Esperia, la fuga

  • Autore: Enrico Zini
  • Genere: Fantasy
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2018

Sono semidee, figlie della grande sacerdotessa Shana e del dio della guerra Antheros. Sono le seicento “Hamaxhoni”, fiere nel portamento e sicure di sé, temibili con le armi e letali in combattimento, nate già ventenni migliaia di anni fa e ognuna diversa dall’altra per etnia, colore della pelle, altezza, occhi e capelli. Popolano le avventure del ciclo dedicato loro dallo scrittore pisano di narrativa fantasy Enrico Zini.

Con Esperia, la fuga (Edizioni Tabula Fati, Chieti, 2018, 157 pagine), la trilogia delle Cronache Hamaxhoni è al secondo episodio. Segue il romanzo iniziale della saga, Esperia, la rivolta, finalista al Premio Vegetti l’anno dopo essere apparso nel 2017 per i tipi della casa editrice chietina.

Ad Espera, il popolo di colore degli Afri è oppresso dagli invasori Atlantidei, che ogni anno consumano un rito crudele omicida: la Caccia all’etnia sottomessa. L’isola di Espera (Esperia è la capitale) è al centro del Lago Tritonide, lungo le catene dell’Atlante, in un mondo ancestrale immaginario, ma ispirato all’autore dalla storia del Mediterraneo antico e dei popoli originari del bacino dov’è nata la civiltà occidentale.
Shana, sacerdotessa della Grande Madre e il gigante afro Mhemba sono diventati il riferimento di una rivolta, guidata dalle Hamaxhoni, che amano chiamarsi Shanharie, giovani guerriere generate dall’unione col dio e partorite già adulte.

Il capo dei dominatori Awras, governatore di Menè, vuole sterminare i ribelli, scontrandosi con l’opposizione della moglie, Hermia, contraria ai suoi metodi feroci. Una parte della guarnigione atlantidea la sostiene, ma i dissidenti sono sconfitti nel primo romanzo. Gli dei però fanno in modo che gli oppressori siano costretti alla fuga.
Awras architetta la rivincita e ricatta Shana, minacciando di uccidere tutti i cittadini di Menè, imparentati con gli Afri, anche donne e bambini. È allora che sono venute alla luce le Hamaxhoni, sorprendentemente tante, adulte, bellissime. Le Sorelle eleggono loro capo la capacissima Mirina, costituiscono un esercito e addestrano gli Afri a prepararsi alla prossima Caccia. Una, Rudiana, somiglia alla moglie di Mhemba uccisa dal governatore e il colosso si lega alla giovane guerriera.
La sacerdotessa organizza segretamente la rivolta, incitando gli oppressi di città in città, ma è comunque costretta a lasciare degli ostaggi ad Awras, tra i quali Zena, la figlia di Mhemba.

Nel giorno della Caccia, Awras viene sorpreso e ucciso da un’altra amazzone, Pitane. Travestite da Atlantidei, le Sorelle penetrano in città per liberare i prigionieri. Hermia riesce a fuggire con i due figli, aiutata dall’amante Baldax, comandante della guarnigione.
Shana fa bruciare simbolicamente gli strumenti di tortura di Awras e le sue figlie si dividono per diffondere la ribellione: Pitane si dirige a sud, Mirina a nord.

Ad Asghar gli insorti sembrano avere la meglio facilmente, costringono gli ultimi Atlantidei ad asserragliarsi nell’Acropoli, ma quando Mitilena decide di sferrare l’ultimo assalto, gran parte delle sue forze afre sono sparpagliate in città per sete di bottino e di vendetta. Il corpo scelto dei Dorifori sferra una controffensiva trovando davanti soltanto le Sorelle e pochi fedeli rimasti con Kya. È una donna Afra, che Mitilena ha salvati dai guerrieri che volevano stuprarla, dopo averle ucciso il compagno. Addestrata, è diventata una valida combattente e le Hamaxhoni la privilegiano apertamente, ma questo provoca gelosie, soprattutto tra i maschi.

I romanzi di Enrico Zini descrivono combattimenti all’ultimo sangue, violenze tentate e riuscite, rivolte, tradimenti. Sentimenti contrastanti si agitano in un mondo di valori in equilibro tra quelli nobili e senza tempo delle amazzoni - che potremmo dire “cavallereschi” - e i più abietti e indicibili dei maschi, come si è visto. Eppure, l’amore gioca un ruolo che cerca di prevalere sulla dura legge delle armi: lo dimostra l’affetto di Shana e delle mamme verso i propri figli. E ci si batte per la libertà, contro la schiavitù, per un futuro che non dipenda dalla volontà crudele di altri.

La parte meridionale di Espera è finalmente riscattata dal valore delle guerriere, ma il disordine degli Afri dispersi a razziare è costato l’incendio del palazzo di Asgalan, dove Shana è purtroppo scomparsa.

L’abstract del romanzo rivela una realtà sconvolgente: le figlie attorno a Mirina guardano smarrite il corpo carbonizzato della sacerdotessa, estratto dalle macerie.
Private ora della moderazione della madre, che esercitava anche un pacato controllo sugli Afri, le semidee Hamaxhoni non hanno un buon feeling con il popolo che ha causato avventatamente la morte della genitrice. Anche le coppie che sembravano più inseparabili (Mhemba e Rudiana, Mitilena e Kya) dimostrano qualche crepa. E gli Atlantidei non staranno certo a guardare. La loro brama di riscossa è indomabile. Minacciano di sconfiggere la ribellione e di far tornare sull’isola un regime crudele di terrore.

Altri personaggi interverranno a moltiplicare le dinamiche e le relazioni in un romanzo sempre corale. Una saga avventurosa, epica e coinvolgente.

Esperia, la fuga

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Esperia, la fuga

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