Diario di un dolore
- Autore: C.S. Lewis
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Adelphi
Tutti conosciamo Clive Staples Lewis per Le cronache di Narnia e per la sua amicizia decennale con Tolkien. Insegnante di inglese, due anni prima di morire scrisse sotto pseudonimo questo diario che vede come protagonista assoluta la moglie, che nel diario chiama H.
Una malattia che colpisce la donna e via: resti solo senza appoggi, i figli vanno preservati, perché soffrono per la perdita di una madre, C.S.Lewis tiene lontano tutto, ma intanto strilla "torna, torna" quando rimane solo.
Non ha voglia più di niente, c’è questa assenza visiva, i morti cari diventano sfocati, cose che non succede con parenti e amici.
Lo scrittore, facendo la colazione nel modo solito, si accorge che dall’altra parte non c’è nessuno perché non ci sono rumori, né caffè versato. Non c’è nessuno, nemmeno al telefono, né più il rumore della doccia.
Anche il rapporto con Dio diviene allucinante quando ci si definisce credenti; lo scrittore arriva a dire:
"Abbiamo Cristo. Ma se si fosse sbagliato? Tra le sue ultime parole ce ne sono alcune il cui significato potrebbe essere chiarissimo: aveva scoperto che l’Essere da Lui chiamato Padre era orribilmente e infinitamente diverso da quello che Lui aveva creduto. La trappola, preparata da tempo con tanta cura e tanta sottile astuzia, scattò infine sulla croce. L’infame beffa era riuscita".
Nessuna preghiera: lo scrittore sembra impazzito e tornano guizzi di ateismo giovanile quando l’uomo non credeva a niente.
Quando si calma si chiede perché trovi pace a pregare i suoi morti e invece con sua moglie non gli riesce. Il dolore spezza frasi, catene, lo scrittore vive una libertà sconfinata, potrebbe mangiare a qualsiasi ora, chiamare gli amici alle quattro di mattina. Non c’è traccia di compiacimento o di compatimento nel dolore dell’autore che poi un po’ si calma, perché, banalmente, in modo trito e noioso, per superare il lutto ci vuole Tempo.
Quando non c’è più qualcuno che abbiamo amato ci vuole tempo. Semplice, terribile.
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